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5/10

Blue Water White Death

Blue Water White Death

Di mettere assieme Jamie Stewart (Xiu Xiu) e Jonathan Meiburg (Shearwater, prima Okkervil River) per vedere cosa ne usciva, a me, onestamente, non sarebbe mai venuto in mente. È venuto in mente a loro, e tanto basti. L’esito sono le otto canzoni di questo disco pubblicato sotto il nome Blue Water White Death. E non è, a dire il vero, un gran sentire.

Meiburg ci mette la sua voce di dolci e introversi arabeschi, Stewart la sua paranoia, sfondi di schizzi disturbanti e interferenze mattoidi da elettroshock. Poco altro: una chitarra acustica che arpeggia, synth che distribuiscono effetti inquietanti, caos scombinato (“This Is The Scrunchyface Of My Dreams”). Degli Xiu Xiu rimane l’attitudine putrescente, degli Shearwater qualche passaggio elegiaco e scheletrico periodo-“Palo Santo”: “Song For The Greater Jihad” sembra un outtake da quel disco, se non fosse per alcuni intrusioni di Stewart. Una chitarra sventrata, uno stridore sofferto che sembra mimare movimenti peristaltici da gastroenterite virulenta (3’15’’: che è?). Gratuità.

Il resto del disco si stabilizza su registri di folk sperimentale e ‘hauntologico’ convincente solo a tratti. Dopo la lugubre ninna nanna di “Grunt Tube” (canta Stewart), i brani cedono verso uno svaccamento avant-cazzeggio un po’ vacuo, in cui le melodie celestiali di Meiburg mal si coniugano con gli arrangiamenti claustrofobici e maleodoranti (“Nerd Future” sa si marcio,  “The End Of Sex” è una tregua inconcludente). Non va meglio a ruoli invertiti: mettendo sotto a uno Stewart sonnecchioso un canto indigeno pescato probabilmente durante i suoi viaggi nelle isole più sperdute del mondo, Meiburg non gli fa un gran favore (noia!).

Riscattano la briga dello split di questa strana coppia i due pezzi finali: “Gall” (voce di Meiburg + piano e ricami fetidi del solito Stewart disturbatore) ha un suo fascino funereo, mentre “Rendering The Juggalos”, in cui i due ‘cantano’ assieme quasi sottovoce, muovendosi tra arpeggi da antica sonata, rumorismi vari e tastiere gotiche, fa presumere che qualcosa di meglio, nel complesso, ne sarebbe potuto uscire. Ma non, poi, così tanto.

Il teorema è semplice: far giocare assieme due fuoriclasse non sempre funziona. Il disco è per chi ha bisogno della dimostrazione.

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