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R Recensione

5/10

Explosions In The Sky

Take Care, Take Care, Take Care

Non ci sono più le esplosioni di una volta...

Fino a qualche tempo fa, il post-rock faceva da sfondo a una guerra vera, ottocentesca per ideali, entusiasmi, dignità persino; il sangue scorreva a fiumi, eppure la maggior parte degli scontri si risolveva velocemente in una serie di ripetuti assalti a roccaforti, fortificazioni di resistenza o avamposti nemici, e cosa più importante, si manteneva un grande rispetto per la vita umana. Guerra breve, guerra intensa.

Ma l'immaginario di una futura guerra-lampo, in realtà anticamera bastardo di inutili carneficine umane ed infiniti patimenti di trincea, ha rovinato tutto: perché questa è diventata una fetta dell'ultimo post-rock, una prima guerra mondiale che si serve di armi automatiche per sputare proiettili su proiettili e fare quanto più rumore possibile, senza accorgersi di affondare in un mare indistinto di idee barbone ("Trembling Hands"). Le chitarre e la batteria si sostituiscono a tutto, prendono il posto di frazioni cantate, spezzoni in field recordings, profondissimi silenzi... e di tutti questi preziosi elementi, fondamentali a ricreare quella magia tipica del genere, non rimane che una scia lontana, del tutto estranea ai nuovi (perché di brutta rinascita si può parlare) Explosions In The Sky. In "Take Care, Take Care, Take Care", sesto loro album, c'è un primo e importante problema di fondo: ogni brano, immerso in un anonimato agghiacciante, si mimetizza e non si lascia distinguere, non incide a fondo in nessuna direzione ma si limita ad appiattirsi sulle note di chi suona e a scivolare sulla pelle di chi ascolta. Non fosse per i titoli di ciascun brano, l'intero album potrebbe apparirci come un unico blocco monolitico, talmente freddo e calcolato da prendere parecchie distanze persino con altri lavori dello stesso gruppo: laddove in "Those Who Tell The Truth Shall Die, Those Who Tell The Truth Shall Live Forever" e in "The Earth Is Not A Cold Dead Place" si manifestava un abile uso del silenzio, oltre che una minuziosa cura per gli arrangiamenti, peraltro al servizio di una splendida anarchia strumentale, per quest'ultimo lavoro il gruppo texano ha deciso di ridurre all'osso gli espedienti e lasciarsi guidare da una disarmante banalità compositiva.

Si alternano così le sei tracce dell'album, tra una batteria in perenne indecisione ritmica che si trascina parimenti dietro le chitarre ("Postcard From 1952"), una ridondanza melodica estenuante che gira su se stessa e non decolla mai ("Be Comfortable, Creature"), e inconcludenti digressioni noise ("Last Known Surroundings"). A reggere il filo del pathos solo un paio di climax degni di nota, il primo costruito bene da metà brano per pause e rallentamenti rarefatti ("Human Qualities") e l'altro, più breve, in un'incalzante parte centrale in controtempo ("Let Me Back In"). Troppo poco, comunque, solo improvvisi squarci d'interesse minimo in un'enorme tela di ripetitività.

Dopo i Mogwai, dunque, un altro buco nell'acqua per il genere, e in questo caso addirittura più profondo e preoccupante. Ma forse non sono le esplosioni ad essere cambiate, magari sono solo alcuni soldati che si sono stufati di combattere e preferiscono masturbarsi al fronte con le riviste...

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Voto degli utenti: 6,6/10 in media su 10 voti.
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Teo 5/10
ciccio 6/10
kida 6,5/10

C Commenti

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bill_carson (ha votato 7 questo disco) alle 16:40 del 8 aprile 2011 ha scritto:

per niente d'accordo

ottimo disco.

bill_carson (ha votato 7 questo disco) alle 8:45 del 9 aprile 2011 ha scritto:

il disco sta ricevendo ottime recensioni

alcuni sostengono sia il loro miglior disco, altro che.

quel che dà fastidio è che prima si fa la teoria e poi si cerca di dimostrare che quel che si ascolta conferma la teoria. quando si ascolta si fa tabula rasa, i preconcetti bisogna lasciarseli alle spalle.

ora si deve dire che il post-rock è morto e via recensioni negative di dischi post-rock. invece di buoni dischi post-rock ne escono ancora.

Filippo Maradei, autore, alle 12:31 del 9 aprile 2011 ha scritto:

Evidentemente abbiamo diverse concezioni di buon post-rock. La corrente dei This Will Destroy You (l'ultimo, però, ancora non l'ho ascoltato), dei Mono, degli ultimi Explosions In The Sky e Mogwai è un filone che si sta arrotolando su se stesso, che fa del genere un banale esercizio di tecnica mascherandolo con una passione conveniente, laddove in realtà mancano proprio le idee, nuove soluzioni, manca il cervello: è talmente evidente la differenza di spessore tra quest'ultimi e, chessò, i primi Mogwai, i Tortoise, i GY!BE, i June of '44, che parlarne bene sarebbe davvero un crimine. Non dico che in mezzo non ci siano buoni dischi, anzi, e alcuni sono pure delle ultime uscite che avevano dimostrato di sapersi muovere con estro e inventiva (l'ultimo dei The Ascent of Everest, il primo degli Aucan...); ecco perché non vedo come sia possibile accontentarsi di una minestrina così riscaldata, privi d'intuizioni e fantasia.

bill_carson (ha votato 7 questo disco) alle 21:34 del 9 aprile 2011 ha scritto:

appunto

le "concezioni". difronte alla bellezza qualsiasi teoria cede il passo. pue per me il post-rock di oggi non vale quello di qualche anno fa, ma questo mi sembra proprio un bel disco. e l'ultimo Mono, a mio avviso, è stupendo. meno testa, più cuore, meno teorie, più orecchie.

Filippo Maradei, autore, alle 22:00 del 9 aprile 2011 ha scritto:

RE: appunto

Ma perché continui a separare le due cose? Che senso ha? "Millions Now Living Will Nevere Die", tanto per farti un esempio, è l'aritmetica al servizio del post-rock, un lavoro cerebrale di una meticolosità e intensità unica: vorresti forse dire che non c'è passione? Ma poi, scusa, che c'entrano le teorie (quali?) che devono cedere il passo alla bellezza? Bah, sembra che parli per frasi fatte...

bill_carson (ha votato 7 questo disco) alle 8:48 del 10 aprile 2011 ha scritto:

ah si? e chi l'aveva scritto prima di me?

l'ho scritto in dieci secondi quel msg. io non sono un nerd malato di musica che sulle proprie opinioni musicali crede di giocarsi la vita.

tuttavia nel primo commento ho espresso un concetto molto chiaro e msg successivi vanno relazionati a quello. i preconcetti sono il cancro del pensiero e troppi finticritici che scrivono sulle webzine ne son ripieni.

non me ne frega niente dello stato del post-rock, mi interessa rilevare la qualità del disco che vado ad ascoltare. e questo degli Explosions in The Sky e l'ultimo Mono sono stupendi. come fanno a non emozionarti gli slanci sinfonici di Hymn? disco di costrutti sapienti e notevole impatto emotivo. sto con Carlo Bordone che valuta Take Care il loro miglior disco. sto con Rumore che gli dà 8. tutti scemi eh? voi bambini delle webzine illuminati. no, questo non deve indurti a cambiare opinione, devi indurti a pensare che quel che scrive non è affatto scontato, come dai l'idea di ritenere. meno sovrastrutture, più modestia.

Marco_Biasio alle 12:39 del 10 aprile 2011 ha scritto:

RE: ah si? e chi l'aveva scritto prima di me?

Scusami tanto, ma a me le sinfonie di "Hymn To The Immortal Wind" ricordano ancora e solo un fantasy mal riuscito. E non credo che ci voglia nemmeno un cuore particolare per accedervi.

ozzy(d) alle 11:14 del 10 aprile 2011 ha scritto:

beh ira se andiamo a prendere per capolavori e da must have tutti i dischi cui rumore da "8" ci sarebbe da accendere un mutuo ghghgh

nebraska82 (ha votato 6 questo disco) alle 15:15 del 10 aprile 2011 ha scritto:

lavoro onesto, niente di più.

AndreaDeToma alle 23:05 del 11 aprile 2011 ha scritto:

Ma c'è sempre bisogno di aggiungere qualcosa ad ogni album? Ovvio, non stanno rivoluzionando il mondo della musica, non avrà l'impatto culturale dei primi 2000. Ma un bel disco è un bel disco.

Dal mio nickname si vede che adoro i primi Mogwai. Bè, l'ultimo disco lo trovo uno dei loro migliori lavori. Non aggiunge niente, ma è francamente un gran bel disco. E quando lo ascolto non mi pongo il dilemma se stiano facendo qualcosa di innovativo e tecnicamente interessante. E' semplicemente un bel disco. Questo non è ciò che dovrebbe fare un critico. Però un critico non può prescindere dal fatto che un disco è un bel disco.

Filippo Maradei, autore, alle 23:51 del 11 aprile 2011 ha scritto:

RE:

Però scusa, se dipendesse da te non ci sarebbero recensioni allora: è bel disco, non è un bel disco. Fine.

AndreaDeToma alle 13:47 del 12 aprile 2011 ha scritto:

innanzitutto un buon critico deve saper dire perchè un disco è un bel disco e perchè non lo è. Il che apre una lunga discussione sulle intenzioni, su come viene sviluppata un idea musicale, sulle capacità espressive dell'artista etc etc.

Poi ovviamente bisogna tenere conto dei riferimenti artistici. Ogni cosa che viene artisticamente prodotta ha un background. Ovviamente, quando si parla di dischi come quelli dei Mogwai o degli Explosion in the Sky (o anche quello degli R.E.M. presenta un discorso identico) nel 2011, fatti senza un minimo di innovazione, il background sono oramai gli stessi Mogwai, Explosion in the Sky o R.E.M. del passato. Il che ovviamente porta a dire: bè, oramai non mi dici niente di nuovo. Ergo, dal punto di vista critico è un limite.

Ma soprattutto io non sto dicendo che le recensioni debbano essere solo disco bello-disco brutto. Ma cavolo, teniamo conto innanzitutto che stiamo parlando di musica. Ascoltiamo serenamente, con le orecchie prive di pregiudizi. Se un disco è bello possiamo dire tutto quello che vogliamo, ma non lo si può bocciare.

Allora mandiamo in pensione Neil Young!

Filippo Maradei, autore, alle 17:04 del 12 aprile 2011 ha scritto:

RE:

Ho formulato la recensione in parallelo a una mia riflessione sul genere di appartenenza, è vero, e cosa ci sarebbe di strano o sbagliato? Mi sembra di aver parlato comunque di musica, mica di astronomia. E poi che intendi con "Se un disco è bello possiamo dire tutto quello che vogliamo, ma non lo si può bocciare."? Per me non è bello, anzi la prova peggiore degli Explosions, quindi mi sento in pieno diritto di bocciarlo; semmai puoi dire che a te invece è piaciuto e che non c'ho capito un cavolo, ma non puoi pretendere che valuti i dischi alla stessa tua maniera.

AndreaDeToma alle 22:26 del 12 aprile 2011 ha scritto:

No, aspe, un attimo. Con tutto il rispetto del mondo, però mi suona un po' male che la bocciatura di quest'album sia sostanzialmente (e non completamente, perchè si parla anche di musica nella seconda parte della recensione) perchè il "post-rock oramai è sempre lo stesso" e ogni nuovo disco non ha più niente da aggiungere al genere. Cioè... rendiamoci conto che dal punto di vista della formula espressiva il post-rock è questo. stop. Poi proviamo a far finta che non ci sia stato niente negli ultimi 15 anni e tentiamo di ascoltare ogni disco così. Se lo si reputa brutto va bene così. Per fortuna parliamo di musica ed ognuno, compreso i critici, si lascia coinvolgere da alcune cose e non da altre.

Filippo Maradei, autore, alle 22:45 del 12 aprile 2011 ha scritto:

RE:

E vabbè, credo che facciamo prima - e risparmiamo righe e righe di sterili discussioni - a dire che l'abbiamo percepito in maniera completamente diversa. Dove tu vedi un bel disco, io il marcio e la ragnatele. Finiamola qui, che dici?

Filippo Maradei, autore, alle 22:49 del 12 aprile 2011 ha scritto:

Però fammi un favore: recuperati il disco che dicevo degli Ascent of Everest, così senti la formula espressiva che dici tu come cresce di potenziale.

tarantula (ha votato 7 questo disco) alle 11:06 del 24 aprile 2011 ha scritto:

Sono di parere opposto a quello che va per la maggiore oggigiorno cioé che "un disco va giudicato dall'ascolto e dalla percezione che ognuno ne ricava". Se questo assunto può andar bene per una fruizione personale, per una recensione no perché il critico ha il dovere di dare un'opinione più consapevole dovuta alla maggiore competenza in campo (sperando che sia così!).

Tuttavia, una considerazione da fare c'è:

come mai generi che hanno veramente detto tutto come la new wave elettronica sono, in questi anni, visti di buon occhio ed altri, come il post rock siano distrutti (tranne casi eccezionali)?

Questo disco, come quello dei Mono, mi sono sembrati molto buoni anche se, effettivamente, non aggiungono niente a quanto già detto dagli "Explosions in the sky".

Gli osannati "Cold cave" hanno fatto un disco molto buono anche se non aggiunge niente a quanto già detto (e forse meglio), 30 anni or sono, da altri gruppi!?!

bill_carson (ha votato 7 questo disco) alle 14:28 del 25 aprile 2011 ha scritto:

io dico solo che

ad uno a cui garbano i vecchi Explosions in the Sky questo disco piace. e se dischi come questo o l'ultimo dei Mono vi fanno cacare vuol dire che gli Explosions in the Sky e i Mono non vi son mai piaciuti. e forse il post-rock vi fa schifo. allora però mi chiedo quanto sia solido il vostro spirito critico perchè ho come l'impressione che si tenda ad aderire ai trend. a me pare che ci sia gente che non vedesse l'ora di liberarsi del post-rock. benissimo, ma si abbia il coraggio di sparlare d'un genere anche quando è in auge, non solo quando i più cominciano a snobbarlo.

Filippo Maradei, autore, alle 15:10 del 25 aprile 2011 ha scritto:

Semplicemente non mi accontento, come alcuni di voi, dei primi dischi che passano: perché l'ultimo degli Explosions, come l'ultimo dei Mono e (in buona parte) dei Mogwai sono dischetti di basso livello, privi di intuizioni o spunti creativi. Che bisogno c'è di difendere a spada tratta, e a oltranza, un genere di cui nessuno "si vuole liberare" né sta attaccando?! Che poi, voglio dire, tutto si riconduce ai gusti, come sempre: potete dire che il disco vi è piaciuto, che non condividete il giudizio, ma non che a chi non piace questo degli Explosions o l'ultimo dei Mono non apprezza in realtà il genere in sé! E' un'affermazione stupida, quasi riconducessi il post-rock a questo paio di lavoretti. Se seguissi la moda che dici tu di snobbare il genere solo per aderire ai ultimi trend, non valorizzerei album come quello dei The Ascent of Everest, degli Aucan, dei primi 65daysofstatic o dell'ultimo dei This Will Destroy You. E comunque, tanto per rimanere in un ambito critico, il disco sta ricevendo bocciature (o quasi) in giro per il web, altro che ottime recensioni...

Filippo Maradei, autore, alle 15:13 del 25 aprile 2011 ha scritto:

agli ultimi*, ovviamente

ulanbator86 (ha votato 8 questo disco) alle 19:56 del 29 febbraio 2012 ha scritto:

Mentre voi cercate riferimenti io sogno. è 3 spanne sopra "ALL OF A SUDDEN I MISS EVERYONE"...non so come si possa dire che una canzone come Human qualities sia un esempio di minestra riscaldata priva di intuizioni...sono del parere che sia un pezzo che molti gruppi della scena, anche i precursori de postrock , si sognano. ANZI probabilmente sognano ad occhi chiusi ascoltando quest'album.

kida (ha votato 6,5 questo disco) alle 10:21 del 15 novembre 2012 ha scritto:

Sebbene il disco non sia niente di eccezionale, non mi trovo d'accordo con la recensione. Le atmosfere mantengono la forza e la carica emotiva dei primi dischi e considerando che si tratta di un gruppo i cui album hanno sempre pochi pezzi, aspettarsi una svolta epocale nel sound è forse un po' troppo. Un ascolto 'facile' non è necessariamente indice di mediocrità secondo me.

lizarking alle 10:15 del 21 luglio 2016 ha scritto:

Per me il loro migliore album...Melodie e crescendo che arrivano dritti al cuore. Ma che caxxo di disco ha sentito sto Filippo?