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R Recensione

6/10

Miotic

Antinomia

Nella musica rock tradizionale viene spesso utilizzata una ritmica di 4/4; il math rock, invece, ricorre ad una ritmica suddivisa asimmetricamente, che varia dai 7/8 agli 11/8, fino ai 13/8. Questa complessità, riconosciuta come “matematica” dai diversi critici musicali ed ascoltatori, può essere influenzata da altri generi, più o meno vicini al rock, come il noise, il post-rock e il mathcore. I bolognesi Miotic, matematici anch’essi, manipolano, fondono e sincopano tutto in “Antinomia” col preciso intento di (con)fondere le proprie esperienze musicali in un solo gesto forgiante. Andrea Burgio al basso, Nicola Benetti alla batteria e Davide Badini alla chitarra elettrica propongono un disco strumentale che, come spesso accade nel genere in questione, se ne infischia della dimensione testuale. Come ben preannunciato dal titolo, questo lavoro rappresenta quel particolare tipo di paradosso che scaturisce dalla compresenza di due affermazioni contraddittorie, con l’evidente differenza che qui si parla di contraddizioni musicali.

Antinomia” consta di sette brani molto omogenei: i primi e gli ultimi tre tutti giocati sulla definizione classica di math-rock. Resta fuori “Mausoleo dell’eterno distacco”, una canzone a se stante – quasi un’operetta post – sublime e decadente, fortemente influenzata dal progressive nelle sue volute manieriste e nei suoi lunghi trabalzamenti di corde. I trentasei minuti di “Antinomia” rappresentano l’entrata in scena di una band interessante, costituita da abili musicisti che hanno voglia di suonare bene, chiassosamente ma ordinatamente, la propria arte; il loro sound causa sfoghi e ribellione, se non addirittura la diminuzione del diametro della pupilla – la miosi, appunto.

A ben vedere non ci sono molte realtà math rock in Italia, eccettuati alcuni pezzi degli Zu. Quel genere risiede altrove, negli States, a Pittsburgh (Don Caballero), a Sacramento (Hella), a Louisville (Slint), a New York (Battles), a Providence (Lightning Bolt) o, al massimo, a El Paso (The Mars Volta). È questo uno dei motivi per cui i Miotic meritano un briciolo di pubblicità: l’assoluta rarità che rappresentano nel panorama musicale italiano. Ci auguriamo che in futuro propongano lavori più stratificati ed eterogenei, così da poter parlare di un solido underground di rock matematico, stavolta senza contraddizioni di sorta.

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Marco_Biasio alle 12:43 del 23 marzo 2014 ha scritto:

La segnalazione è interessante. Sul fatto che il math rock non sia di casa in Italia si potrebbe invece discutere molto, ma molto a lungo. Non mi trovi assolutamente d'accordo nemmeno quando citi, a parziale esclusione, gli Zu, il cui elemento matematico non è preponderante ed è nascosto nelle pieghe di ben altre influenze.

mendustry, autore, alle 13:05 del 23 marzo 2014 ha scritto:

Ho detto che "non ci sono molte realtà math rock in Italia" ed è provato dal fatto che non effettivamente non esiste una scena consolidata, duratura ed affermata, magari riconoscibile in un paio di band. Ci sono band a chiazza di leopardo, dischi qui e là, ma nulla più. Per quanto riguarda gli Zu non li ho definiti math-rock ma "alcuni" dei loro pezzi (da "Carboniferous") sono certamente ascrivibili a quel genere.