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R Recensione

8/10

Vladislav Delay

Vantaa

Ritorno alla via solitaria per Sasu Ripatti che, dopo aver trascorso agli ultimi due anni a fare da percussionista nel Moritz Von Oswald Trio, riprende in mano l’alter ego di Vladislav Delay per il suo decimo album.

Pioniere della musica elettronica contemporanea l’artista finlandese ha raccontato la sua visione creativa celandosi dietro diversi moniker di modo da evidenziare di volta in volta la particolarità del progetto.

Sempre in anticipo sui tempi, forse non tutti sanno che ad esempio il termine nu house è stato utilizzato per la prima volta già nel 2002, proprio in riferimento a Sasu che, all’epoca appena ventitrenne, pubblicava Vocalcity questa volta come Luomo, salvo poi dichiarare di trovare l’house in generale noiosa e di non provare alcun interesse verso di lei.

È molto interessante anche il suo rapporto nei confronti della tecnica produttiva, perennemente critico a causa di un uso ormai standard della tecnologia digitale, che lo ha portato a cercare soluzioni alternative culminate nell’esperienza del Trio.

Vantaa è la risposta ai suoi dubbi sull’elettronica moderna che tutte le esperienze fin qui fatte da Sasu hanno suggerito a Vladislav, a cominciare dalla scelta della label, quella Raster Noton stella polare della ricerca matematica/musicale, ed allo stesso tempo amatissima dai Techno heads.

Basta con le micro structures, voci e melodia classicamente intesa.

Ispirato dal paesaggio post industriale finlandese (Vantaa è effettivamente il nome di una città), l’autore lascia che i drones si sostituiscano alla nebbia mentre frattali e beats sincopati dipingono su una scala di grigi acqua, nuvole, sospiri e paranoie.

Nelle vaste pianure del nord, dove la terra scompare nei ghiacci, il panorama non sembra mai cambiare, ma basta un pò d’attenzione per comprendere la costante mutazione della cose e dell’intensa attività di migliaia organismi invisibili ad occhio nudo.

Le tracce si susseguono come unico movimento di una sinfonia futurista, facendo cadere l’ascoltatore in uno stato estatico/catatonico. Col passare del tempo le pulsazioni in partenza ovattate si fanno via via più presenti fino alle cavalcate finali di Lauma e Levite.

Un album per chi non ha paura di restare intrappolato in una dimensione parallela.

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Voto degli utenti: 6,6/10 in media su 4 voti.
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C Commenti

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FrancescoB alle 9:16 del 22 gennaio 2012 ha scritto:

Lavoro non semplice, ma da scoprire poco a poco. Recensione che coglie nel segno.