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7/10

Jaimeo Brown Transcendence

Work Songs

"If you want to know what is important to a people, listen to their music..." Jaimeo Brown

Va bene, l'introduzione didattica sulla fusione contemporanea tra "vecchio e nuovo" questa volta ve la risparmiamo. Andiamo al dunque.

Jaimeo Brown è sostanzialmente un batterista, anche se preferisce definire sé stesso "educatore, attivista e artista". Ha trascorso l'infanzia tra i nativi americani della riserva di Arlee, in Montana, l'adolescenza nella cultura hip-hop della West Coast e i primi anni dell'età adulta tra i grattacieli di New York. Negli anni, ha suonato con gente come Stevie WonderCarlos Santana, Bobby HutchersonPharoah Sanders.

Chris Sholar è l'amico e collaboratore storico di Brown: produttore, chitarrista e vincitore di un Grammy per il lavoro svolto sul disco "Watch the throne" di Kanye West e Jay-Z.I due, insieme, "trascendono" e arrivano al secondo album intitolato "Work Songs". Secondo Brown "Work Songs racconta potenti storie di perseveranza e di ingegno umano, storie di comunità raccontate attraverso le canzoni, dagli schiavi afro-americani ai muratori del Giappone. Queste canzoni dipingono un quadro di lotte che noi sentiamo vive ancora oggi." Ogni brano di "Work Songs", infatti, parte da un campionamento preso dai nastri registrati da Alan Lomax sui campi di lavoro negli anni '30, una sorta di field recording usato come base per i musicisti coinvolti. L'idea - in verità - non è nuovissima: a molti sarà già venuto in mente l'omonimo album di Nat Adderley del 1960, ma anche musicisti come Vijay Iyer o Jason Moran (e persino Moby, va beh) hanno usato vecchi campionamenti e field recordings per ricostruire brani nuovi. Non solo, per avere una idea esaustiva sulla bellezza e la particolarità di questi canti da lavoro sarebbe sufficiente recuperare lo splendido "Parchman Farm" pubblicato qualche anno fa dalla Dust-O-Digital. 

La resa finale invece è decisamente interessante, sia quando gioca facile usando gli spiritual e i ritmi "da lavoro" come base per una ricostruzione jazzistica ("Hidden Angel"), sia quando gli stessi ritmi diventano un semplice espediente per introdurre ritmi e ambientazioni decisamente moderne ("Be so glad" rende talmente giustizia all'originale capolavoro che rischia di crearne un secondo). Non solo, le registrazioni di Lomax coprivano anche le radici del blues, e in questo aspetto "Transcendence" riesce a sfruttare alla perfezione le qualità chitarristiche di Sholar ("Mississippi") e a ricreare in studio la magia di "For Mama Lucy", che parte da un sample vocale del prigioniero Leroy Grant per trasformarsi in un impasto di jazz e blues in proporzioni variabili. E libere. 

Perchè sebbene il disco non sia immune da qualche momento di stanca e da alcuni episodi in cui la convivenza tra i vecchi nastri e la nuova strumentazione sembra un po' forzata o "concettualista", il messaggio che sembra voler trasmettere (dalla prigione e dal lavoro forzato alla libertà espressiva e creativa) è meraviglioso.

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