R Recensione

6/10

Sufjan Stevens - Osso

Run Rabbit Run

A voler essere onesti, se un disco così l’avesse pubblicato Giacomo Carluccio da Cuneo, non ne avrebbe parlato nessuno. E magari qualcuno avrebbe anche sghignazzato. Invece c’è di mezzo uno dei nomi più chiacchierati degli ultimi anni, e allora eccoci qua.  

In realtà non è nemmeno un disco di Sufjan Stevens, anzi il golden boy di Detroit non suona neppure una nota nei 53 minuti di “Run Rabbit Run”. Non ci avete capito una mazza, eh? Allora procediamo con ordine: nel 2001, prima del “successo” e prima di partorire la bizzarra idea dei 50 dischi dedicati agli Stati U.S.A., Sufjan Stevens (che evidentemente non è mai stato molto “centrato”) pubblicò un disco dal titolo “Enjoy Your Rabbit”. Il sottotitolo di “Enjoy Your Rabbit” era “Programmatic Songs for the Animals of the Chinese Zodiac”, perché ognuna delle 14 composizione contenute nell’album era dedicata ad un animale dello Zodiaco Cinese. Come se non bastasse, l’intero disco proponeva una sorta di elettronica sperimentale e strumentale, difficile da decifrare e del tutto inspiegabile se raffrontata con le produzioni precedenti (“A sun came!” – 2000) e successive (“Michigan” – 2003, “Seven Swans” – 2004) di Stevens.  

Due anni fa, Bryce Dessner dei The National decise di utilizzare alcuni brani di “Enjoy Your Rabbit” per il suo “Music Now Festival”. Questi brani furono riarrangiati dal trombettista e compositore Michel Atkinson e proposti in questa nuova veste dal quartetto d’archi newyorchese Osso, noto per aver collaborato alle registrazioni di “Come on feel the Illinois” dello stesso Sufjan Stevens. L’incoraggiante risultato ha portato Atkinson, Stevens e gli Osso a completare la scaletta di “Enjoy Your Rabbit”, riproponendone interamente il contenuto in chiave “cameristica”.  

Va detto che, una volta raccontato il curioso retroscena, non c’è molto altro. Il materiale di partenza era e rimane claudicante, alternando momenti geniali (“Year of the Tiger”, “Year of the Roster”) ad altri del tutto prescindibili, mentre la rilettura degli Osso, pur essendo precisa ed eseguita con notevole personalità, presta il fianco a fisiologici momenti di stanca.  

L’elemento sicuramente rimarchevole è la cura maniacale grazie alla quale ogni minimo dettaglio sonoro contenuto nel calderone glitch di “Enjoy Your Rabbit” viene riproposto dagli Osso esclusivamente tramite l’utilizzo dei loro strumenti ad arco. Gli episodi rielaborati da Atkinson non mancheranno di emozionare i sufjanatics, non fosse altro per il metodo con il quale si attengono alla partitura originale di Stevens, facendo emergere dalle insospettabili trame di “Enjoy Your Rabbit” quelle venature barocche che si sono rivelate fondanti nel capolavoro Stevensiano dedicato allo Stato dell’ Illiois. Divertenti, in tal senso, le soluzioni ritmiche di “Enjoy your Rabbit” e “Year of the Monkey”, così come il concitato e compatto crescendo di “Year of the Boar”, forse il brano più emozionante del lotto.  

Altrove, gli arrangiamenti sono curati da Rob Moose (violinista degli Osso, già nei Johnsons di Antony) che firma le poetiche e “vittoriane” “Year of the Tiger”, “Year of the Horse” e “Year of the Dog”, da Oliver Manchon (secondo violinista degli Osso) che tenta di rinvigorire le fughe ed i silenzi di “Year of the Snake” e “Year of the Rat”, dal giovane pianista statunitense Gabriel Kahane (convincente la sua versione di “Year of the Rooster”) e dall’altro “Anthony and the JohnsonsMaxim Mostom, che si cimenta nell’impresa impossibile di “orchestrare” gli ambient drones di “Year of the Sheep”. La palma del migliore in campo spetta però all’immancabile e onnipresente (Grizzly Bear, Bonnie “Prince” Billy, Mew, ancora Anthony and the Johnsons ….) Nico Mulhy, abilissimo nel concentrare la tensione dei quasi dieci minuti originali di “Year of the Dragon” in una mini-suite di appena tre, pur concedendo numerose aperture melodiche in grado di sfruttare appieno le possibilità espressive offerte dai violini di Moose e Manchon, dal violoncello di Maria Bella Jeffers e dalla viola di Marla Hansen.  

Insomma l’avrete già capito: “for fans only”. Fan dotati di notevole pazienza, però. Anzi, già che ci siamo:  

Sufjan, we want a new album!    

 

Internet :  

http://www.myspace.com/ossonyc/

http://www.sufjan.com/        

Video :  

Osso – Year of the Dragon     http://www.youtube.com/watch?v=g6x5M0_ICRY  

Sufjan Stevens – Year of the Dragon     http://www.youtube.com/watch?v=sLsFuDaatWs          

V Voti

Nessuno ha ancora votato questo disco. Fallo tu per primo!

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.