R Recensione

8/10

Future of the Left

Curses!

Già preannunciato da una manciata di singoli, da una serie di 7” in quantità limitata e da brani proposti sul loro MySpace, ecco arrivare il disco sulla lunga fistanza che lancia i Future of the left nel vasto panorama rock. Un ritorno di fiamma potremmo dire per i nostalgici dei Mclusky, considerando che dalle loro ceneri Andrew Falkous , cantante/chitarriste, Jack William Egglestone, batteria, insieme ad Louis Mathias Kelson ex bassista dei Jarcrew, hannod ato vita ai Future of the left. La cosa potrebbe considerarsi anche un segnale mandato ai fans più scettici dei rimpianti Mclusky (come me!), che la stoffa c’è e si sente subito al primo ascolto.

Curses è l’album di una band che ha realmente ritrovato il piacere di suonare. I Future of the left non sono solo un semplice clone dei gallesi Mclusky, sono molto di più. Le sonorità sono molto distanti da episodi come “So Dollars” e l’originalità stilistica rende tanto più interessante questo lavoro fatto da pezzi micidiali e tanto mestiere. L’album trae evidenti spunti da un math-rock d’impatto , rock massiccio fatto di giri di chitarra sornioni e rasoiate elettriche, il tutto racchiuso in canzoni brevi, compatte e con una notevole varietà di registri. Un suono travolgente proveniente da un mondo totalmente esplorato in tutte le sue possibili e svariate forme, ma capace ancora di mutare, divertire, scuotere e soprattutto di ammaliarci.

Canzoni dai ritmi incalzanti, pesanti e sincopati, come l’iniziale The Lord hates the Coward dai risvolti noisy, ma è soprattutto ascoltando Fingers becomes thumbs che si ci ritrova immersi in raffiche inesorabili del più puro hardcore. Allo stesso tempo, i riff di chitarre squadrate in Plauge of onces generano rabbiose tossine che insieme ai giochi di synth e basso in Mancham esplodono in aria lasciandoci sospesi tra passato (Mclusky) e futuro (Future on the left). Il groove di un rock’n’roll compatto (Real man hunt in packs ), i ritmi marcati hard-rock di Adeadenemyalwayssmellsgood, le melodie pop di suddenly it is a folk song, i testi al limite del nonsense di Wrigley scott (”sousage in the sticks”), e la delicata ballate per piano e voce di the contrarians chiudono l’ascolto di un album sorprendente.

È arrivato adesso il momento per i Future of the left di riscuotere i meritati consensi e di lasciare alle spalle il passato.

V Voti

Voto degli utenti: 6,7/10 in media su 3 voti.
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Lux 7/10

C Commenti

Ci sono 2 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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Alessandro Pascale (ha votato 9 questo disco) alle 9:47 del 24 dicembre 2007 ha scritto:

disco strepitoso. E francamente è stata dura lasciarlo fuori dalla top ten 2007

Lux (ha votato 7 questo disco) alle 17:28 del 11 aprile 2008 ha scritto:

Applausi

Un disco che ho colpevolmente ascoltato poco, ma è stata una sorpresa inaspettata. Un 7 abbondante.