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R Recensione

7/10

Ronny Taylor

Karaoke

Un’equazione è l’uguaglianza tra due espressioni contenenti una o più variabili, dette incognite. Definizione quantomai azzeccata per “Karaoke”, il nuovo disco dei Ronny Taylor, band italiana proveniente da Torino e specializzata in math rock. Sì, ok, lasciamo perdere queste etichette da vecchio trombone e parliamo del disco. Lo chiameremo pressapochismo strumentale, come amano dire questi quattro piemontesi: Mario Rossi (batteria), Zevi Bordovach (synth), Giuseppe Franco (chitarra) e Paolo Brondolo (basso). Dicevamo di questi baldi giovani e d’una equazione… Dopo un demo e un disco autoprodotto, hanno pubblicato questo lavoro che, a volerlo giudicare, si esce pazzi.

Si sente dire che nel corso dell’evoluzione del math rock, si sia abbandonata negli ultimi anni l’enfasi sulla difficoltà e sulla complessità, che davano al genere un che di professional(izzant)e. Nel caso dei Ronny Taylor non è così. Difatti nella prima espressione della nostra equazione inseriamo la passione che i quattro musicisti riservano ai rispettivi strumenti; nella seconda espressione avremo dunque “Karaoke” e una variabile che, più che un’incognita, sarà una domanda vera e propria: perché? Perché un disco così eccentrico? Fatto sta che i brani si rincorrono l’un l’altro, e il disco sembra un unico interminabile trip nei cunicoli dell’ordine musicale. Pulizia dei suoni, perfetta sincronia negli inserimenti, struttura compositiva solida: nonostante tutto concorra a dare un senso di perfezione, in “Karaoke” troviamo una genuina confusione di generi e stili che bussano alla porta. A trovate funkeggianti si affiancano digressioni dannatamente prog, con improvvisi scadimenti nel punk e concessioni simil-dance in stile Foals.

La precisa organizzazione dei Ronny Taylor è encomiabile, e l’idea di algebrica musicalità che pervade “Karaoke” è davvero esemplare. La cosa più sorprendente è che, come nel videoclip di “Carlini”, sembra che i quattro abbiano fatto tutto ciò senza il minimo sforzo, quasi annoiandosi. Questo vuol dire che siamo di fronte a dei professionisti. O a dei pazzi.

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