OvO
Cor Cordium
Fatevi un segno della croce benaugurante e una bella tabula rasa di tutti i pregiudizi che potete avere sul non-suono e sulla anti musica. Nella vita, unapertura mentale del genere può sempre servire. Specie se ha le fattezze di un pezzo di carne sanguinolenta, pulsante, viva. Cor Cordium significa, letteralmente, il cuore dei cuori. Una sconfinata fiducia nellamore e nella sua potenza, in grado di appianare i conflitti e regolare le leggi del mondo, fu quella che albergò dentro la figura, umana prima che letteraria, di Percy Bysshe Shelley, nei suoi peregrini vagabondaggi, sul fondo del Mar Tirreno. Forte al punto da volere incisa la sua più grande testimonianza su una lapide di marmo, nel cimitero protestante, lui che pur religioso non era affatto. Laconicamente, lo stesso Bruno Dorella, attentatore di spartani drum kit e metà marziale del progetto OvO, ammette che si porta dietro un immaginario immenso. Primo piccolo indizio per avvicinarsi al disco in maniera meno turbolenta. Le sfumature femminili, osservabili in realtà su un piano puramente fisico, sono donate da Stefania Pedretti, frontwoman delle Allun, poi attiva come ?aloS allucinanti esibizioni in cui le chitarre vengono seviziate, le verdure fatte saltare in padella, i campanelli suonati con la gestualità corporale e grande amante delle religioni pagane, delloccultismo gotico (vedi alla voce nuova colonna sonora del Nosferatu di Murnau) e dellarte performativa.
Nei dischi non mi aspetto di trovare canzoni. Non più e non solo, perlomeno: una lunga lista di testimoni depone a tal proposito. Ho dovuto comunque faticare molto, tuttavia, per capire se in Cor Cordium cè qualcosa di lontanamente riconducibile alla definizione di riff. Nelle pieghe del noise-doom di In Ogni Caso Nessun Rimorso spuntano fuori, a fatica, alcuni brandelli di melodie lontane. Lattacco furibondo di Penumbra Y Caos è stato pensato apposta, me lo immagino, per far saltare sulla sedia lamante del muro di suono, dellheadbanging a buon mercato. E Marie, già, Marie, non è che lhai vista in giro ultimamente?, beh, quella vocina cantilenante farà pure tanto Goblin per la verità, pane al pane, io avevo pensato più a una Jesus Loves Me di Rose Shepard, quella che sembra chiudere a sorpresa Gummo di Harmony Korine, anche solo per rimanere in tema di devianza ma una sua scansione melodica ce lha. Uff, che fatica, che forzatura. Cosa rimane in mano, dopo questa grossolana sgranatura?
Scopritelo voi, cosa rimane in mano. Se scegliessi di essere nudo e crudo, e vi dicessi una montagna insormontabile di rumore cacofonico, non mi credereste e avreste ragione a farlo. Cor Cordium non ha la solennità delliscrizione da cui prende ispirazione, né ha la staticità che ci si aspetterebbe da lavori del genere. Cè una cosa, però, una connessione tra i due termini: e tutto ci riporta, ancora una volta, alle parole di Dorella. I (lamenti? rantoli? tormenti?) del disco sono impossibili da ascoltare così, per come sono: vanno interpretati e, ecce homo, da questo punto di svolta si propaga limmensa forza immaginifica che li pervade. Un insulto forse, sicuramente una sottovalutazione, sarebbe riporre gli OvO nel cassetto degli oggetti da maneggiare con cautela, come un cimelio da rispolverare, ogni tanto, per il torneo abituale del famolo strano. Nessun vantaggio e nessuna gloria potrebbe ricoprire il duo, se quella messa in atto fosse sempre e solo provocazione. La razionalità intrinseca in ciascuno di noi fatica ad accettare che possa, in qualche modo, trattarsi di altra arte, addirittura di arte superiore. Certo è che il caso, inteso come organizzazione imprevedibile di variegato materiale (a)musicale, non riesce mai a trovare posto, in un martellare perpetuo di input, a partire dallirrefrenabile ritmo di Lungo Computo, attraverso gli ideogrammi post-industriali di Nosferatu, per arrivare allaggrovigliarsi frenetico del noise catatonico in Orcus e alla (voluta?) citazione, in chiave minimale, del terremotante incipit di batteria di Painkiller dei Judas Priest ne La Bestia.
Tanta e grande musica ha dato forma (?) a Cor Cordium, al punto da non pensare incidentale nemmeno il recente approdo degli OvO su Supernatural Cat. Di doom e noise abbiamo già detto: si potrebbero aggiungere il metal, la no wave (The Owls Are Not What They Look Like), il gothic rock. Eppure questi brani vanno oltre qualsiasi definizione, qualsivoglia incasellamento. È la dimensione live, il contatto con le assi del palcoscenico che permetterebbe, davvero, di poter apprezzare a tutto tondo il fischiare conturbante di synth e la conclusiva esplosione jazzcore di Penumbra Y Caos, le distonie chitarristiche e il convulso miagolare in Smelling Death Around, lunga cerimonia funebre da catacomba innevata molto vicina al Morricone cupo e frammentato de Il gatto a nove code, o ancora Marie, ossessiva cantilena circolare ridotta a feticcio ritmico e spiccatamente antiarmonico, via via sempre più digrignata e diabolica, che svela lintelligenza tattica della Pedretti.
Serve a qualcosa apprezzare o disprezzare dischi del genere? Probabilmente no. Il sette complessivo che leggerete ad inizio pagina è solo unindicazione di ascolto. Molto meglio lastensione: anzi, no, la fruizione silenziosa e priva di commenti.
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