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R Recensione

7,5/10

Infidel?/Castro!

Bioentropic Damage Fractal

Scorrendo la lista dei generi su rateyourmusic, si legge di tutto: glitch, noise, experimental, cybergrind (confesso di ignorare totalmente cosa sia, e forse è un bene), post-rock, drone.

La verità è più semplice: gli Infidel? / Castro!, ovvero un duo di pazzi di stanza a Philadelphia, creano musica alienata, cacofonica ed essenzialmente inascoltabile. Per di più si sono scelti un nome che è tutto un programma.

Se vogliamo trovare pietre di paragone, possiamo pensare a dei Royal Trux che suonano Metal Machine Music, dopo essersi innamorati di paesaggi aperti che piacerebbero a un Briano Eno gravemente ammalato. Aggiorniamo il tutto all'era della musica techno, e possiamo prefigurare cosa ci attende al varco.

Un fracasso infernale, in altri termini. Quindi, perché perderci tempo? Ve lo dico subito, malfidenti.

Il problema, anzi l'unico dettaglio che ti impedisce di buttare il disco nel primo cestino disponibile, è che questo rumore ti attrae.

Nell'era dei cyber-tutto e dei computer non deve essere troppo difficile creare musica che allontani e urti l'ascoltatore (in sostanza, un groviglio di rumori e basta): molto difficile rimane però insinuargli in testa sensazioni contrastanti.

Gli Infidel ti disturbano, ma ti impediscono di staccargli la spina. Per qualche oscura ragione, il loro progetto possiede un perché. Ti affascina, ti rapisce, nonostante sia - in alcuni momenti – decisamente brutto (e tale vuole essere; brutto secondo i canoni classici, beninteso: io direi più para-musicale, o a-musicale).

La band appartiene a una mitologia tutta americana, e credo che solo l'America underground, con i suoi eccessi e la sua sfrontatezza, possa partorire realtà come questa.

L'immaginario, però, non è quello tutto marciapiedi e palazzoni sporchi dell'hip hop; siamo lontani anche dai territori dell'hardcore punk e del noise. Io penso più a scenari solitari e inquietanti come quelli dei romanzi di Stephen King.

Derry, la quieta cittadina del pagliaccio It, oppure i travagliati percorsi interiori che lasciano cicatrici profonde dopo “Apt. Pupil”, assaggio di follia e depravazione, resoconto schietto del fascino morboso dell'oscuro.

Qualcosa del genere, insomma. Gli Infidel indagano – parole loro – il processo di bioentropia, il conflitto eterno fra ciò che è vivo e ciò che non lo è, il lento dissolversi del respiro, gli effetti terribili che il tempo può avere su di noi. Lo scopo è mettere in “musica” questo processo.

Quindi accomodatevi pure, sbattete il muso sulle bordate di rumore para-industriale di “Damage Fractal Series I: Intrusive Imagination”. Sette minuti abbondanti per smembrare il concetto di musica progressiva, fra sibili, percussioni elettroniche casuali, assalti sonori orgiastici e incomprensibili. Un processo naturale sezionato e inciso, quasi la ricostruzione in presa diretta di uno scontro senza prigionieri.

Passate poi a “Bedridden”, ovvero la musica ambient, così come l'avrebbe ideata Brian Eno dopo un ricovero forzato in un reparto psichiatrico. Un mantra ripetuto all'infinito ti sfinisce davvero, origina buchi neri, e quando si trasforma in puro rumore alzando i volumi la tentazione di dartela a gambe diventa impellente.

(In) Voluntary Emotional Response” è un collage sonoro che varca i confini del delirio e si pone di fatto oltre il concetto di musica, è il resoconto di notti insonni popolate dai fantasmi, un videogioco zeppo di mostri che prendono vita oltre lo schermo, la somma di errori su errori. Spaventoso e forse talmente estremo che il dubbio ti stiano prendendo per il culo sorge abbastanza spontaneo.

La teoria seconda facciata allenta un momento la presa sulla giugulare e di fatto degenera in un ambient degradato e inquieto (qualcosa a che vedere, forse con William Basinski). Questi brani si spengono e poi rinascono di continuo, caricati di un pathos improbabile eppure tangibile. Il lunghissimo finale, “Temporarily Dissolving Into Plasma During a Moment to One's Self” disegna abissi senza fondo. Il concetto di ripetizione qui è sradicato e spedito in orbita, due-tre note camminano lente e terrificanti dentro un ambiente silenzioso e morente. Devo dire che questo brano ha un impatto anche peggiore delle sceneggiate industriali che lo precedono, perché sembra voler dar voce al silenzio eterno, anche quando inserisce rumori sinistri in sottofondo.

Brutta bestia, gli Infidel? / Castro!. Questa non è musica per sollazzarsi, in alcuni momenti non è neanche musica tout court, ma ecco, credo si tratti comunque di una delle realtà più indecifrabili e coraggiose dell'ultimo decennio. Chi ha sullo stomaco il pelo di Piero Pelù, quindi, si faccia pure avanti.

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Voto degli utenti: 7,5/10 in media su 1 voto.
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C Commenti

Ci sono 2 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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FrancescoB, autore, (ha votato 7,5 questo disco) alle 17:22 del 2 agosto 2013 ha scritto:

Nessuno ha mai provato 'sto disco? Sangue e terrore ma rimane una cosa allucinante, all'epoca se ne parlò parecchio...

gull alle 18:22 del 11 agosto 2013 ha scritto:

Mi è sempre piaciuto molto. Placido e malato in alcuni momenti e poi furioso oltre ogni possibilità in altri. Questo in una sintesi che non gli rende comunque giustizia, in quanto c'è molto altro. Ottimo disco, chiaramente non di facilissima fruizione.