Dillinger Escape Plan
Calculating Infinity
A scanso di equivoci, è meglio chiarire subito che "Calculating Infinity" è uno degli album fondamentali degli anni '90. Da qui parte il filone del cosiddetto "math-core", uno stile musicale dove hardcore, noise, grind, free-jazz e progressive si uniscono in un suono unico e particolare, dissonante, irregolare ed estremo. Difficile da assimilare ai primi ascolti, al giorno d'oggi è uno dei generi di più largo successo grazie al lavoro compiuto da questo folle combo del New Jersey, che esplose nel 1999 come un fulmine a ciel sereno dopo un ottimo EP dal nome "Under The Running Board".
"Calculating Infinity", prima pietra miliare del genere, può apparire assolutamente senza senso al primo impatto: lo si ascolta distrattamente e pare un'accozzaglia di riffs messi a caso e mal suonati, sorretti a malapena da una batteria che sembra andare a casaccio, con sopra un tizio pronto a molestare i nostri padiglioni auricolari con delle urla sconnesse. Solo attraverso una lenta assimilazione si comincia ad avere un quadro maggiormente definito: ed ecco che ogni passaggio, benchè dispari ed apparentemente fuori luogo, acquista una sua funzione ben precisa nel brano, il cantato si fa più intellegibile e pure i riffs si cominciano a distinguere nel loro intricatissimo e complicato scorrere. Non troverete un solo 4/4 durante tutto il disco, e nemmeno un riff melodico: dissonanza, nient'altro che dissonanza e stordimento. La violenza dei Dillinger è certamente prima psicologica che fisica: è studiata in ogni minimo dettaglio, calcolata perfettamente senza errori, eseguita senza sbavature ed interpretata magistralmente. Il mondo dipinto dai nostri è irrazionale, astratto, geometrico, caotico, ma non appena vi lascerete andare all'assalto sonoro del disco lo coglierete in tutta la sua irruente bellezza, nella sua stridente e quanto mai metallica brutalità.
Le 11 canzoni dell'LP durano tutte sui 2 - massimo 3 minuti, il che rende l'ascolto sicuramente più "facile", in quanto la scelta di non mettere troppa carne al fuoco rende l'ascolto meno pesante.
Non sto a descrivere le singole tracce, in quanto l'album è da considerarsi come un unicum di mezz'ora; la suddivisione in canzoni è probabilmente solo un modo per agevolare l'ascoltatore. Tuttavia vanno citati tre pezzi che tendono un po' a staccarsi dal contesto del disco: la title-track, con il suo incidere funky irregolare, "Weekend Sex Change", con la sua atmosfera da film di alta tensione e "*#...", sessione ambient/industriale.
In ogni caso, non pensate di cogliere al volo il senso di questo disco: non è facile. Ma se siete patiti dell'estremismo sonoro, del tecnicismo mai fine a se stesso e della dissonanza allora comprate questo "Calculating Infinity" ad occhi chiusi, disco indispensabile per capire certi sviluppi del metal del 2000.
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