GueRRRa
Lampo
Elogio dell'eromenos conterraneo. Adoro la chitarra math. La maniera in cui viene suonata, in cui si prende i propri spazi. Il modo in cui lega gli arpeggi e distribuisce le signatures. Il dinamismo della distensione, la rottura delle teche armoniche di cristallo, la libertà espressiva. La plasticità di ogni nota, in un puzzle che si rivoltola di continuo senza mai trovare la completa quadratura. Gli stralunati accostamenti cromatici, giocosi a tal punto da non far per niente ridere, i riff sbilenchi suonati su geometrie incrinate all'inverosimile, sempre in procinto di sfracellarsi a terra. Il buon prog che prende la via del non ritorno, si fa lusingare dalle bastardate degli anni '90, fonde il cerebralismo dentro l'iconoclastia, sovrasta tutto e tutti ed esplode fragorosamente su sé stesso. Obietterà il bravo ed attento lettore che questo è scenario vetusto e sorpassato, percorso in lungo ed in largo da un numero indecifrabile di artisti e gruppi negli ultimi vent'anni: ribatterà accorto il modesto recensore che non tutto ha un suo tempo, finito il quale se ne può decretare l'obiettivo decesso.
Lampo, esordio dei ternani GueRRRa, è un fulminante, bellicoso, tonitruante manuale di chitarra math. Aritmetica in pilloline formato hardcore con la sei corde professore ordinario guai a farla schiodare da dietro la cattedra, impossibile e la sezione ritmica volonterosa assistente in perenne adorazione del grande maestro. Prendete i Don Caballero, moltiplicatene l'ossessione per gli specchi riflessi crimsoniani, frullateli dentro un beverone di musica tonale, con squadra e righello sbozzate spigoli à la Botch (ma non troppo acuminati, ché poi ci si fa male...), inchiodate all'asse un paio di colpi da giocoliere (come Krupp, frantumato acquarello che carbura post rock e si disintegra minimale, vicino ai Giraffes? Giraffes!, le difficili, futuristiche nevrosi noise di Sbrat o il profluvio di armonici naturali della title track) ed il risultato ottenuto sarà molto vicino, per estensione, a questi trentacinque minuti. Mai perfettamente uguale, ormai lo sapete...
Il lampo brucia. E brucerebbe ancor di più, se evitasse di cadere sempre nella solita direzione. Ineccepibili formalmente, i GueRRRa hanno un solo difetto: la troppa omogeneità. Che li porta a schierare cavalli di battaglia importanti, come il contrattissimo swing di Maratta o gli Storm And Stress assurdamente esotici di Caporetto (il sole nucleare di Bikini al tramonto), ma a ripetersi fatalmente nelle discole oscurità di Blitzkrieg, nei lascivi tapping Auto!Automatic!! di Termìte annegati nel caos e in 3 R, che recupera gli spasmi a singhiozzo dei primi Aucan senza riuscire a metterli al servizio, tuttavia, di un contrappunto chitarristico realmente efficace (Marco Stentella, eccezionale strumentista, si fa spesso prendere la mano dal valore puramente numerico della nota, non curandosi della personale e specifica estetica).
L'ascolto della recente SciMMMia, singolo chiave della monumentale doppia compilation Fonderie Jazzcore, rivela tuttavia passi da gigante in ogni direzione. Il prossimo disco con split coi Tougsbozuka nel mezzo sarà quello della consacrazione. Anzi, della consacRRRazione.
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