R Recensione

9/10

Disco Inferno

D.I. Go Pop

Di tutto ciò che fa parte del cosiddetto post rock sincretista, questo è sicuramente il lavoro più ambizioso.

L'atmosfera di “D.I. Go Pop” è pressoché indescrivibile in quanto ogni pezzo è permeato da un' essenza propria che lo fa unico: verrebbe quasi da pensare che ognuno di questi potesse provenire da un contesto differente. Ma c'è qualcosa che li unisce. Sono le cornici di ciascuna di queste piccole oniriche composizioni: il suono dello scorrere incessante di un piccolo ruscello, il perpetuo ridondare distorto di campane, lo scatto reiterato di una macchina fotografica spaziale o il sibilare di un soffio di vento, dolce e piacevole, che con questa terra ha poco a che fare.

E così lentamente si materializza il messaggio sonoro che i Disco Inferno cercano di trasmettere: i suoni che alle volte ci sembrano banali o insignificanti, sono quelli che poi, se saputi "captare", hanno la capacità di renderci consapevoli di quanto sia estremamente gratificante saper ascoltare ciò che ci circonda.

Lo zenit che esprime questo concetto risiede nella soave “Footprints In Snow”, leggiadro carosello di campanelli accompagnato da un ostinato suonato con un loop di un rumore di passi su neve fresca; il risultato è di un impressionismo esasperato.

La struttura pressoché perfetta, dovuta all’arrangiamento certosino di ognuno dei pezzi contenuti nell’album, ne fa uno dei gioielli più luccicanti del post rock tutto.

Io personalmente non mi ero reso conto ai primi ascolti dell'incredibile poetica sonora che questo disco riuscisse a sprigionare: adesso ne sono consapevole.

E ve lo consiglio caldamente.

V Voti

Voto degli utenti: 8,2/10 in media su 9 voti.
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loson 9/10
Cas 9/10
ThirdEye 9,5/10

C Commenti

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Jezebel Spirit (ha votato 7 questo disco) alle 17:10 del 2 giugno 2007 ha scritto:

Data

sto disco mi sembra sia del 1994 non del 2004 come riporta sopra.

loson (ha votato 9 questo disco) alle 14:41 del 13 dicembre 2008 ha scritto:

Stupendissimo... band storica. Anche se il loro lavoro che preferisco è la raccolta dei 5 EP, quella davvero "definitiva" in ogni senso. Bravo Gabriele!

Baldaduke, autore, (ha votato 9 questo disco) alle 15:10 del 13 dicembre 2008 ha scritto:

Grazie Matteo, forse però se dovessi scegliere il mio disco preferito - sempre di post-rock stiamo parlando - direi "Hex" dei Bark Psychosis o "Transient Random-Noise Bursts With Announcements" dei tanto amati Stereolab. Sarebbe comunque un compito molto difficile, non riesco ancora a decidermi: ci sono davvero troppi capolavori.

loson (ha votato 9 questo disco) alle 20:24 del 13 dicembre 2008 ha scritto:

RE:

Sì, sono d'accordo. "Hex" se non è il disco della mia vita poco ci manca, ma anche "Transient" degli Stereolab resta eccelso. E comunque, come hai ben detto, nel post-rock ci sono davvero troppi capolavori: Labradford, Laika, Slint, Long Fin Killie...

Cas (ha votato 9 questo disco) alle 20:46 del 6 agosto 2010 ha scritto:

...ma Starbound che cos'è?! Uno dei pezzi più stordenti mai sentiti, con quel sovraccumulo di sibili, rumori, flash e quel loop vocale straniante portato avanti all'infinito...da pazzi. E In Sharky Weather? Un ammasso colloso di quello che potrebbe essere un ricordo del noise rock... Potrei andare avanti. Disco epocale e capace di entusiasmarmi come pochi.

Filippo Maradei (ha votato 9 questo disco) alle 11:43 del 9 agosto 2010 ha scritto:

Rock sperimentale più che post-rock, uno sguardo oltre lo spazio, l'infinito e l'indefinito; altro che paura per l'ignoto, incanto per la materia oscura.

loson (ha votato 9 questo disco) alle 12:33 del 9 agosto 2010 ha scritto:

RE:

Beh no, Filippo, questo è proprio post-rock. Quello originario (cioè anglosassone), per il quale Reynolds ha coniato il termine.

Filippo Maradei (ha votato 9 questo disco) alle 13:22 del 9 agosto 2010 ha scritto:

RE: RE: Beh no, Filippo, questo è proprio post-rock.

Uhmmm, per me il post-rock è altro, fatto di sali-scendi strumentali, poca voce, feeling "patetico" tra le melodie. Questo "D.I. Go Pop", tra distorsioni varie e field recordings, è più vicino all'experimental-rock, quasi elettronico e "industriale", del tutto simile, tanto per dirne uno, all'omonimo di Labradford-Nelson; e infatti i Labradford NON sono post-rock.

loson (ha votato 9 questo disco) alle 13:28 del 9 agosto 2010 ha scritto:

RE: RE: RE: Beh no, Filippo, questo è proprio post-rock.

Non vedo perchè i Labradford non debbano essere post-rock. Il post-rock che hai in mente tu è essenzialmente quello americano, mi sa. Reynolds cita altra roba nel suo articolo, e questo apparente "vuoto" di conoscenza fra le nuove generazioni fà riflettere. Oggi il post-rock sia percepito essenzialmente come una derivazione di Slint, GYBE et similia, ma questo è solo uno dei due lati della medaglia.

loson (ha votato 9 questo disco) alle 13:30 del 9 agosto 2010 ha scritto:

RE: RE: RE: RE: Beh no, Filippo, questo è proprio post-rock.

Ultima frase obbrorio. Avrebe dovuto essere qualcosa come "Oggi il post-rock è percepito essenzialmente come una derivazione di Slint, GYBE et similia, ma questo costituisce solo uno dei due lati della medaglia." XD

Filippo Maradei (ha votato 9 questo disco) alle 13:51 del 9 agosto 2010 ha scritto:

RE: RE: RE: RE: Beh no, Filippo, questo è proprio post-rock.

Sai qual'è il fatto? Dietro l'etichetta post-rock possono starci, anche piuttosto comodi, tanti e tanti sotto-generi, modi d'intendere, metodi di fruizione. Forse a sbagliare è proprio la nomenclatura; non sarebbe meglio intendere tutti questi gruppi, dai Bark Psychosis ai Tortoise, passando per i Calla, i Labradford, gli Slint, i Codeine sotto la veste uniforme di "Rock decandente"? Perchè, tra l'altro, per ognuno di questi gruppi, specialmente i Labradford, si potrebbero fare infinite discussioni, in merito al sound di questo o quest'altro album. Continuo a ritenere i Disco Inferno sperimentali, tra l'ambient e le registrazioni "open air".

Cas (ha votato 9 questo disco) alle 14:33 del 9 agosto 2010 ha scritto:

RE: RE: RE: RE: RE: Beh no, Filippo, questo è proprio post-rock.

Mi intrometto nella conversazione...

Il punto è che il post-rock "comunemente noto", quello che ha trovato un'infinità di adepti nel nuovo millennio, è quello à la Mogwai (chitarre dolenti, sali-scendi...come dici tu Filippo). Invece la sigla "post-rock" raccoglie una serie più ampia, eterogenea, di tentativi uniti dal tentativo di "utilizzare la strumentazione rock in senso non rock". Quando tu dici che i Disco Inferno fanno rock sperimentale, beh...ci hai preso! In effetti il post è, in qualche modo, rock sperimentale. Apertura all'elettronica e al mondo del PC, incursioni dub, rivisitazioni krautrock, esperimenti su timbri e armonie...Questo assimila gruppi diversissimi tra loro come Stereolab, Labradford, Slint, Disco Inferno, Tortoise, Pram...

Ti consiglio la lettura del testo di Eddy Cilia (apertamente reynoldsiano come impostazione tra l'altro...)

Filippo Maradei (ha votato 9 questo disco) alle 14:39 del 9 agosto 2010 ha scritto:

RE: In effetti il post è, in qualche modo, rock sperimentale. Apertura all'elettronica e al mondo del PC, incursioni dub, rivisitazioni krautrock, esperimenti su timbri e armonie...

Molto interessante, una possibile interpretazione che non avevo colto. Appena posso leggo il testo che dici.

4AS alle 20:04 del 7 giugno 2011 ha scritto:

A proposito di post-rock & dintorni... loson sarebbe Matteo Losi... Quindi immagino che la recensione di "69" degli A.R. Kane presente in un altro sito sia la sua (purtroppo qui non c'è). Mamma mia come scrive, roba da non credere. Un'analisi stupenda per un disco allucinante. Questo dei Disco Inferno mi manca, immagino pure questo sia da ascoltare e non sarà facile procurarselo...

loson (ha votato 9 questo disco) alle 20:44 del 7 giugno 2011 ha scritto:

RE:

Ti giuro che mi sono commosso. :** Sei troppo gentile, 4AS. A.R. Kane teneramente insuperabili, meglio del tonno in scatola.

swansong alle 17:08 del 8 giugno 2011 ha scritto:

Ehh caro 4AS, il grande Loson non lo si discute lo si ama e basta! ..probabilmente meno della metà della sua infinita bacheca discografica incontra il mio interesse musicale, ma, perdinci, che classe quando scrive. Un mito..sicuramente il mio idolo! P.S. Fosse anche solo per il suo sviscerato amore per il Canterbury...(e per gli splendidi avatar che sfoggia!) eh eh..

loson (ha votato 9 questo disco) alle 21:23 del 8 giugno 2011 ha scritto:

RE:

Addirittura il tuo idolo, swan? O_O Dai, mi prendi in giro! ;DD Io sono l'idolo solo dei miei gatti quando chiedono cibo, gli altri mi considerano un ex fascinoso ora "molliccio ai bordi". XD (E' vero che su Canterbury ci troviamo parecchio, sì. Anche sullo shoegaze! MBV a parte, ovvio. Stammi bene, swan!)

swansong alle 12:56 del 9 giugno 2011 ha scritto:

RE: RE:

Guarda Los...ho 40 anni, ascolto (e vivo la) musica da quando, a 10 anni, nel 1980 mi regalarono The Wall. Certo, come ben sai, sono cresciuto a pane e (hard)rock, ma non solo. Ho anche divorato riviste e fanzines di settore (quando esistevano..ah, che bei tempi!). E anche allora - come ora - avevo naturalmente i miei recensori preferiti (fra cui i più grandi di sempre, quelli a cui devo praticamente tutto o quasi il mio modesto sapere musicale: Beppe Riva e l'irraggiungibile Gianni Della Cioppa)...beh, questa pappardella per dirti che raramente mi sono imbattuto in musicofili esperti, appassionati e competenti come te! Ed il complimento più sincero che posso farti, credimi, e che spessissimo, quando leggo tue recensioni-monografie-segnalazioni di artisti che non conosco, sempre, e dico sempre, sono invogliato ad approfondire e ciò anche se, per il genere proposto, mai mi sarei sognato di darci un'ascolto, tale è la tua abilità persuasiva in questo senso, ma col reggae non provarci, perchè non ce la faresti. Con rinnovata stima..

loson (ha votato 9 questo disco) alle 15:44 del 9 giugno 2011 ha scritto:

RE: RE: RE:

Grazie, swan. :*** "ma col reggae non provarci, perchè non ce la faresti" ---> Tranqui: tolti quei due o tre personaggi davvero imponenti, il reggae piace pochetto pure a me. ;D

swansong alle 13:01 del 9 giugno 2011 ha scritto:

Vorrei precisare, giusto perchè il Los non si monti troppo la testa, che MOLTI recensori e collaboratori di SdM sono estremamente competenti e che grazie a loro il livello qualitativo medio di questo splendido sito è nettamente superiore a tutto il resto che circola nella rete..

loson (ha votato 9 questo disco) alle 15:46 del 9 giugno 2011 ha scritto:

RE:

Giustissima precisazione. Sdm pullula di gente davvero capace, non sminuiamoci.

swansong alle 17:50 del 9 giugno 2011 ha scritto:

Ahhhrghh! "un'ascolto" con l'apostrofo?

Scusate, m'è scappato nella foga ...

4AS alle 15:11 del 13 giugno 2011 ha scritto:

Si swan, complimenti meritatissimi x loson... Così come x tanti altri molto bravi (tra i quali filippo m., fabio c. e simone c.) Sto diventando troppo zuccheroso? Ma si, se lo meritano, io non sarei in grado di scrivere recensioni così bene come lo fanno loro, quindi riconosco che anche questa è arte. X loson: che mi dici degli altri 2 dischi degli A.R. Kane ("i" e "new clear child")? Vale la pena ascoltarli?

loson (ha votato 9 questo disco) alle 11:01 del 15 giugno 2011 ha scritto:

RE:

"i" è schizofrenico a dir poco: sono 26 tracce di cui molte brevissimi spezzoni di musica, diciamo così, "aleatoria". Dalle canzoni vere e proprie si evince che il duo si è normalizzato tanto, rinunciando alle sonorità nebulose di 69 per decisi sapori dub, in certi casi vagamente dance, ballate dream-pop, ritmiche sempre in primo piano, chitarre pulite. Più ordinati, formali, pop. Pezzi preferiti: "A Love From Outer Space", "What's All This Then", "Honeysuckleswallow" e "Sugarwings". New Clear Child l'ho ascoltato una volta tempo fa e mai più "riaperto": il primo impatto fu assai poco felice, insomma. Però ti consiglio caldamente gli ep Lollita e When You're Sad, entrambi antecedenti a 69.

FrancescoB (ha votato 8,5 questo disco) alle 10:38 del 23 aprile 2013 ha scritto:

Vi quoto tutti, disco che sperimenta le nuove possibilità del suono e trasforma lo studio in un vero e proprio strumento.

Fra le cose migliori mai prodotte dal post-rock di marca britannica, anzi no dal post-rock tutto. "Footprints in snow" fonde malinconia agreste ed elettronica, da brividi.