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R Recensione

6,5/10

Ain Soph

I

Gli Ain Soph sono un gruppo - o meglio un’entità - leggendario che nel corso degli anni ha saputo conquistarsi un seguito esiguo ma selezionato, raggiungendo un vero e proprio status di culto. Formatisi nei primi anni ’80 a Roma, hanno iniziato la loro attività pubblicando una serie di nastri non destinati alla pubblicazione ma intesi come veri e propri rituali “magici”. Si trattava di esperimenti sonori ispirati a testi di magia, in particolare al pensiero di Aleister Crowley e al suo tomo “Magick”. L’approccio era estremamente naif ma, nondimeno, aveva una potenza evocativa e un feeling genuino unico. Le sonorità creavano un’atmosfera esoterica e mistica, degno accompagnamento di un libro di Julius Evola o di un romanzo occulto di Gustav Meyrink. Per fortuna il valore di queste registrazioni non passò inosservato, tanto che di loro si interessò la Misty Circles pubblicando in cassetta i primi 3 lavori a nome Ain Soph, che assieme costituiscono una vera e propria trilogia del pensiero magico.

Si possono fare sicuramente dei paragoni con i primi Current93, alfieri dell’esoteric-industrial, ma, in realtà, manca qui la capacità di assemblamento delle fonti sonore di quel mitico progetto. In Italia l’esperienza più vicina a quella degli Ain Soph è stata, per certi versi, quella dei Sigillum S, gruppo industrial che, in lavori come “Bardo Thos Grol”, ha esplorato universi sonori e mistici affini (non a caso i due gruppi hanno anche condiviso un nastro pubblicato dalla Cthulhu). Tuttavia, nonostante l’evidente rozzezza del materiale sonoro, il fatto che si trattasse di un'esperienza che andava al di là del mero discorso musicale, rendeva in qualche modo unici questi esperimenti (tanto che, personalmente, li preferisco persino ai citati e pur amati Current93).

In seguito il gruppo romano sarà capace di pubblicare anche album più complessi ed elaborati come “Kshatriya” e “Ars Regia”. Per fortuna la meritoria Old Europa Café ha ristampato tutta la citata e leggendaria trilogia cominciando da questo “I”.

I” è il primo lavoro della band romana e cattura tutta l’energia di quel mitico periodo. Immaginatevi di essere in una chiesa sconsacrata mentre si celebra una messa nera: è questa la sensazione che avrete ascoltando queste composizioni esoteriche, composte con mezzi e manipolazioni elettroniche estremamente semplici: il risultato è in ogni caso garantito e riuscirà a trasportarvi realmente in un’altra dimensione.

L’album è diviso in 2 parti e contiene 4 tracce: la prima è un lungo loop infinito e monotono in cui possiamo ascoltare anche rintocchi di campane e percussioni e rumori inquietanti. Il pezzo è stato composto e ispirato dal già citato “Magick” di Aleister Crowley e dall’opera “La magia della cabala” di S.L. MacGregor Mathers. La seconda parte è decisamente più interessante e varia. La prima sezione è degna della colonna sonora di un film horror ed è sempre ispirato dalla lettura di Crowley, venendo descritto nel booklet come “la registrazione di un coinvolgimento reale”, mentre la successiva, ispirata dalla lettura di un testo di Paul Huson, ha un’atmosfera realmente mistica che vi porterà in una dimensione oscura alla ricerca di una realtà nascosta. L’ultima sezione è un rituale esoterico cupo e oscuro dove vengono recitate formule che descrivono i compiti dell’adepto ed è tratto dal “Liber Cheth” di Aleister Crowley.

In questa prima incarnazione Ain Soph erano Foraenovis e Atrocity. Certo, per apprezzare appieno questo tipo di musica è sicuramente importante provare anche un po’ di interesse per tematiche “esoteriche” ma non è strettamente necessario: se avete il gusto estetico per l’avanguardia esoterica dei primi Current93 e per certo dark-industrial troverete pane per i vostri denti.

 

 

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