R Recensione

9/10

Sleepytime Gorilla Museum

Of Natural History

Sleepytime Gorilla Museum era il nome di un movimento avanguardistico di matrice dadaista e futurista vissuto in quasi totale anonimato dal 1916 al 1950. Questo strano gruppo nato in California nel 1999 riprende da esso il nome, ma soprattutto riprende da quei movimenti la volontà di distruggere e creare una nuova forma d’arte, in sostituzione di quella esistente, superata.

Perseguono questa loro idea prima con “Grand opening and closing!”, recentemente ristampato, e soprattutto, nel 2004 con “Of natural history”.

Gli SGM si lanciano con quest’ultimo album in un’impresa che parrebbe impossibile, se non del tutto assurda: ricreare il rock, distruggendolo. “Rock against rock”, come scrivono nel sito. E di sicuro, già dal primo ascolto, la parte distruttiva si sente. Non fatevi ingannare dall’opening “A Hymn To The Morning Star”, dove un dolce accompagnamento asseconda un cantato melodico cupo e caldo alla Nick Cave: è dalla successiva “The Donkey-Headed Adversary of Humanity Opens The Discussion” che, come dice il titolo, si apre la loro discussione musicale, e si introduce il primo dei personaggi di questo particolare concept-album in una girandola di ritmi di matrice industrial, dalla spiccata ma peculiarissima concezione prog, accompagnata dal violino pazzo di Carla Kihlstedt (si, è lei che canta in “Phtisis”, non è Bjork) e da vecchi strumenti o altri inventati e realizzati da loro. Si prosegue così, ma senza mai restare fermi ne’ ritornare due volte sullo stesso punto: non mancano ne’ intermezzi melodici (la prima parte di “FC: The Freedom Club”), ne’ delle vere e proprie discese all’inferno (“Gunday’s Child”) in un caleidoscopio di ritmi strampalati, melodie infantili, campionamenti vocali (c’è anche il nostro Marinetti). La sensazione è quella di muoversi in un territorio inesplorato, anche se in più di qualche momento sono evidenti le influenze di Mr. Bungle, Gwar, King Crimson oltre che delle altre esperienze musicali dei membri degli SGM (Thinking Plague, Tin Hat Trio, The Book Of Knots).

Ma la cosa sorprendente non è tanto la genialità con la quale i nostri distruggono e si auto-distruggono, quanto quella che dimostrano nel ricreare il tutto, fino a plasmare un disco sorprendentemente unitario. Lo fanno non solo ritagliandosi un'originalità nello stile e nella forma ormai rare nel mondo dell’avant-rock/prog ma anche affidandosi per i testi alla teoria di John Kane, uno dei fondatori del movimento artistico, secondo la quale l’umanità tende a modellare la propria natura seguendo ed assimilando i modelli degli esseri inferiori, teoria che a sua volta gli SGM traducono in personaggi, situazioni assurde o paradigmatiche (“The Creature” illustra le implicazioni devastanti della nostra presenza sulla Terra).

Album (e band) davvero particolare, è difficile definirlo “bello” in senso stretto (de gustibus, e i nostri non partono certo calpestando terra già battuta), ma è altrettanto impossibile non definirlo intelligente e stimolante. Ci vorrebbe proprio un museo per dischi come questo, visto che ormai rischiano l’estinzione.

V Voti

Voto degli utenti: 9/10 in media su 1 voto.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5

C Commenti

C'è un commento. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

Marco_Biasio (ha votato 9 questo disco) alle 20:50 del 2 agosto 2007 ha scritto:

E' tempo di dormire

Questo gruppo è allucinante. Più contorto dei Tool, più visionario dei Bauhaus, più ricco di suoni di ogni altra formazione art rock/progressive che sia mai comparsa sulla scena musicale negli ultimi quindici anni. L'album è di conseguenza un cazzo di capolavoro, detta proprio in senso esplicito. Anche se, a dire la verità, preferisco l'ultimo "In Glorious Times". Recensione all'altezza, non era assolutamente un compito facile, bravo Filippo.