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R Recensione

8/10

Mr. Bungle

California

Mike Patton, si sa, è personaggio geniale, poliedrico, carismatico, un’artista mutevole che troppe volte ha tentato di rompere i canoni dell’ordinario artistico per riversarsi nell’immaginario psichedelico, bramando per sfamare il suo ego anche a costo di rimanerne ustionato. Nei suoi bui meandri covava -già nei primi anni ’90- losche collaborazioni di stampo Zappiano con quel matto di John Zorn ma alla luce del sole esibiva arridente un’invidiabile sicumera ed una bellezza apollinea mentre incantava orde di fan stornellando quel capolavoro di Epic. Nel frattempo la sua indole, abbacinata dalle infinite possibilità di sperimentazione, esigeva quello spazio necessario che da li in avanti costituirà il seme del Patton pensiero.  Dalle folli sperimentazioni vocali (Adult theme for voice), figlie attempate degli studi avanguardisti del nostro Demetrio Stratos, sino alle alienate atmosfere grindcore ( così almeno lo definiscono loro stessi) del super gruppo Fantomas. Nel tentativo di ghermire la sua chimera mecenatica, Patton riuscirà a piazzare dei capolavori ma mai come nel caso dei Mr. Bungle, il signor P. riuscirà a riproporre un trittico di tale perfezione. Il germe della perversione ben radicato soprattutto nei testi (epocale Violenza domestica) ed in una musica variopinta, si avvinghierà lungo le tre produzione dei Bungle sino a raggiungere la compiuta maturità in California.

California rappresenta un’eleganza ostentata già nei suoni, semplici, asciutti ma che regalano emozioni d’altri tempi, vuoi per la preparazione tecnica dei musicisti coinvolti, vuoi per la scelta di registrare l’album con tecnica analogica quando ormai il ruolo di musicista è affidato alle correzioni digitali del Pro-Tools.  In questo splendido viaggio, i Mr. Bungle abbandonano le disconnessioni ansiogene di Disco Volante in favore di una struttura più articolata, solida, che mostra una muscolatura massiccia anche nei momenti che a primo acchito sembrerebbero più disordinati, come se i Bungle seguissero una loro personale entropia, dove il disordine totale è in realtà ordine personale. Abbandonarsi alle atmosfere sognanti di California è un piacere riservato ai buongustai che immaginano le rosee evocazioni di Sweet charity, incipit che conduce l’ascoltatore negli sfavillanti litorali californiani tra cocktails dai colori cangianti e brezza soave che carezza i capelli. Ma California è molto altro, è un contenitore multietnico di suoni e colori dove convivono con facilità disarmante improbabili sferzate metal dal sapore mediorientale (Ars Moriendi)infarcito di fisarmoniche e dance tamarra in 4/4, canti sardi che fungono da bridge apripista per violenti riff hardcore (Goodbye sober day) o swing jazz retrodatati che ricordano da vicino certe soundtrack dei gialli anni ‘70 (None of Them Knew They Were Robot).  Un piatto ricco che non smette di saziare l’ascoltatore neanche nei momenti più ordinari, ad esempio in Vanity Fair dove i nostri giocano a fare i novelli Beach Boys impomatati, oppure nella bellissima Retrovertigo, una ballad dolce dove i contrappunti di un carillon scandiscono l’inquietante sconforto cantato da Patton (Now i’m finding truth is a ruin). Su tutti, ovviamente, svetta la sua interpretazione estrosa ai limiti del parossismo, con la tipica tendenza ad incorporare testi assurdi con un beat boxing fatto di urla e moniti esoterici in latino.

Purtroppo il viaggio finisce presto e dopo di esso c’è il nulla. La band si è dissolta a causa dei soliti dissapori interni, fagocitata dallo stesso buio che l’aveva partorita. Nella California dei Mr.Bungle vivono infinite situazioni, quasi un gioco fantastico di sogni ed immaginazioni pregno di emozioni irreali che lasciano un dolce retrogusto; una rappresentazione paradisiaca, ineffabile ma soprattutto divertente in cui ci siamo smarriti volentieri.

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Voto degli utenti: 7,5/10 in media su 2 voti.
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C Commenti

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ozzy(d) (ha votato 7 questo disco) alle 21:03 del 21 maggio 2012 ha scritto:

patton era un autentico re mida alll'epoca, peccato che un certo punto abbia diversificato e disperso la sua proposta: questo è molto buono ma il primo dei bungle resta inimitabile, all'altezza della triade real thing angel dust King

shadowplay72 alle 2:33 del 23 novembre 2017 ha scritto:

Anche disco volante per me è un capolavoro,all'altezza dell'omonimo album!