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R Recensione

7/10

Dušan Jevtović

No Answer/Live At Home

La Moon June Records descrive il disco come “un’atmosfera ECM filtrata attraverso i Radiohead ascoltata in un intimo jazz club da ore piccole”. La mia suggestione era per Pat Metheny & Lyle Mays che in Serbia incontrano il trio di Esbjorn Svensson ed omaggiano la terra che li ospita con richiami alla tradizione locale. Per la terza prova da solista, il chitarrista serbo Dušan Jevtović ha scelto una formazione bassless a tre, unendosi al tastierista di Belgrado Vasil Hadžimanov, studi a Berklee e collaborazioni fra Usa ed Europa, ed il batterista israeliano Asaf Sirkis, fra i più impegnati drummers in circolazione, già sentito all’opera nelle improvvisazioni ispaniche a fianco di Markus Reuter e Mark Wingfield, sempre su Moon June. “No Answer” gioca molto del suo fascino nel dualismo fra la chitarra ruvida e metallica del leader e le tastiere liriche e pervasive di Hadžimanov, che assicura anche il supporto ritmico tramite il mini moog, delegando al drumming eclettico di Sirkis l’ossatura ritmica di composizioni di ampio respiro, che sposano suggestioni prog a formule jazz rock in un clima generale privo di asperità e segnato un mood di lieve malinconia. La title track con la sua liquida intro di tastiere, contraddetta presto dallo squassante ingresso di una chitarra sporca e groovy, racconta già molto degli equilibri sonori in gioco, che negli episodi successivi si arricchiscono di progressioni e sincopi prog condotte dal piano elettrico e dalla chitarra (“Frusci”, “No Answer”) e di richiami folk (l’avvio di “A Ver”, il tema raccolto di “Prayer”, la melodia nervosa di “El Oro” spezzata da breaks atonali), declinando, invece, la propria dinamica in chiave acustica nella leggiadra “Yo Sin Mi”, o incrociando la fusion più aggressiva di “Lifetime”. Meno riuscito l’episodio finale “The Place With A View”, disperso troppo presto in una estenuante nebbia post rock.

Il “Live At Home” uscito a pochi mesi di distanza grazie all’iniziativa del Centro culturale per studenti di Kragujevac, ripropone parte del materiale di “No Answer” in formula di quartetto, con il bassista Pera Krstajić ed il batterista Pedja Milutinović, a fianco di Jevtović ed Hadžimanov, con un taglio maggiormente aperto alla sperimentazione ed alcune novità che raccontano di un collettivo in costante  evoluzione. Ampio sviluppo dei temi, spazio ad estese parti improvvisate, e maggiore propensione agli esperimenti sonori, specie nelle lunghe ed avvolgenti “Ohrid” e “Briga”. Completano un concerto dall'ineccepibile presa sonora le assonanze ai King Crimson di “Babe”, una spigliata e dinamica “New Pop”, e l’inserimento di alcune parti vocali corali, che accentuano la componente folk di questo interessante e promettente autore.

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