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7/10

Daniele Sanfilippo

LEM

Daniele Sanfilippo è tecnicamente un fonico ma la sua vera natura va ricercata nella chitarra e nell’uso della manipolazione elettronica dei suoni. Artista posato, ha pubblicato in aprile il suo secondo disco, intimo e soave, interamente composto di accordi chitarristici e infiltrazioni digitali. Post-rock? Forse. Krautrock? Può darsi. Certo, l’elemento spaziale è presente in questo “LEM”, che già dal titolo rimanda al modulo lunare Apollo e – magari non lo sa nemmeno lui – a Stanisław Lem, prolifico scrittore polacco di fantascienza, autore del famoso “Solaris”, che diede vita all’omonimo film di Andrej Tarkovskij. “LEM” è un’escursione musicale negli anfratti cosmici dell’immoto, nelle pieghe spaziotemporali dei buchi neri, nelle palpitanti vibrazioni di pulsar e quasar.

Nei nove brani che costituiscono l’ossatura del disco, Sanfilippo adopera con estrema perizia lo strumento chitarra, volgendolo verso l’ascoltatore e dando al contempo una definizione di post-rock mesta e dolcissima, splenica e vibrante. Brani come Astronaut, Polaris e la title-track creano un’atmosfera incantata dove laconici messaggi radio si innestano su tappeti pianistici e sintetici (suonati dallo stesso Sanfilippo e da Francesco Ramundo), nubilose arie di violino (Luigi De Filippi) e, qui e là, sparute partenze di batteria (Egidio Amendola) e drum-machine.

In pezzi come Mission, Collision e Memories Daniele Sanfilippo si dimostra assai più sperimentale, con un impegno incentrato maggiormente sulla programmazione sonora, dunque su FX e synth, dimostrando quanto la qualifica di “fonico da studio e live”, conseguita in giovanissima età, sia ampiamente meritata. A differenza del precedente LP “Ci sei tu”, Sanfilippo è diventato ora taciturno, comprendendo forse che la sua indole non è quella del cantautore bensì quella del compositore, ovvero di colui che parla esclusivamente attraverso la musica.

Daniele Sanfilippo è dunque musicista di temperamento, compositore fine ed attento, uno di quegli artisti rari che, sebbene non giungerà al successo commerciale, avrà il merito di aver raccontato un poco questo mondo, mirandolo dal suolo lunare, come se un lander, allunato con successo, non avesse la smania di ripartire.

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