Fennesz
Mahler Remix
Il bello di Fennesz è che se ne sbatte davvero di ogni steccato, di ogni barriera mentale e culturale, di ogni distinzione aprioristica.
Per lui esiste solo la musica, il resto sono etichette che appiccichiamo a causa delle nostre ristrette categorie mentali (colta e non colta, jazz e non jazz, avanguardia e non avanguardia etc...).
Ecco quindi che dopo aver dato voce a una forma di comunicazione radicale e astratta come la musica glitch (che trasforma l'errore in poesia, che vede l'aurora boreale dentro una puntina che gratta un vecchio vinile, o anche dentro un computer in stand-by, o dentro chissà quante altre cose; ascoltare per credere la violenza espressionista di Hotel Paral.lel); dopo aver inventanto la versione avant-noise della musica pop californiana (Endless Summer), portata in una sorta di eldorado oppresso dalla malinconia; dopo aver rovistato dentro gli abissi di Thomas Mann (Venice); dopo aver vagato in ogni direzione possibile, in sostanza, il compositore austriaco si cimenta con un certo Gustav Mahler, che non ha bisogno di presentazioni per chiunque conosca, almeno nelle sue linee fondamentali, la musica classica (io confesso la totale ignoranza in materia).
Il disco ripropone brani registrati live nel 2011, e già proposti in parte nel 2014 (altra raccolta, intitolata "Remixed").
Per farla breve, possiamo dire che Mahler era un maestro della sinfonia, un tardo-romantico che adorava Schumann e Schubert, oltre che un apprezzato direttore d'orchestra.
Gli austriaci e i tedeschi colpiscono sempre per l'austerità: che si tratti dei Neu!, delle danze meccaniche dei Kraftwerk, o della sinfonia dell''800, i popoli di lingua tedesca sono sempre seri.
Non è un caso se la musica importante ha dato i frutti migliori attraverso autori teutonici: la loro naturale predisposizione per l'ordine, l'architettura, la legge naturale delle cose, gli ha consentito di scovare nuove forme di espressione. Nuove forme di sublime rigore.
Fennesz sembra guardare all'opera imponente di Mahler attraverso una lente deformante: perché applica la logica straniante della musica glitch, la sua ambientazione disturbata e rumorosa, alle complesse partiture del genio della Boemia.
Risulta difficile descrivere l'impatto di queste possenti opere elettroniche remixate dal vivo, tutte peraltro di una durata importante: per dire, il primo brano offre una sorta di versione impressionista dei quadri cristallini di Mahler, li tempesta di rumori e di sonorità inclassificabili. In altri termini, li deforma (specialmente nel lungo, oltraggioso finale, in cui spiattella una sorta di battito che ripete all'infinito due note distorte, mentre all'orizzonte la sinfonia si erge maestosa, impassibile).
Come dicevo, Fennesz abbatte le barriere: in questo caso, quelle da tempo fragilissime che separano la musica dal rumore. In tal senso, la sua è l'ennesima sfida agli ambienti della musica colta: Christian studia a fondo le intricate partiture del connazionale, e poi sembra divertirsi a mandarle in frantumi: Fennesz è come Fontana, un artista spazialista che rompe la tela.
La sua musica è tanto astratta quanto a suo modo violenta. Esula però dalla pura provocazione, per risultare maestosa, aperta. Non perde nulla in termini di solennità, in sostanza (l'austerità dei popoli di lingua tedesca): i sample delle composizioni di Mahler diventano una sorta di mattoncino che consente di costruire edifici del tutto nuovi.
Questo lavoro non concede riposo: questa è musica impegnativa, che richiede tutta la tua attenzione. E che pure sa ripagarla. Anche il secondo mix, una sorta di incrocio fra l'estasi dei My Bloody Valentine e la potenza rigogliosa del sommo Gustav, lascia esterrefatti, ruota intorno al sole senza un vero inizio e senza una vera fine. Dopo dieci minuti irrompe una chitarra in odore di Endless Summer (di cui pare citare qualche refrain melodico), che pare rompere gli equilibri. E che invece trasforma ancora una volta il rumore, il caos, in poesia. I volteggi molto ambient religiosa del terzo "Remix" lasciano ancora una volta a bocca aperta: questa è davvero musica per chi non ha paura.
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