Globetrotter
Fibonacci
Con i ternani GueRRRa che, in questi stessi giorni, con formazione ridotta allessenziale interplay chitarra-batteria, sono entrati in studio di registrazione per dare corpo ai brani dellatteso seguito di Lampo (2012), ecco che da Benevento spunta fuori un altro duo, fulmineo, geometrico e inventivo quanto basta per divertire (e divertirsi). Arbitrariamente si appioppano, i Globetrotter, letichetta math-core, e qualche riff ribassato, abissale, ai limiti del djent effettivamente lo piazzano (nel singolo Pachiderma, ad esempio, dove Giovanni Nazzaro cerca la propria sintesi personale tra i cripto-slap chitarristici à la Les Claypool e certe esasperate dissonanze dei primi Dillinger Escape Plan). In linea di massima, tuttavia, ci pare che Fibonacci (nomen omen ), sophomore del s/t di due anni fa, si muova su coordinate sì matematiche e cervellotiche, ma equidistanti sia dagli sperimentalismi gratuiti del filone ipertecnico leggasi: la degenerazione degli spunti Cephalic Carnage sia dai frangenti più crudi di tutti quei gruppi metal che, un bel giorno, hanno deciso di darsi allaritmetica.
Il pezzo migliore del brevissimo full length (ventiquattro minuti: ottima scelta) è Untore, che sfodera una multitasking chitarra jazz a continua gittata modale, un Joe Morris che si districa tra sbilenchi arpeggi in ottavi e semitoni distorti: laccostamento spirituale e sottocutaneo con New Mumba degli Athene Noctua, pur estremamente differente come mood, arrangiamento e sofisticatezza, viene quasi naturale. Il solito Nazzaro fa la spola tra il Fripp angolare di Red e quello plastico, flangerato, volatile di Beat in The March Of Lefthanded Butterflies (ci finisce in mezzo anche del prog-core spurio, sponda Triclops! o giù di lì) e limmancabile, silenziato groove esplode alla distanza, con una King Cococock che spacca in quattro il capello di Ian Williams. Piacciono meno, i due campani, quando decidono di alzare lasticella dellambizione tecnica: la logorrea prevale sul contenuto, ledonismo sullefficacia e nelle orecchie dellascoltatore, colpa anche di una comunicazione strumentale non sempre precisa come si converrebbe, nulla rimane (di Taurina è da cestinare il serrato scambio neoclassico della prima metà, da sviluppare con più convinzione le robuste atmosfere, quasi post-grunge, della seconda).
A parte, una curiosità linguistica: nellintermezzo nonsense di P____ Skip, una voce femminile annuncia in russo lapertura di un set live del gruppo. Attenzione al verbo della relativa: la forma corretta è sostoitsja!
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