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R Recensione

8/10

Joanna Newsom

Have One On Me

Tempo al tempo. Chi ha tempo non aspetti tempo. Prenditi il tuo tempo. Tempus Fugit. Perfino dei modi di dire così discordanti concordano su un fatto molto semplice: il tempo è relativo, è un astrazione, ciò che a qualcuno può sembrare eterno, interminabile, per altri scorre via senza lasciare traccia, troppo in fretta. A suo modo anche Have One On Me, il grande ritorno della “folkompositrice” Joanna Newsom, è un disco che ha che fare, in parecchie accezioni, con il concetto di tempo. Quello che è trascorso da Y/S, innanzitutto: parecchio, se pensiamo al convulso impressionismo della fenomenologia musicale odierna, o poco, se consideriamo che a quattro anni dalla sua uscita quel disco è diventato quasi un totem della musica d’autore ai tempi di internet, un punto di riferimento, la dimostrazione che è ancora possibile fare le cose in grande come nei mitologici anni –anta (a ciascuno il suo, scegliete voi il decennio). Il tempo che ci vuole per suonarlo dall’inizio alla fine (non parliamo poi di metabolizzarlo, analizzarlo o sintetizzarlo): tre facciate con più di due ore di musica, diciotto brani e nessuno che scenda sotto i quattro minuti. Tanto, troppo, se stiamo lì col bilancino a misurare il perché di ogni cosa,a chiederci se c’è un prima e un dopo, un inizio e una fine, a fare confronti col passato recente, poco, un lungo respiro praticamente, se ci abbandoniamo al flusso - ora stillante, ora torrenziale - della narrazione orchestrale, all’immagine cangiante del grande affresco sonoro che prende vita, una pennellata d’arpa dopo l’altra.

Ma poi, soprattutto, c’è il tempo interiore dell’album che è la cosa più importante e prescinde ogni altra considerazione esterna: Have One On Me è un vero e proprio kolossal, opus magnum della popular americana, uno zibaldone che racchiude in forma acronica più di cinquant’anni di musica, cosiddetta, leggera: dal prewar, folk celtico e appalachiano, a quello espanso modernista degli anni 60, dal Greenwich alla West-Coast, passando per il Mid-West, dal ragtime a Tin Pan Alley, dal cabaret pseudo-weilliano, al vaudeville per approdare al numero broadwayano via Van Dyke Parks. Certo, obietterà qualcuno, rispetto al predecessore lo stile s’è fatto più controllato, manierato, gli arrangiamenti seguono docili e obbedienti, mettendo in sordina ostinato e dissonanze, la voce di Joanna che, dal canto suo, rinuncia in massima parte a quelle tonalità bizzose, febbrili, infantili che l’hanno resa celebre per dare alla luce melodie più piane e piene, per quanto varie e immaginifiche, un concentrato di Laura Nyro, Joni Mitchell e Kate Bush. Un ritorno all’ordine? Lo spettro della classicità? No, quella della Newsom non è una semplice classicità ma una “iperclassicità” - cinematica, citazionista, trasversale, contaminata - in tutto e per tutto figlia del nostro tempo, un delicatissimo compromesso fra tradizione e modernismo, l’equivalente sonico di un’odisseico streaming joyciano trasposto nella lingua dell’ “età del romanzo americano”, the age of american (popular) music, in questo caso.

Per farla breve (un paradosso dato l’oggetto in analisi) e avere un’idea più precisa basta ascoltare la title-track, una suite teatrale per arpa e accompagnamento d’archi in cui c’è un po’ tutto il senso dell’opera: sorta di fantasia celtico-hobo-broadwayana, come un musical composto da una Incredible String Band sedata e femminilizzata.

O il trottante caravanserraglio di Good Intentions Paying Company: andatura country da Salvation Army, divagazioni quasi rag e cabaret fra Kurt Weill e la Carter Family. Altro che One, c’è di tutto e di più On Me e Joanna fa scintille ritagliando (iper)canzoni fra le più forbite, invitanti e artigianali della sua breve, ma, come ricordavamo, già significativa carriera: l’operetta porteriana di You and Me, Bess, quel suo inimitabile arpeggiare celtico intonato come se fosse un’ inquieta eroina tragicomica dell’opera cinese (Esme, ’81), l’incedere da romanza broadwayana di Autumn e Easy, grappoli di voluttuose mescite west-coast come In California (immaginate un pirandelliano duetto fra Joni Mitchell e Kate Bush recitato da una terza persona), nei melismi struggenti di Ribbon Bows, nella randagia e desolata Go Long. E perle che ripagano ampiamente la pazienza di chi ha varcato la soglia dell’empatia ed ha attraversato i tre dischetti fino a scoprire l’oro sotto l’architrave dell’arcobaleno: l’innodica, chiesastica, aurorale Baby Birch; Soft As Chalk coi suoi saliscendi ebbri e swinganti che sembrano gli antichi  Jefferson Airplane suonati da Randy Newman mentre accompagna al piano una Grace sposa-bambina che fugge dall’altare ridacchiando e stracciandosi le vesti una dopo l’altra fino a restare completamente nuda; e, serbandoci il meglio da ultimo, No Provenance: una Judy Garland con le scarpette rosse interrate sotto la Dust Bowl che apre “Furore” di John Steinbeck. Semplicemente sublime.

La zarina del folk, la visionaria del pop, la musicista più dotata della sua generazione è tornata e porta con se una buona novella. Prendetevi tutto il tempo che vi occorre per ascoltarla.

C Commenti

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tarantula (ha votato 7 questo disco) alle 8:23 del 5 aprile 2010 ha scritto:

Io me lo sono preso il mio tempo per ascoltare questo disco e noto che anche voi, qui a storiadellamusica, vi siete presi il vostro: una sentenza al primo - secondo ascolto sarebbe stata sfavorevole; ora, che ho metabolizzato bene il tutto, sicuramente un bel disco con tanti picchi ma anche tanti momenti di stasi.

gull (ha votato 9 questo disco) alle 11:58 del 5 aprile 2010 ha scritto:

Non dite che è noioso....

......perché mi inc***o

Disco splendido dall'inizio alla fine.

swansong (ha votato 4 questo disco) alle 10:57 del 23 giugno 2010 ha scritto:

RE: Non dite che è noioso....

...perchè mi inc***o ..beh..comincia pure! . Fattomi masterizzare il disco de quo da amico (esageratamente) entusiasta della "zarina". Concessogli diversi iniziali (attenti) ascolti ed alcuni successivi (sonnolenti) ascolti..non ho retto. Scusate, ma non fa per me. Voce al limite della sopportazione ed il resto niente di che..Standing ovation, invece, per il grande Simone. Come qualche volta gli succede (per quanto mi riguarda, sicuramente in questo caso), vale più degli artisti che recensisce..Porca miseria! Se non fosse un pigiamino sarebbe anche un bravo ragazzo...

simone coacci, autore, alle 11:03 del 23 giugno 2010 ha scritto:

RE: RE: Non dite che è noioso....

Gghgh. Dobbiamo volerci bene in questi giorni tristi per i nostri colori. Fratello granata.

gull (ha votato 9 questo disco) alle 12:38 del 23 giugno 2010 ha scritto:

RE: RE: Non dite che è noioso....

Ma no che non mi inc***o.

In questi casi mi dispiace per chi, non entrando in sintonia con certa musica, si perde così tanto.

Poi dai vostri commenti si capisce benissimo qual'è il problema:

"Persa nel suo mondo di fatine e folletti, quella vocina odiosa."

"Scusate, ma non fa per me. Voce al limite della sopportazione".

Insomma, non vi piace la sua voce ed il suo modo di cantare. Non si può piacere a tutti.

salvatore (ha votato 4 questo disco) alle 13:25 del 23 giugno 2010 ha scritto:

RE: RE: RE: Non dite che è noioso....

Gull ti dirò, non è la sua voce a darmi fastidio - sebbene non la trovi entusiasmante. Il problema è che secondo me mancano proprio le canzoni, da un punto di vista compositivo. Io credo che la Newsom sia brava a creare un certo tipo di atmosfera, ma la sua scrittura latita. Come un reggiseno riempito di ovatta - o una mutanda, per non fare il maschilista -, non so se mi spiego...

gull (ha votato 9 questo disco) alle 16:17 del 23 giugno 2010 ha scritto:

RE: RE: RE: RE: Non dite che è noioso....

@daniele83:

che vuol dire che mancano le canzoni, che la sua scrittura latita?

Che cosa qualifica una determinata soluzione sonora quale canzone di spessore?

Ci sono dei parametri utilizzabili per sapere oggettivamente quando c'è capacità di scrittura?

Io resto convinto che siamo noi ascoltatori a determinare (in modo assolutamente soggettivo) quando c'è capacità di scrittura, quando c'è sostanza (giusto per riprendere un vecchio discorso irrisolto), quando "ci sono le canzoni" ecc...

Se entriamo in sintonia con quella determinata forma musicale, se siamo in grado di decifrarla, allora ci convinceremo che c'è "sostanza", c'è capacità di scrittura ecc...

A mio parere la musica quale entità oggettiva nemmeno esiste.

Non so se è capitato anche a voi, ma a me succede di riprendere nelle mani cd di 10-15 anni fa, di riascoltarli e di percepirli in modo completamente diverso. Mi sembrano altra roba, altra musica. Alcune cose le trovo adesso modestissime, quando all'epoca mi arrivavano come musica straordinaria. Ma non è solo questo, mi sembra proprio una musica diversa. Non ritrovo più la musica che ricordavo!

salvatore (ha votato 4 questo disco) alle 19:33 del 23 giugno 2010 ha scritto:

RE: RE: RE: RE: RE: Non dite che è noioso....

Ecco Gull, io la penso in modo decisamente diverso dal tuo. In arte esiste eccome l'oggettività. Bisognerebbe scindere il rapporto empatico che si stabilisce con un "prodotto" (e quindi il gusto personale, che scaturisce da una determinata sensibilità, il senso che si dà ad un'opera - e credo di questo tu stia parlando), da un giudizio critico oggettivo. Empaticamente io potrei dirti che la "recherche" proustiana non mi piace (è solo un esempio eh... ), ma spiegarti perchè da un punto di vista letterario è oggettivamente un'opera di grande valore e, allo stesso tempo, dire di apprezzare i gialli di agatha christie pur essendo libri con un coefficiente di letterarietà molto basso (scusa il paragone letterario, ma è su questo che lavoro io tutti i giorni). Lo stesso discorso può essere fatto quindi con il cinema, con la musica e con qualsiasi altra espressione artistica. Esistono quindi decisamente dei parametri per giudicare il valore di un'opera. Anche per me il rapporto empatico è fondamentale - infatti a volte apprezzo assai opere che non hanno un grandissimo valore solo per il fatto che riescono a toccare la mia sensibilità e il mio modo di percepire l'arte -, però sono consapevole che il giudizio critico è un'altra cosa. Tornando alla Newsom, credo che la sua scrittura latiti (e qui per essere più preciso e tecnico dovrei conoscere la musica, ma, ahimè, non è così) perchè da un punto di vista armonico e melodico non ci sento veramente nulla. Nulla di nuovo, intendo (e fin qui, potrei dire, anche nulla di male, poichè ci sono canzoni che mi piacciono molto, ma che non hanno aggiunto nulla alla storia della musica), ma nemmeno nulla di memorabile, nulla che mi faccia dire: "però bello/interessante/profondo/orecchiabile/indecifrabile/particolare/ricercato/immediato (ecc.) questo pezzo". Per questo parlo di scrittura che latita, di scrittura piatta, di sola atmosfera. Credo che una miriade di altre canzoni (anche di basso valore), rallentate fin quasi al silenzio, accompagnate dal suono dell'arpa e cantate da una voce come la sua (che per quanto possa non piacere, paradossalmente, contribuisce largamente alla creazione di questa atmosfera di cui parlo), sortirebbero lo stesso effetto di queste scritte dalla Newsom. Mi dispiace di non poter essere più tecnico, ma, come ho già detto, dovrei conoscere la musica. Non pretendo che gli altri la pensino come me, ma spero solo di essere stato chiaro. Però di una cosa sono presuntuosamente certo: in arte esiste il valore oggettivo di un'opera. Il gusto personale e il rapporto empatico che creiamo con questa sono un'altra cosa, più o meno importante, non conta, ma un'altra cosa.

gull (ha votato 9 questo disco) alle 23:43 del 23 giugno 2010 ha scritto:

RE: RE: RE: RE: RE: RE: Non dite che è noioso....

Non mi convinci affatto

Per te quindi esistono dei parametri per giudicare il valore di un'opera. A parte che mi ricordi quel professore che alla fine del film "l'attimo fuggente" pretendeva di trovare un criterio oggettivo per classificare il valore della poesia (!), mi pare che alla fine tu non risolva il quesito:

Quali sarebbero questi parametri?

Tu scrivi: "Tornando alla Newsom, credo che la sua scrittura latiti (e qui per essere più preciso e tecnico dovrei conoscere la musica, ma, ahimè, non è così) perchè da un punto di vista armonico e melodico non ci sento veramente nulla. Nulla di nuovo, intendo."

Ecco, tu non ci senti niente (di nuovo) da un punto di vista armonico e melodico!

Altri, magari si!

Ti sottopongo allora, un'altra riflessione che spesso mi sovviene.

Qui siamo tutti grandi appassionati di musica, il che ci spinge sempre più (almeno per me è così), a cercare forme musicali sempre diverse e possibilmente più complesse. E' un giochino per far si che il nostro ascolto sia stimolato a decifrare trame musicali più ostiche e peculiari.

Ciò ci (mi) porta ad ascolti sempre più articolati, più difficili per chi vive nel mondo comune, in mezzo alle hit da classifica, sempre più elementari, zuccherose e banali. Sempre più uguali a se stesse, senza ombra di innovazione, senza scintille di diversità.

Orbene, a me capita che se metto la mia musica in auto, chi viaggia con me dica "ma sta' cosa è musica?", "ma che è sto' schifo", "madonna mia, ma metti un pò di bbbuuona musica italiana", ecc..

Ciò che significa? Che per il 99% ed oltre della popolazione italica, un artista come Tom Waits (per dirne uno comunque famoso), piuttosto che Nick Cave (per dirne un altro non proprio di nicchia), sono dei cialtroni bizzarri inascoltabili.

Secondo i loro canoni (per loro oggettivi esattamente come quelli che ritieni di potere applicare anche tu), non è arte, ma provocazione, non è canto, ma strali di pazzi invasati ubriachi. Non sono canzoni di spessore, ma bizzarrie senza senso alcuno.

Allora, sbagliamo noi che riteniamo che un lavoro come l'ultimo triplo cd di Tom Waits sia straordinariamente creativo, anche da un punto di vista della sua vocalità, o sbaglia il 99% dei nostri amati concittadini?

Siamo noi, piccola nicchia di appassionati ad essere depositari della verità, noi minoranza quasi estinta?

Abbiamo solo noi i giusti parametri oggettivi, mentre i restanti 54.900.000 di italici no?

Non oso rileggere ciò che ho scritto!

Spero domani, a mente lucida (??) di non trovare troppe ca**ate!

salvatore (ha votato 4 questo disco) alle 20:43 del 24 giugno 2010 ha scritto:

RE: RE: RE: RE: RE: RE: RE: Non dite che è noioso....

Ohi gull, attenzione! io non voglio convicere nessuno ... Non ho visto l'attimo fuggente, quindi non so in che termini questo prof (che magari è uno stronzo saccente) si esprima. Detto questo la penso esattamente come lui:esiste un criterio oggettivo per classificare il valore della poesia. E non si tratta di essere depositari della verità e nemmeno di mettersi su un piedistallo rispetto al 99% degli italiani (ognuno ha il suo campo d'azione:se un mio amico mi dice che la macchina X è migliore della macchina Y per via del motore, dei cavalli, del consumo, ecc, io l'ho accetto, anche se magari preferisco un catorcio verde pastello che non mi fa fare nemmeno 200 metri, perchè non ne capisco nulla di motori). Si tratta piuttosto di studio e preparazione. Per una poesia - come per qualsiasi altro testo letterario - si tratta di stilistica. Un'analisi stlistica, grammaticale, lessicale, retorica, ritmica, fonologica, ecc, dicono se una poesia è di valore. Il lavoro di Verlaine non vale quanto quello di F. L., amico di mio padre, che ha pubblicato un libro, oggettivamente. Lo stesso vale per la musica, per il cinema e per qualsiasi espressione artistica. Detto questo però non sto criticando un eventuale voto alto che può essere dato all'album della Newsom. L'8 di Simone (la recensione tra l'altro è proprio bella, sul serio, molto proustiana ) ci sta tutto. E' normale che in un giudizio intervenga anche il gusto personale, il rapporto empatico che si stabilisce con un'opera ed eventuali affinità elettive. Dire però che non esistono giudizi oggettivi che qualificano una qualsiasi espressione artistica, questo no, non esiste. Mi spiace essermi dilungato ancora su una questione ormai affrontata decine di volte, ma ci tenevo a dire la mia.

modulo_c (ha votato 9 questo disco) alle 14:14 del 5 aprile 2010 ha scritto:

che bello

lo ascolto ormai da un po' e mi convince sempre piu'. che bello. che voce. a volte solare a volte nostalgico.

Dr.Paul alle 14:19 del 5 aprile 2010 ha scritto:

ma è diventata bona o sbaglio? che strano tipo che è...con quest'arpa e quella vocina, la bocca storta...difficile dare un voto, si potrebbe dare 4 o 8 secondo lo stato d'animo! certo un triplo è impegnativo, aspetto che rebby indichi brani da estrarre per una compilation ghghg (no dai prima o poi mi immergo)

modulo_c (ha votato 9 questo disco) alle 14:24 del 5 aprile 2010 ha scritto:

fenomeno

ma e' lei stessa che suona l'arpa???? scusate l'ignoranza ma non lo sapevo prima di vedere il video. che donna fenomenale. la vorrei in soggiorno che mi strimpella qualche dolce pezzo, il lunedi mattina, al risveglio.

Dr.Paul alle 15:37 del 5 aprile 2010 ha scritto:

ue' modulo_c ti piace farti strimpellare eh? ))

simone coacci, autore, alle 15:48 del 5 aprile 2010 ha scritto:

RE:

Eh, da una come lei si, assolutamente. A chi non piacerebbe? Joannona Coscialunga, per gli amici. Gh gh gh.

Utente non più registrato alle 15:53 del 5 aprile 2010 ha scritto:

Tra i dischi dell'anno a mio avviso. Ottima la recensione.

loson (ha votato 4 questo disco) alle 16:18 del 5 aprile 2010 ha scritto:

Prolisso, troppi epidosi mediocri, voce e stile pericolosamente instradati verso un'aderenza acritica ai celebrati moduli cantautorali (Joni Mitchell, Rickie Lee Jones, Kate Bush) che il ciclico "Ys" cercava, al crocevia fra fuoco e tempesta, di eludere. Come se non bastasse, la scrittura non è mai stato il forte di Joanna, e qui viene fuori impietosamente. Si salva giusto qualcosina (Good Intentions Paving Company, '81, Jackrabbits), ma nel complesso una delusione. Non delude affatto, invece, la (ovviamente bellissima) recensione...

simone coacci, autore, alle 19:24 del 5 aprile 2010 ha scritto:

RE:

Dai, nemmeno "Soft As Chalk" ti piace? Per me è tra le più belle. Scoppiettante e scorrevole.

PS: grazie per i suggerimenti e i complimenti, a te e agli altri.

galassiagon (ha votato 7 questo disco) alle 18:37 del 5 aprile 2010 ha scritto:

Il primo album di Randy Newman è il riferimento più azzeccato..insieme alla voce della Bush.

Luca Minutolo (ha votato 1 questo disco) alle 21:46 del 5 aprile 2010 ha scritto:

Nei confronti di Joanna Newsom sono molto schietto e terra terra...S'appende ai co%&$£%&"£....Persa nel suo mondo di fatine e folletti, quella vocina odiosa...Sorreggere poi la bellezza di due dischi, mette veramente a dura prova la mia pazienza...Mi prudono le mani....

Marco_Biasio (ha votato 8 questo disco) alle 22:18 del 5 aprile 2010 ha scritto:

Passo domani per il voto ed il commento sul disco, che merita, come scrive Simone, decisamente molto tempo. Nel frattempo però mi sono letto la recensione e mi devo ancora una volta congratulare con te: oltre ad essere molto elegante in una veste puramente estetica, aderisce al disco come poche (nessun) altra. Davvero un gran lavoro...

target (ha votato 8 questo disco) alle 22:32 del 5 aprile 2010 ha scritto:

Davvero: mi unisco ai complimenti per te, intanto (ho alle spalle solo un ascolto e mezzo della joannona, e non basta: le impressioni, di certo, sono positive). I riferimenti letterari allo 'stream' joyciano, in particolare, e a una certa classicità americana ri-proposta in chiave moderna mi sembrano azzecatissimi, da una parte per l'evidente logorrea della Newsom, dall'altra per una tendenza a coprire quanta più America possibile, per quanto da una prospettiva molto connotata. Una pastorale americana in musica?

gull (ha votato 9 questo disco) alle 22:45 del 5 aprile 2010 ha scritto:

Folletti e fatine???

Ho in cuffia "No Provenance". Una grazia, un senso per le sospensioni, i silenzi, gli spazi. Qui siamo ad un livello di pura eccellenza. Mi prudono davvero le mani............

sarah (ha votato 7 questo disco) alle 15:56 del 6 aprile 2010 ha scritto:

Disco che ha diviso in tanti, se i voti variano dal 9 all'Uno......per me è democristianamente discreto, niente più. Lei è davvero brava, ma un po' di concisione in più non avrebbe guastato già sul celebre Ys.

Luca Minutolo (ha votato 1 questo disco) alle 18:05 del 6 aprile 2010 ha scritto:

Tanta forma e poca sostanza...Sotto i giochini vocali si nasconde un vuoto che non è fatto di silenzi e lunghi spazi solenni, ma di veri e propri momenti di stasi sonora che pesano inesorabilmente...E non che i frangenti armonici e melodici siano meglio, ovattati nel loro universo fiabesco a lungo andare la palpebra fa fatica a rimanere aperta...

gull (ha votato 9 questo disco) alle 18:43 del 6 aprile 2010 ha scritto:

@ Luca

prova a definire e separare concettualmente la forma dalla sostanza in ambito musicale.

Dico la mia: in musica forma e sostanza sono la stessa cosa.

Anzi mi viene da pensare che la musica è solo forma, la sostanza la "mettiamo" noi ascoltatori. Almeno, questa è la mia idea.

Marco_Biasio (ha votato 8 questo disco) alle 22:05 del 6 aprile 2010 ha scritto:

Ecco, io invece mi sento di non quotare in toto nè l'intervento di Matteo nè quello di Luca. Joanna ha dato vita ad un'opera che, per quanto mi riguarda, prende profondamente le distanze, concettualmente e musicalmente, da una cosa come "Ys". Sicuramente più pop, solare, aperta, cantautorale e meno barocca, ridondante e leziosa (per quanto, comunque, anche nel disco precedente non avessi trovato nessuno di questi tre aggettivi in parti rilevanti). Il primo disco incontra, in particolare, il mio favore assoluto. Apprezzabilissimi i respiri melodici di "Easy" e "'81", semplicemente imperdibile l'operetta "Have One On Me" con le sue stratificazioni di armonie e cambi di tempo (forse il brano più bello che la Newsom abbia mai scritto), incredibile la strumentazione su "Good Intentions Paving Company" e l'andatura di "No Provenance", ambientazione sonora che sta fra Alice In Wonderland e The Secret Garden ("Baby Birch", invece, con i suoi intrecci d'arpa, è forse il retaggio più vicino a "Ys"). Il secondo disco riprende subito il discorso interrotto poco prima, e lo fa con piglio eccezionale e straordinaria autorità ("You And Me, Bess", sebbene l'etereo folk del breve inciso di "On A Good Day" abbia una melodia così incisiva da rimanere immediatamente impressa). Qui mi pare spicchino particolarmente la veste minimalista di "Jackrabbits" ed i vertiginosi voli pindarici di "In California", con strappati vocali molto simili, per impennata ed intensità, al crescendo di "Only Skin", il mio pezzo preferito di "Ys". Poi sul finire un piccolo calo di tensione con "Occident", una ballata pianistica tutto sommato dispensabile. E' nel terzo disco che, a conti fatti, l'attenzione scende. Sicuramente pezzi da sforbiciare ("Autumn") ed altri da eliminare in pieno ("Ribbon Bows"), anche se sono bellissime "Soft As Chalk", "Does Not Suffice" (un blues?!?) e le progressioni di "Kingfisher". Un peccato, perchè mi fa necessariamente scalare il voto verso il basso. Un giudizio che rimane, in ogni caso, molto alto (siamo sull'8,5). Joanna ha dimostrato ancora una volta di poter fare quello che vuole, con i mezzi che più le aggradano, rischiando la logorrea solo sulla carta perchè poi, alla prova del fuoco, tutto il corpus mi pare molto agile e facile da ascoltare. Se poi non piace la sua particolare intonazione, o gli strumenti con cui si accompagna (ma oserei dire, per questa prova, il tessuto strumentale dei suoi brani) allora è un altro discorso. Ma proprio non mi pare ci sia il rischio di annoiarsi o di rimanere a bocca asciutta. Inciso finale: per me la Newsom è sempre stata una bellissima donna. Ma come tutte queste artiste rimaste un po' fanciulle, deve avere un carattere del cazzo Ancora complimenti a Simone.

target (ha votato 8 questo disco) alle 12:42 del 7 aprile 2010 ha scritto:

RE: corpus molto agile e facile da ascoltare

Beh, dai, Marco, agile non è proprio l'aggettivo che userei! E' un disco che va assoporato, secondo me, come un libro di poesie (ma di quelli belli tosti, un'opera omnia di 1200 pagine più alta che larga): piluccando qua e là, attraversando i suoi meandri sempre da prospettive e da strade diverse. Così sto facendo, e arrivo sempre alla conclusione che di gran disco si tratti. "Go Long", "Soft as chalk", "You and me, Bess" e "Occident" le mie stazioni preferite.

Marco_Biasio (ha votato 8 questo disco) alle 14:18 del 7 aprile 2010 ha scritto:

RE: RE: corpus molto agile e facile da ascoltare

Mah, sai, io ho sempre sentito Joanna un'artista molto potabile. Non ho mai percepito grosse difficoltà nell'ascoltare i suoi dischi, e questa nuova forma pop mi è sembrata davvero scorrevole. Sono strano io

target (ha votato 8 questo disco) alle 18:50 del 7 aprile 2010 ha scritto:

RE: RE: RE: corpus molto agile e facile da ascoltare

Eh, ma tu sei uno zorniano: non vale! Sì, è vero che JoanOfArc è accessibile, soprattutto in questo disco, ma a piccole dosi (piccole per dire, visto che i pezzi durano mediamente 7-8 minuti).

Luca Minutolo (ha votato 1 questo disco) alle 9:07 del 7 aprile 2010 ha scritto:

Dipende...A volte gli artisti decidono di dare "forma" alla forma musicale lasciando che siano gli ascoltatori a riempirla di contenuti, a volte forma e sostanza vengono plasmate dall'artista stesso, donando a canzoni ed album una vita propria, come delle entità a sè stanti che non hanno bisogno di un ascoltatore che attribuisca loro un significato...E quasi sempre quest'ultimo caso coincide con i grandi dischi senza tempo...Lo so, è una visione piuttosto metafisica, ma personalmente sento la musica come il risultato di qualcosa che va oltre l'intelletto umano, di cui l'uomo funge da braccio e catalizzatore....Vabbè, ora sto divagando...

paolo gazzola (ha votato 8 questo disco) alle 12:02 del 21 aprile 2010 ha scritto:

Ebbene, mi sono preso il mio tempo. Disco bellissimo, che proprio dietro il carattere "classico" nasconde la propria, sottile, grandezza. Tante canzoni splendide (le ultime quattro del primo disco su tutte) ed altre (poche) sì, non indimenticabili. Due cose, extra musicali peraltro, mi fanno storcere un po' il naso: il dubbio della megalomania che aleggia dietro l'angolo e l'esibizione di femminile beltà nel packaging interno. Non che non sia piacevole a vedersi, ma cazzo, 'ste cose lasciamole ad altre.

Filippo Maradei (ha votato 7 questo disco) alle 18:01 del 25 maggio 2010 ha scritto:

Bello, ma preferisco dieci, cento, mille volte "Ys".

Senza dubbio.

swansong (ha votato 4 questo disco) alle 17:29 del 23 giugno 2010 ha scritto:

Secondo me avete ragione entrambi (daniele_83 & gull). Credo che il sofisticato e tutto sommato condivisibilissimo pensiero di gull, in particolare, non faccia una grinza. Ma, secondo me, sebbene apparentemente "profondo", si ferma alla superficie del problema. Faccio una critica a me stesso per primo (perchè la penso come te...), ma mi pare troppo comodo e riduttivo dire: la musica è come la percepiamo in quel particolare momento o periodo della nostra vita e, per ciò, le diamo "sostanza". La musica non è solo (è principalmente, ma non solo)

emozione o empatia. C'è, ci deve essere di più. E quando si commenta un disco, dato che non si ha magari lo spazio o la possibilità di argomentare a fondo il proprio parere e certo non si può scrivere un trattato, magari ci si limita a dire "bello", "mi piace", "mi arriva". D'altro canto, e veniamo al lavoro in questione, tolti i panni del commentatore "emozionale" e guardando alla sostanza, non posso che condividere quanto dice Daniele: c'è atmosfera, ma mancano le canzoni...e la buona e brava Joanna, mi spiace, non inventa proprio nulla, nè dal punto di vista vocale, nè da quello compositivo. Poi quello che fa lo fa bene, per carità, ma è un altro discorso...

Dr.Paul alle 23:49 del 23 giugno 2010 ha scritto:

eh ma gull, se nn esistono parametri chi lo dice che (incollo tue parole) "le hit da classifica, sempre più elementari, zuccherose e banali. Sempre più uguali a se stesse, senza ombra di innovazione, senza scintille di diversità".

perche la musica che ascolti tu ha scintille di diveristà e innovazione? chi lo dice? esempi?

gull (ha votato 9 questo disco) alle 23:52 del 23 giugno 2010 ha scritto:

RE:

Lo dico io, sulla base dei miei parametri soggettivi.

Dr.Paul alle 23:54 del 23 giugno 2010 ha scritto:

eh ma è un po pochino, io che sono fan di christina aguilera ti dico che lei è molto piu suggestiva della musica che ascolti tu! come la mettiamo?

gull (ha votato 9 questo disco) alle 23:57 del 23 giugno 2010 ha scritto:

RE:

La mettiamo che sei d'accordo con cio' che ho scritto!

Dr.Paul alle 0:01 del 24 giugno 2010 ha scritto:

no e che mi fai rileggere il poema? abbandono...)

fabfabfab alle 13:21 del 24 giugno 2010 ha scritto:

Dling Dlong! LA direzione avvisa i Gentili Utenti che d'ora in avanti sospenderà le trasmissioni non appena verrà affrontato il discorso "oggettività/soggettività come criterio di valutazione della musica".

fabfabfab alle 15:50 del 24 giugno 2010 ha scritto:

RE:

Dling Dlong! La Direzione avvisa che il Sig. Fabio Codias NON è la Direzione.

gull (ha votato 9 questo disco) alle 15:12 del 24 giugno 2010 ha scritto:

Cancellate tutto allora

fabfabfab alle 15:36 del 24 giugno 2010 ha scritto:

RE: gull!

Sto scherzando! Niente di inopportuno o inutile, ci mancherebbe. Stavo ironizzando perchè è una discussione che ogni volta che salta fuori diventa eterna ... tutto qui.

gull (ha votato 9 questo disco) alle 17:02 del 24 giugno 2010 ha scritto:

RE: RE: gull!

Ah ah! Mi ero sentito uno stronzo. Un po' come Lippi in questo momento

gull (ha votato 9 questo disco) alle 15:13 del 24 giugno 2010 ha scritto:

Tutto quello che ho scritto, intendo. Se ritenete la discussione banale, noiosa, inopportuna, stupida o quant'altro.

simone coacci, autore, alle 15:17 del 24 giugno 2010 ha scritto:

RE:

Ma no, tranqui, Fabio scherza

simone coacci, autore, alle 15:21 del 24 giugno 2010 ha scritto:

RE: RE:

è la classica discussione-fiume di cui non si verrà mai a capo. Ma tu non sei stato nè noioso, nè inopportuno.

bargeld alle 18:35 del 24 giugno 2010 ha scritto:

Dling Dlong! La Direzione avvisa che il Sig. Fabio Codias NON è la Direzione.

ahuahauhauhahuah io voto Codias for president!

Filippo Maradei (ha votato 7 questo disco) alle 0:03 del 14 luglio 2010 ha scritto:

DATE ITALIANE! 28 settembre 2010 - Roma - Auditorium Parco della Musica (sala Sinopoli) Biglietti 18/22 euro / 27 settembre 2010 - Milano - Teatro dal Verme Biglietti 18/22 euro + d.p.

Totalblamblam (ha votato 8 questo disco) alle 20:18 del 26 ottobre 2014 ha scritto:

ebbene si ma sta Joanna mi ha sorpreso. è il disco, si fa per dire visto che è un triplo , che la Kate Bush ma che dico I Chicago non riescono a darci più.