V Video

R Recensione

7/10

NoHayBanda!

NoHayBanda!

Dopo una serie di strepitosi dischi a tre (consigliamo di recuperare perlomeno l’ultimo della serie, a suo tempo ben recensito sulle nostre pagine), anche per l’esperienza Nohaybandatrio – l’ennesimo gruppo-cantiere guidato dalla vulcanica intelligenza del tuttofare Fabio Recchia – arriva il momento di misurarsi con i limiti e le possibilità del minimalismo imposto. L’uscita dalla formazione del sax di Marcello Allulli impone un ripensamento globale e radicale delle coordinate stilistiche di un gruppo che, diversamente dai cuginetti Germanotta Youth e Surgical Beat Bros, era abituato ad una scrittura ben più satura. Alquanto originale la soluzione trovata: il buon Recchia, già indaffaratissimo a suonare contemporaneamente in tapping chitarra e basso, pensa bene di assumersi la responsabilità del terzo incomodo, il sintetizzatore, lasciando poi al batterista Emanuele Tomasi l’onere di rinforzare il proprio drum kit con trigger e software elettronici in grado di generare quantità industriali di samples. A vederli all’opera sembra così di assistere, più che ad un concerto, all’assemblaggio di un macchinario complesso, ad uno snervante lavorio su strutture non convenzionali. In un certo senso, è proprio così.

In una recente intervista a Stereonotte, Recchia e Tomasi hanno ammesso di preferire Aphex Twin al math rock comunemente inteso – sebbene, nel lontano febbraio 2006, a vedere i Battles al Brancaleone ci fossero anche loro. Al crocevia di queste influenze si pongono le straordinarie rientranze electro-math di “SS1”, le cui spigolosissime geometrie vengono ammorbidite da una sezione centrale suonata in punta di piedi, come dei Tortoise jazzy ed inquieti. L’impatto sonoro, anche in assetto ridotto, è assolutamente devastante (i contorsionismi harsh noise di “PPS”, una galleria gotica degli orrori che mette assieme Psychic Paramount e Genghis Tron, parlano da soli) e spesso raggiunto attraverso l’iterazione di pattern mai perfettamente combacianti con i precedenti, in un heavy-prog corrusco e scheletrico sempre sul punto di deragliare nel rumorismo più abrasivo (“WCK” è un autentico manifesto). Tra sberle funk stritolate da groove ossessionanti (l’hard boiled di “RKL” sembra esplodere nel nulla), martelli elettronici da gabber (“BNM”) e una non indispensabile rilettura tutta glitch e cut’n’paste della vecchia “Ballad” (“BLD”) svetta poi l’entusiasmante paso doble matematico di “APX”, un complesso gioco di arpeggi e legati che – quasi impercettibilmente – tende verso splendide, eteree progressioni techno-ambient (Boards Of Canada meet For Carnation? Per quanto assurdo, è proprio così).

Dirò la verità: abituato alle derive jazzcore in tre, non sapevo cosa aspettarmi dalla nuova versione dei NoHayBanda!. L’attesa, fortunatamente, è stata ampiamente ripagata. Duri de core, fori de testa.

V Voti

Nessuno ha ancora votato questo disco. Fallo tu per primo!

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.