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R Recensione

7/10

Zeus!

Zeus!

Siete una banda di miserabili sporcaccioni. Come se non potessi intuire che cosa avete pensato, la prima volta che avete visualizzato questa copertina: oh mio Dio, ma questa è una…! E giù di risate. Per ritornare indietro a cotanta ambiguità devo ricorrere ad una citazione d’antan, persino illustre, direttamente dal Messico più goregrind che si possa immaginare: più precisamente, una vecchia copertina dei mai troppo ricordati Paracoccidioidomicosisproctitissarcomucosis (…eh?!?). No, non ho bestemmiato: esistono davvero. Lascio la prova di Google a chi ha tempo da perdere e coraggio da investire. Tutti gli altri si preparino invece a ricevere in pieno volto, come ideale contrappasso, l’urlo straziante che prorompe dalla rosea ugola squarciata (capito cos’era?). Un grido esistenziale di radicale riaffermazione intellettuale: la protesta dell’impotenza che strilla a pieni polmoni il suo disappunto.

Ci vuole altresì una notevole fantasia, o un’altrettanto estesa propensione ad infrangere con nonchalance le barriere (mentali) della musica italiana nel coniugare assieme Luca Cavina, motore propulsivo dei Calibro 35, e Paolo Mongardi, ex picchiatore dei patavini Jennifer Gentle. Roba che nessuno si sognerebbe mai di associare i due musicisti ad un progetto e ad un gusto – di che tipo, lo vedremo più avanti – in comune. Sia mai: chi fa colonne sonore fa colonne sonore, chi compone psichedelia si riempie di acidi (ma non gli stessi delle colonne sonore). Ed invece, alchimia per alchimia, ne viene fuori una delle aberrazioni soniche maggiormente interessanti dello spettro italiano. Costruita, con ogni probabilità, non per durare a lungo, ma per incidere in profondità. Scavare nelle coscienze degli ascoltatori. Spalare fuoco sulla prevedibilità. Saettare fulmini sulle rovine dell’avantgarde metal di fine millennio. Un massacro fisico e mentale perpetrato attraverso l’elettricità crepitante delle pedaliere di un basso mai domo e uno smisurato drum kit.

Gli Zeus! corteggiano a lungo lo stereotipo grind. Date un’occhiata ai titoli: vi troverete giochi di parole al limite del paradosso. C’è però ben poco da ridere a tastare la tensione che contamina ogni brano. Se pensate che una formazione ristretta a due elementi non possa essere poi così pericolosa, aspettate di sentire “Suckertorte”, tiritera elettronica condotta sul filo dell’esasperazione math-core cara ai Dillinger Escape Plan. La voce è ridotta ad un incomprensibile rantolo, un soffio, un sospiro, quasi un’ulteriore distorsione scagliata con furia nel marasma generale. Gli incastri strumentali si cercano e si completano con una precisione ipnotica: i tom giocano a tetris nella stasi di “Giacomo Leopardi”, cieco hardcore sempre pronto a debordare in una spettacolare effettistica psichedelica, mentre il ruolo portante della chitarra viene ridicolizzato e messo in discussione non appena risorge lo spirito folle, anticonformista e ghignante del giusto Mike Patton in Fantômas (“Koprofiev”, spirito metallico e sporcizia crust).

In ogni caso, non vi basterà inquadrare il gruppo nel novero delle meteore casiniste di turno. Lo dimostra il pur notevole eclettismo del breve plot, sempre alla ricerca di risoluzioni differenti (“Ate U” muore in una sgretolante ansa sludge, dopo aver tentato un’illusoria quanto pregevole rincorsa interstellare) e capace di mostruose, orrorifiche evoluzioni su minutaggi complessi e composti: “Turbo Pascal” scaglia la profondità teatrale dei Residents di “Not Available” dentro un catastrofico gorgo industriale in crescendo, con le improvvise visioni scorciate di certo ambient deforme degli ultimi Zu – la compattezza iconoclasta è forgiata dalla stessa matrice – mentre “Golden Metal Shower”, costruendo rarefazioni post metal che cavalcano le onde anomale del vecchio thrash anni ’80, suona come se nei poliziotteschi cominciassero ad utilizzare bombe al cobalto anziché mitra ed armi da taglio.

Crudo, fratturato, diretto, perfettibile: l’Italia non aveva ancora un disco così.

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Voto degli utenti: 6,9/10 in media su 5 voti.
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C Commenti

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Luca Minutolo (ha votato 8 questo disco) alle 9:15 del 25 ottobre 2010 ha scritto:

Un disco ottimo! Groove pazzesco ed energia psicotica a palate! A tratti mi ricordano gli Hella più malati...

Emiliano (ha votato 8 questo disco) alle 19:07 del 25 ottobre 2010 ha scritto:

Bravi davvero. Fra Fantomas e Dillinger come dici tu, con certi stacchi che mi ricordano quel bel grind che ascoltavo da giovine e un non-so-che funkeggiante. Disco di violenza intelligente.

bart alle 12:54 del 27 ottobre 2010 ha scritto:

La coperitna più brutta che io abbia mai visto!

bart alle 12:55 del 27 ottobre 2010 ha scritto:

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