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R Recensione

7/10

Omnivore

Omnivore

Mi raccomando, quando uscirà il nuovo I-phone non rimettetevi tutti in fila come i profughi del Darfur. A meno che non faccia davvero qualcosa di straordinario, tipo che lo lanci in aria e si trasforma in un piccione viaggiatore che recapita messaggi cartacei, questa volta non compratelo. Non riducetevi come quel poveretto che - intervistato davanti ad un negozio di Milano - confessò: “devo averlo per primo perchè l'ho sempre avuto, e ogni volta che ne esce uno nuovo devo comprarlo”. Ma dai, davvero, fatti seguire da un Sert. Non fate finta di non sapere che è un telefono come gli altri e che lo comprate per moda, per feticcio o per altri sciocchi motivi. Non compratelo “perchè è il telefono migliore del mondo”, come se questo fosse sufficiente, come se la coerenza di questa scelta (“il meglio”) non dovesse obbligarvi ad andare a lavorare su una Bugatti ultimo modello. Non convincetevi che lo state comprando “perchè ha un sacco di app utili”, il che significa che lo userete per giocare a Ruzzle. Settecento euro per fare un cruciverba con gli amici, a Bartezzaghi verrà un infarto. E non provateci nemmeno a sostenere la tesi che ne avete bisogno “per la musica”: il lettore mp3 ce l'ha anche il cellulare di mia madre che costa cinquanta euro, e l'idea del cellulare “per fare musica” è una stronzata. “Eh ma Damon Albarn ha fatto un disco intero con l'I-pad”: Damon Albarn, semmai, ha fatto un disco con un software caricato sull'I-pad, che nei fatti è un pc, quindi Damon Albarn ha fatto un disco col pc, come fanno milioni di musicisti in tutto il mondo da trent'anni a sta parte.

Fare i dischi col telefono” è una cosa ben diversa. Se parlo di "telefono" mi viene in mente quell'oggetto che ti consente di comunicare a distanza, attraverso un microfono e un altoparlante. Il telefono, come concezione, è un apparato vocale. Allora l'unico artista (che io sappia) che fa musica con il telefono si chiama Omnivore. Omnivore è il nome d'arte di Glenna Van Nostrand, bizzarra compositrice americana attiva dal 2008 che negli anni ha registrato questa manciata di brani appena uscita in forma digitale per la Feeding Tube Records. Glenna canta le sue canzoni direttamente nella cornetta del telefono (se incontrasse Bob Log III potrebbe nascere un grande amore), poi filtra il tutto attraverso una trasmittente telefonica. Non c'è alcun strumento musicale in “Omnivore”, ma solo strumenti “vocali”: la voce di Glenna e i suoi amati telefoni. Così, attraverso i cavi di rame e le cornette in bachelite, Glenna inventa melodie, le stratifica, le reitera. A volte il risultato è etereo (“Clementine” fa venire in mente la deliziosa Mina Tindle di “Time Writer”), altre volte le soluzioni vocali creano strutture ritmiche quasi “pop” (“Electric Pink”, “Hold”), oppure si fanno aiutare dai tasti del telefono (“Fire”, e poi il tema di “Happening” doppiato da un telefono a toni e sorretto dalla cosiddetta variazione di impedenza, ovvero il suono derivante dal “ritorno” della rotella dei vecchi telefoni). Più spesso il risultato è un gospel che sa di modernariato, creativo come le lampade di Artemide e arancione bruciato come gli arredamenti degli anni '70.

All'idea del telefono si unisce quella del loop. Quella sì che è stata una rivoluzione, altro che Steve Jobs. L'idea che chiunque possa prendere una serie di note, o anche solo un singolo suono, e crearne un “tema”per un brano musicale, ha rivoluzionato il concetto di “struttura” in musica, ha innestato sperimentalismo nell' idea di “ritornello”. Il looper applicato alla chitarra ha liberato la creatività, ha creato il concetto di “cantautore strumentale”, moltiplicando le possibilità di chi ama scrivere musica senza cantarla (mi viene in mente il mio amico Paolo Spaccamonti, ma il discorso vale per tanta musica drone o post-rock). Il looper di Omnivore va in direzione simile e opposta, consentendo a chi le proprie canzoni le canta ma non le suona di usare la voce per creare tessuti ritmici, sovrapposizioni, armonizzazioni. Al di là del risultato finale, conta l'idea, la bozza vocale che esce dalla doccia e si concretizza in salotto, con la cornetta in mano sperando che nessuno decida di telefonarti proprio in quel momento.

Scusate, lupus in fabula mi squilla il cellulare: “pronto, ciao. Ma perchè mi chiami dal fisso?” “Come non si accende il cellulare? Hai tenuto premuto il tasto rosso?” “Non ti prendo in giro, era una domanda” “E cambialo, tanto per quello che l'avevi pagato” “Come? Ma perchè?” “Ma ormai quasi tutti i cellulari vanno su internet” “Ma no mamma, credimi, non te ne fai niente dell'I-Phone...

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