R Recensione

8/10

Va

Cris Et Chuchotements

Una compilation che prende il titolo da un film del maestro Bergman è già degna di attenzione. Se poi mettiamo sul piatto il fatto che raggruppa una folta rappresentanza della miglior scena avant-folk sperimentale mondiale, beh il rischio di considerarla una delle migliori dell’anno appena trascorso è grosso. Se infine ad aprirla c’è uno dei segreti meglio custoditi del panorama musicale italiano, ovvero Valerio Cosi, quel rischio diviene una certezza.

Primo parto di una minuscola etichetta francese, Cris Et Chuchotements, (Sussurri e Grida, per chi fosse digiuno dell’idioma franco, era il titolo italiano del film di Bergman), raggruppa fino al massimo della capienza del cd 14 gruppi o musicisti identificabili, chi più, chi meno, in ambiti neo o avant-folk sperimentale. La qualità è decisamente alta, sfiorando in alcuni casi l’eccellenza, e sin dal packaging si può comprendere la passione di una etichetta piccola ma agguerrita.

Ad aprire le danze è, come detto, il nostro Valerio Cosi col maestoso crescendo raga di Music For Flying Carpets; un pezzo che dimostra – soprattutto ai nostri ciechi connazionali – la statura internazionale e ultragenere del ventenne tarantino. A seguire scorrono alcuni dei campioni del sottobosco mondiale: dai sette minuti di devastante drone-folk messo in scena dai Black Forest/Black Sea a White Rainbow, il cui Prism Of Eternal Now su Kranky è stato acclamato un po’ ovunque, e che qui con Gentle Now Vapor: Ehha spazza via tutti i dubbi sulle sue capacità trance-inducing.

Il frastagliato folk-noise dell’accoppiata Alligator Crystal Moth (a.k.a. Brad Rose della Digitalis Industries) & Taiga Remains – che negli 8 minuti di Terra Amata Part I smuovono maremoti di suoni e rumori – ben si sposa con la sussurrata Plavaal di Enfer Boreal, moniker sotto il quale si nasconde Maxime Primault, padrone di casa e gran cerimoniere della compilation.

Insomma, una compilation che va ad indagare in tutti gli interstizi di un suono mai troppo abusato e sempre capace di liete sorprese e che ci fa sperare in nuove, future pubblicazioni da parte della Crier Dans Le Musées! Ottima, davvero.

V Voti

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C Commenti

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Alessandro Pascale alle 10:16 del 20 febbraio 2008 ha scritto:

mamma mia

io mi aspettavo di trovarmi un disco di giovani artisti alt-folk classico, ma cose folk alla nick drake (per dirne uno) e non questa roba. Qua più che di folk mi sembra che siamo in piana avanguardia, tra ambient (soprattutto) e scorze jazz e noise. La qual cosa francamente non mi esalta particolarmente, per cui per adesso evito di dare voti dato che urge un riascolto

rubens alle 11:21 del 20 febbraio 2008 ha scritto:

RE: mamma mia

Eheh, attenzione: avant folk e folk tradizionale sono due cose ben diverse

Se consideriamo come avant folk dischi come quelli della Newsom o degli Animal Collective o ancora le varie derive ambient, beh, dubito che possano matematicamente piacere ai fan di Drake o di Dylan

Insomma, peasy, non sei abbastanza avant (come dire, sul folk sei un pò indietr )

p.s.

Scherzo

Alessandro Pascale alle 12:06 del 20 febbraio 2008 ha scritto:

si certo so bene che avant folk prevede un certo tipo di contaminazioni ma francamente dovrebbe pur sempre rimanere qualche traccia di folk... Poi vabbè io speravo di trovare per l'appunto cose più sul classico con qualche contaminazione freak, noise o rock ma ripeto, non solo non ho trovato niente di tutto ciò ma di folk non ne ho proprio trovato traccia...piuttosto mooolto ambient, quello sì. E mooolta avantguarde anche. Poi magari ho sentito male perchè in effetti un ascolto solo non è il massimo per recepire appieno un disco (d'altronde sempre tanta di quella roba da sentire uff!)