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R Recensione

7/10

Area

Live 2012

Gli Area non sono mai stati un gruppo che le cose le hanno mandate a dire: negli Anni Settanta, hanno sempre avuto il coraggio di mettere nelle posizioni che hanno preso, faccia, nome e arte, cercando una coerenza che non venisse manipolata. Una coerenza difesa strenuamente, anche prendendo le distanze le altre band alle quali venivano accomunati.  Quasi sempre l’occasione più idonea per manifestare la loro completa aderenza alle idee che dai dischi emergevano sono stati i concerti, a partire dalle scelta dei luoghi e dei festival nei quali rendere “vivo” il loro messaggio.

Credo che in tal senso resti indelebile nella loro memoria la performance tenuta presso l’Ospedale psichiatrico di Trieste nel 1974, fortemente voluto da un certo Professor Basaglia: due “storie” che si incontravano. Portare la musica laddove altrimenti non sarebbe mai entrata.

Tuttavia quando –un paio di anni fa – fu annunciata la reu­nion degli Area (ri­ma­sti), le gambe dei fan debbono aver vacillato non poco: la paura che qual­che fram­men­to del­l'an­ti­co incantesimo potesse, in qual­che modo, esser venuto meno dominava i sentimenti iniziali. Talvolta si vor­reb­be che certi nomi, certi "spi­ri­ti" ri­ma­nes­se­ro le­ga­ti alla sto­ria o forse alla leg­gen­da, senza che il pre­sen­te potesse rubargli anche una briciola di magia. Ma il potere di una mu­si­ca così "alta" una volta rein­car­na­ta si sot­trae a qual­sia­si re­go­la, pre­con­cet­to o con­di­zio­na­men­to. 

Forse non c’è più quella rabbia, quella tensione che una volta animava ogni aspetto che riguardava l’International Pop Group, oppure semplicemente questa non ha più bisogno della stessa ruggente forza prorompente per ribadire ancora quanto il loro orizzonte sonoro è stato radicale, totale.

Ed è per questo che gli Area per tornare ad esistere, non più solo come “anima”, hanno scelto di farlo a partire da un palco, da un tour. Un tour di cui questo “Live 2012” è una testimonianza (abbastanza) fedele.

La mela di Odes­sa, can­ta­ta/recitata da Paolo To­fa­ni, è subito uno dei mo­men­ti  fondamentali di questo documento sonoro: l’interpretazione ironica di Tofani non mira ad alcun confronto con il passato e proprio per questo risulta vincente, convincente.

Maria Pia de Vito è con­vo­ca­ta per pre­sta­re le corde vo­ca­li alle arditezze di Co­me­ta Rossa, qui dal sapore più che mai mediorientale per uno dei brani più rappresentativi degli Area (in aper­tu­ra del cau­sti­co "Cau­tion Ra­dia­tion Area" del 1974).

Irrequietissima l’esecuzione eseguita di Lu­glio Ago­sto Set­tem­bre (Nero), che si avvale di lunga improvvisazione strumentale dal sapore prepotentemente jazz-rock.

Grande riscatto per Nervi Scoperti – dal ca­po­la­vo­ro "Crac!" (1975) –  pre­sen­ta­ta in una ver­sio­ne maiuscola che punta i riflettori su Wal­ter Paoli (chia­ma­to a sostituire il ruolo di drummer che fu del com­pian­to Giu­lio Ca­pioz­zo), protagonista di un assolo vertiginoso. Molto riuscito il medley fra Gerontocrazia – da "Ma­le­det­ti (Mau­di­ts)" del 1976  e L’Elefante Bianco (sempre da  "Crac!") a cui fa da intro una rein­ter­pre­ta­zio­ne, ad opera del piano di Patrizio Fa­ri­sel­li, di una delle me­lo­die più an­ti­che di cui si sia ri­tro­va­ta la par­ti­tu­ra,  trat­ta da un epi­taf­fio su una pie­tra tom­ba­le di Smir­ne: il finale è davvero infuocato. La lunga rivisitazione della title track dall’esordio del 1973 degli Area è un altro momento ruggente di questa reunion che, sebbene radicata nel passato, non ne viole sapere di rimanere lì relegata senza essere anche ferventemente significativa nel presente. Il primo cd si conclude con la bre­vis­si­ma Se­di­men­ta­zio­ni (uno sber­lef­fo di due minuti e mezzo) che ha la par­ti­co­la­ri­tà di in­glo­ba­re al suo in­ter­no, sovrapposte fra loro, por­zio­ni irriconoscibili di tutti i brani degli Area.

Il secondo disco (intitolato “Geometrie”) testimonia quelle parti dei concerti del 2012 nei quali gli Area hanno dato risalto alla loro natura più improvvisativa, essendo composto da assolo e “incontri” (sorta di duetti che hanno il valore di preludi). Ricordiamo che le performance venivano aperte da solo Paolo To­fa­ni che ha esposto ed espresso i frut­ti del suo gi­ro­va­ga­re fra cul­tu­re e tec­no­lo­gie, im­brac­cian­do una “Tri­can­ta­ Vee­na” (stru­men­to se­mi-acu­sti­co di ra­di­ce in­dia­na ma rea­liz­za­to da mae­stri liu­tai di Cre­mo­na) e ma­no­vran­do un lap­top: da que­ste con­giun­zio­ni spa­zio-tem­po­ra­li, fra pas­sa­to an­ti­chis­si­mo e fu­tu­ro re­mo­to, To­fa­ni ese­gue dei voli pin­da­ri­ci fra man­tra so­no­ri e pul­sio­ni Ko­smi­sche Muzik: questi suoi excursus sono qui riassunti nella Tricanta Veena Suite.

Certo tutti i pezzi che compongono “Geometrie” non hanno il valore di autentici inediti e vanno presi per quelli che sono: sperimentazioni, divagazioni, digressioni. Fra tutte colpisce l’emozione che solca l’assolo di piano di Fariselli (qui intitolato Canzone di Seikilos), che in qualche modo si sviluppa lungo le coordinate di Keith Jarrett. Difficilmente gli acquirenti di questo disco indugeranno molto in questo “bonus disc”.

Motivo in più per dispiacersi della mancata inclusione di Gioia e ri­vo­lu­zio­ne, che durante il tour veniva gioiosamente (e senza alcuna presunzione) interpretata da Tofani.

 

Certo vedere Ares Tavolazzi, Patrizio Fariselli e Paolo Tofani divertirsi festosamente come adolescenti su un palco oppure nello scatto che li ritrae nella copertina di questo “Live 2012” è un autentico spasso. Ma la mazza-fionda che impugna Fariselli non smette di essere un simbolo del fermento che ha innervato la loro musica. Forse quest’immagine sarebbe piaciuta a colui che non ho mai citato in questa recensione, a quel “grande assente” che ha reso immortale il grido di una formazione che utilizzava la tecnologia a sua disposizione per dire “altro”, per andare “oltre”, per guardare “indietro” e raccontare altre parti del mondo che prima di essere dei luoghi erano dei popoli.

Prima di parlare di una resurrezione degli Area attendiamo tuttavia di ascoltare qualche nuova composizione che prenda vita non solo per un gioco estemporaneo su di un palco: confidando in ciò, rimandiamo un giudizio definitivo su questa fase nell’esistenza della band, solo quando quel “Chernobyl 7991” (del 1997, anche se quella era tutta un’altra storia) sarà seguito da un successore.

 

Non sembrano solo dei “combattenti pacificati” gli Area del 2012: semmai ricordano da vicino quello che Tiziano Terzani, infaticabile camminatore di geografie politiche e di idee, è divenuto nella sua “tarda giovinezza”, prima di portare “altrove” il suo sempre  infervorato pensare e il suo appassionato agire.

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andy capp 6,5/10

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Utente non più registrato alle 15:33 del 10 dicembre 2012 ha scritto:

Grande Stefano...che emozione riascoltarli e rivederli dal vivo....