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R Recensione

7/10

Fennesz

Mahler Remix

Il bello di Fennesz è che se ne sbatte davvero di ogni steccato, di ogni barriera mentale e culturale, di ogni distinzione aprioristica.

Per lui esiste solo la musica, il resto sono etichette che appiccichiamo a causa delle nostre ristrette categorie mentali (colta e non colta, jazz e non jazz, avanguardia e non avanguardia etc...).

Ecco quindi che dopo aver dato voce a una forma di comunicazione radicale e astratta come la musica glitch (che trasforma l'errore in poesia, che vede l'aurora boreale dentro una puntina che gratta un vecchio vinile, o anche dentro un computer in stand-by, o dentro chissà quante altre cose; ascoltare per credere la violenza espressionista di “Hotel Paral.lel”); dopo aver inventanto la versione avant-noise della musica pop californiana (“Endless Summer”), portata in una sorta di eldorado oppresso dalla malinconia; dopo aver rovistato dentro gli abissi di Thomas Mann (“Venice”); dopo aver vagato in ogni direzione possibile, in sostanza, il compositore austriaco si cimenta con un certo Gustav Mahler, che non ha bisogno di presentazioni per chiunque conosca, almeno nelle sue linee fondamentali, la musica classica (io confesso la totale ignoranza in materia).

Il disco ripropone brani registrati live nel 2011, e già proposti in parte nel 2014 (altra raccolta, intitolata "Remixed").

Per farla breve, possiamo dire che Mahler era un maestro della sinfonia, un tardo-romantico che adorava Schumann e Schubert, oltre che un apprezzato direttore d'orchestra.

Gli austriaci e i tedeschi colpiscono sempre per l'austerità: che si tratti dei Neu!, delle danze meccaniche dei Kraftwerk, o della sinfonia dell''800, i popoli di lingua tedesca sono sempre seri.

Non è un caso se la musica “importante” ha dato i frutti migliori attraverso autori teutonici: la loro naturale predisposizione per l'ordine, l'architettura, la legge naturale delle cose, gli ha consentito di scovare nuove forme di espressione. Nuove forme di sublime rigore.

Fennesz sembra guardare all'opera imponente di Mahler attraverso una lente deformante: perché applica la logica straniante della musica glitch, la sua ambientazione disturbata e rumorosa, alle complesse partiture del genio della Boemia.

Risulta difficile descrivere l'impatto di queste possenti opere elettroniche remixate dal vivo, tutte peraltro di una durata importante: per dire, il primo brano offre una sorta di versione impressionista dei quadri cristallini di Mahler, li tempesta di rumori e di sonorità inclassificabili. In altri termini, li deforma (specialmente nel lungo, oltraggioso finale, in cui spiattella una sorta di battito che ripete all'infinito due note distorte, mentre all'orizzonte la sinfonia si erge maestosa, impassibile).

Come dicevo, Fennesz abbatte le barriere: in questo caso, quelle – da tempo fragilissime – che separano la musica dal rumore. In tal senso, la sua è l'ennesima sfida agli ambienti della musica colta: Christian studia a fondo le intricate partiture del connazionale, e poi sembra divertirsi a mandarle in frantumi: Fennesz è come Fontana, un artista spazialista che rompe la tela.

La sua musica è tanto astratta quanto – a suo modo – violenta. Esula però dalla pura provocazione, per risultare maestosa, aperta. Non perde nulla in termini di solennità, in sostanza (l'austerità dei popoli di lingua tedesca): i sample delle composizioni di Mahler diventano una sorta di mattoncino che consente di costruire edifici del tutto nuovi.

Questo lavoro non concede riposo: questa è musica impegnativa, che richiede tutta la tua attenzione. E che pure sa ripagarla. Anche il secondo mix, una sorta di incrocio fra l'estasi dei My Bloody Valentine e la potenza rigogliosa del sommo Gustav, lascia esterrefatti, ruota intorno al sole senza un vero inizio e senza una vera fine. Dopo dieci minuti irrompe una chitarra in odore di “Endless Summer” (di cui pare citare qualche refrain melodico), che pare rompere gli equilibri. E che invece trasforma – ancora una volta – il rumore, il caos, in poesia. I volteggi molto ambient religiosa del terzo "Remix" lasciano ancora una volta a bocca aperta: questa è davvero musica per chi non ha paura.

V Voti

Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 1 voto.
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woodjack 6,5/10

C Commenti

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woodjack (ha votato 6,5 questo disco) alle 12:18 del 8 febbraio 2016 ha scritto:

ho ascoltato il disco di Fennesz con attenzione, come tutte le sue uscite. Mah a me pare un compitino di classe ma pur sempre un compitino. La recensione è scritta molto bene ma mi pare ardito il paragone con Fontana (un vero caposcuola). L'idea di partire di rielabolare materiale classico è inflazionata già dai compositori stessi contemporanei, di area elettronica (Berio con Schubert), post-minimalista (Adams proprio con Wagner), polistilista (Schnittke con Bach) ecc. Poi ci sono operazioni tipo i remix di Max Richter e altre cose simili, quindi nessuna rottura. Giusta invece l'osservazione in cui si sottolinea che il materiale tematico è usato come "mattone", decontestualizzandolo perde la sua carica esistenzialista e diviene tappezzeria musicale, dove il rumore invece diventa protagonista. Se vogliamo anche questo è stato fatto tanto da compositori "colti" (John Cage su tutti), quanto da artisti "pop" (il Brian Eno di Music For Airports). Un ascolto piacevole quindi ma non sconvolgente, l'operazione invece mi pare un po' ruffianella.

FrancescoB, autore, alle 22:44 del 8 febbraio 2016 ha scritto:

Sono d'accordo sul valore del disco (solo un pochino più entusiasta, ma senza esagerare), quando parlo di rottura e di Fontana, comunque, mi riferisco all'approccio di Fennesz nel suo complesso

In questo disco secondo me rifà bene cose già pensate da altri, anche se ci mette del proprio; ma in altri lavori è totalmente radicale e visionario.

woodjack (ha votato 6,5 questo disco) alle 9:49 del 9 febbraio 2016 ha scritto:

sìsì Fra, che lo faccia "bene" e che si senta la mano di Fennesz è fuori discussione... però sai, proprio da un artista della madonna come lui ti aspetti tanto e, in fondo, tendi ad essere più critico. A me è parso un voler riproporre in salsa glitch quello che altri avevano già fatto in altre salse, nulla di male, ma neanche nulla di che in fondo. Del resto mancava solo lui Avevo frainteso io allora la storia di Fontana, pensavo la riferissi al disco, sicuramente sono d'accordo con te sull'importanza assoluta del Fennesz artista.