V Video

R Recensione

7,5/10

Murcof & Philippe Petit

First Chapter

La musica elettronica contemporanea è un universo sterminato: la possibilità concreta di utilizzare non più i semplici strumenti musicali ma ogni apparecchiatura in grado di emettere suoni è alla base di questa infinità di possibilità ed opportunità artistiche. Dopo le opere sperimentali, ormai considerate classiche, di Berio, Stockhausen, Ligeti, Cage e Messiaen, si è venuta formando una generazione di musicisti molto meno accademica di quella dei maestri, dove ogni regola – che pure c’era nelle prime opere elettroniche – è portata al suo superamento. In questo universo sacro e profano in cui operano ancora personalità come Arvo Pärt e Terry Riley, Sylvano Bussotti e Philip Glass, Steve Reich e Pierre Boulez, vanno menzionati due musicisti, relativamente giovanissimi, che stanno rendendo onore all’elettronica impegnata: Fernando Corona, alias Murcof, e Philippe Petit.

Il primo viene dal Messico ma ormai risiede a Barcellona e, dopo aver dato alle stampe dischi incorrotti come “Martes”, “Remembranza” e “Cosmos”, in cui forte percepivamo il gusto per il ritmo, lo ritroviamo in questo disco in una veste leggermente diversa dal solito, quella del manipolatore anarchico di suoni. D’altronde, dopo “La sangre iluminada” Murcof ha deciso di battere nuove vie dedicandosi con maggior attenzione alle soundtrack. L’altro, dicevamo, ovvero Philippe Petit, l’esperto in sonorizzazioni live e collaborazioni internazionali, è invece lo stesso stralunato deus ex machina dai cui giradischi provengono frequenze di varia natura. Dal loro incontro, avvenuto ed evolutosi sui palcoscenici, è nato questo “First chapter”, lasciando intuire che altri capitoli arriveranno a completare la felice liaison musicale.

Il filo conduttore di questo onirico CD, composto di sole tre tracce per una durata complessiva di circa quaranta minuti, è la rilettura in chiave postmoderna della mitologia. “The call of Circé” richiama infatti alla memoria la figura di Circe, figlia di Elio, maga incantatrice che trasformava i suoi spasimanti in maiali: Corona e Petit la beatificano grazie ad un interessante compromesso di FX ed archi, con la voce del mezzosoprano Sarah Jouffroy che mima un atemporale richiamo allo sventurato ascoltatore incapace di resistere alla tentazione. “Pegasus”, ancora piena di archi, ricorda invece il divino cavallo alato della tradizione greca, sorto dal sangue versato da Medusa per mano di Perseo; il suono è ancora una volta stratificato ed incostante: il pulviscolo di synth si posa su brevi basi ritmiche mentre tutt’intorno un gioco di atmosfere cinematografiche, grazie anche alla viola da gamba di Gabriel Grosbard, getta l’ascoltatore in una dimensione surreale. Infine “The summoning of the Kraken”, ispirata alla tradizione germanica della piovra gigante che inghiottiva le navi inglesi nei freddi mari del nord. Qui l’esplosione dei suoni è totale, sia a livello ritmico che a livello puramente strumentale: Murcof manipola, missa e sintetizza, Philippe Petit infiltra, strimpella e fa largo uso del kazoo, uno degli strumenti tipici del vecchio dixieland.

First chapter” è un disco importante per gli amanti degli esperimenti elettronici perché da una parte conferma la possibilità di rendere complementari le scene europea e americana; inoltre, questo disco lancia uno sguardo importante sul futuro di due tra i più attuali ed originali performer. Su Fernando Corona l’interesse era calato dopo che aveva abbandonato l’IDM e su Philippe Petit non si era ancora fatta abbastanza luce. “First chapter” è l’occasione giusta per (ri)conoscerli ed apprezzarli.

V Voti

Nessuno ha ancora votato questo disco. Fallo tu per primo!

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.