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R Recensione

7/10

Lorenzo Feliciati

Frequent Flyer

Non poteva scegliere titolo più adatto che “Frequent flyer”, Lorenzo Feliciati, il bassista romano visto sul palco genovese dell’edizione 2011 di Gezmatazz con il suo gruppo Naked Truth, per introdurre il nuovo album solista da poco pubblicato per la Rare Noise, etichetta italo inglese attiva trasversalmente fra jazz, rock e avanguardia .

Viaggi frequenti per motivi di lavoro, fra uno studio di registrazione e l’altro, come bassista di svariati progetti pop e blues (da Fabi a Mannoia, Ciotti e molti altri), ma anche viaggi fra diversi mondi sonori , il progressive, il jazz, la world music, inclusi omaggi a Wayne Shorter ed ai King Crimson, che fanno parte del vasto atlante sonoro personale del musicista.

L’inizio, con  “The Fastswing Park Rules”, che vede impegnati Bob Mintzer dei Yellowjackets al sax e Lucrezio De Seta alla batteria, chiarisce che siamo atterrati vicino al giardino di Robert Fripp, ma subito dopo si riparte con le spirali di basso di “Groove first” , si plana sulle ali del progressive con “93” e “Riding the orient express” con la batteria di Pat Mastelotto e le chitarre di Phil Brown, per arrivare ad una versione molto percussiva di un classico del jazz, “Footprints” del sassofonista Wayne Shorter.

Si prosegue in volo notturno con le atmosfere felpate di “Never forget”, condotta dalla tromba effettata di Cuong Vu, già collaboratore di Pat Metheny, per tornare in piena luce con il galoppante omaggio a Jaco Pastorius di “Gabus and ganables” insieme al collega Patrick Djivas, nella Pfm dei tempi d’oro, e giungere al trip hop mutante di “The white shadow story”, uno dei pezzi migliori dell’intero lavoro.

Preceduto dalla  ulteriore breve digressione prog di “Law and order”, è collocato l’omaggio finale, riverenza al maestro di cerimonie: “Thela Hun Ginjeet” dei King Crimson (da “Discipline”), è anche l’unico brano cantato da Guido Block e qui Feliciati dà libero sfogo alle corde del proprio basso. 

Al termine del viaggio, atterraggio perfettamente riuscito, per un lavoro che incuriosisce ed invita ad ascolti ripetuti, grazie allo sviluppo basato sulla continua alternanza di generi ed atmosfere, ed alla poliedrica vena compositiva di Feliciati.

Un’occasione da cogliere, appunto, al volo.

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