R Recensione

7/10

Luciano Maggiore e Francesco Brasini

Chasm Achanes (Huge Abyss)

Ci sono dischi, progetti, musiche che richiedono particolari circostanze di tempo, spazio, tranquillità per essere apprezzati in pieno. È il caso di questo multiforme progetto dei due sperimentatori bolognesi, Luciano Maggiore e Francesco Brasini. Ritengo, infatti, che così come è stata registrata in una grande location (“Officina49” di Cesena) grazie alla cura ed all’attenzione produttiva di Mattia Dallara (“a dare forma al suono dello spazio acustico” ndr), anche l’ascolto di questa musica dovrebbe potere beneficiare di uno spazio adeguato (e di un volume elevato), idoneo a garantire un godimento pieno di tutti i molteplici dettagli, stiramenti, rifrazioni, riverberi, deformazioni, di cui si compone. Se deciderete di dare una chance ai due ottimi sperimentatori responsabili del progetto, il mio consiglio è quindi di farlo le giuste modalità. Non resterete delusi dalle molteplici digressioni minimaliste proposte: un’unica lunga traccia dronica, un unico continuum, ma davvero infinite suggestioni uditive.

La prima parte di questa improvvisazione ci risucchia in un ambiente sonoro scurissimo e denso. Una solenne circolarità sonica, che diremmo quasi orientale nei suoi neanche troppo velati rimandi ascetici. Per certi versi mi ha riportato alla mente un classico del genere, quel “Trilogie de la mort” di Eliane Radigue che mi ha sempre affascinato, ma anche spaventato, nel suo corposo monolitismo (in realtà solo apparente, ma nondimeno spaventoso alle mie orecchie!). Qui il rischio viene aggirato grazie ad una motilità e ricchezza di spunti che nella parte centrale e finale, raggiungono il loro picco creativo. Il drone viene così “attaccato”, scorticato, variato, disunito, espanso, vissuto. Un’opera quasi di scultura sonora, con l’arte creativa dei due a plasmare la materia musicale, a stratificarla, rigenerarla ed arricchirla. Una discesa agli inferi pregna di misteri, suggestioni ed astrazioni. D’altronde il lavoro viene titolato “Chasm Achanes (Huge Abyss)”. Servono altre spiegazioni?

Luciano Maggiore è responsabile dei nastri e dei dispositivi elettronici, mentre il sodale Francesco Brasini suona diverse chitarre elettriche. Nient’altro che questo. Una improvvisazione di quattro ore, ridotta nei 35 minuti di cui si compone il disco. Uno squarcio creativo dentro un genere certamente molto praticato, ma che ancora dimostra di avere spazi di manovra creativa sufficienti a destare interesse. Il carattere astratto e di trasposizione di questa musica è indubbio. Un lavoro che, anche nelle intenzioni dei due, richiede in sostanza una partecipazione “creativa” da parte dell’ascoltatore. La volontà di creare un’incertezza fertile ed instabile. Un processo di ascolto avventuroso. Un’onda oscura, nera ed inquietante. Un senso di tragedia imminente, come se un colpo di grazia marziale dovesse farci soccombere da un momento all’altro. Se esiste il black-metal, allora questo è un chiaro esempio di black-drone.

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