Adna
Run, Lucifer
Il debutto di Adna Kadic (Night, 2010), ventiduenne svedese di stanza a Berlino, era passato piuttosto in sordina alle nostre latitudini; il suo secondo disco, Run, Lucifer (coprodotto assieme a Simon Hagstöm), giunge dagli strappi di un precoce isolamento, riversato nellemotività di una scrittura semplice. Folk dai toni dark e dream pop di fragilità senza pelle (Keaton Henson) e nevrosi ritmiche.
In questo senso spinge, Adna, verso dicotomie di rallentamenti (per piano e/o chitarra) emotivi, saturazioni gelide (i synth nordici) e muri frontali - la banale Living esemplifica. Spesso, però, i pezzi soffrono di un significativo scarto tra scrittura ispirata e cedimenti estetici, che quando premono su certi stereotipi strutturali (armonici e ritmici) rischiano di rovinare quanto di buono arrangiato.
Meglio nei momenti in cui la svedese trova una via più intimista, come nellesordio: ad esempio attraverso chitarre spogliate (la circolarità di Beautiful Hell; Outro/Somewhere), o in splendide nordic torch song si senta Silent Shouts. Lapice Run, Lucifer procede in questa direzione: decadente ninna nanna in minore, di passaggi spezzati da una brutale malinconia. Brano perfetto.
Anche il cantato (in scia, sovviene soprattutto Daughter) oscilla tra flessioni melodiche incantevoli e armonie totalmente preconfezionate nella stessa Lonesome.
Ha da crescere e perfezionarsi, Adna: ma brani come Run, Lucifer (tra i pezzi dellanno so far) fanno ben sperare per il suo futuro.
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