R Recensione

8/10

Giardini di Mirò

Il Fuoco

Sono fermamente convinto che sino ad ora i Giardini di Mirò non abbiano mai deluso. Sebbene in forme differenti da album ad album, la band emiliana ha sempre prodotto opere più che dignitose, per quanto il suo capolavoro indiscusso rimane quel “Rise And Fall Of Academic Drifting”, superba prova d’esordio e patrimonio del post-rock internazionale.

Questa mia opinione è confermata anche dall’attenta analisi de “Il Fuoco”, ultima fatica della band emiliana, che contiene le musiche composte per l’omonima pellicola (di Giovanni Pastrone in collaborazione con Gabriele d’Annunzio), in occasione del suo restauro su commissione del Museo Nazionale del Cinema di Torino. Lo sforzo compiuto dai Giardini di Mirò viene considerato dagli stessi nel loro sito di fatto come il loro quarto album.

Proprio come la suddetta pellicola, l’album, composto da 12 brani senza titolo, è suddiviso in tre parti, ovvero “La Favilla” (le prime 7 tracce dell’album), “La Vampa” (ottava, nona e decima traccia) e “La Cenere” (gli ultimi due brani).

Come accadeva negli album precedenti, l’impronta è alquanto differente ma la matrice è pressoché inalterata. Sono sempre gli umori post-rock a ritornare, scomponendo e ricomponendo la sostanza fondamentale dell’opera. Costruito come un’unica traccia strumentale di circa tre quarti d’ora, “Il Fuoco” si dispiega progressivamente nelle sue atmosfere, di volta in volta impetuose, taglienti, pulsionali, oniriche, distese o rarefatte, con accenni ambient e di musica classica moderna, tra lievi orchestrazioni e rumorosità elettronica, in cui l’andamento pacato (prime 3 tracce) aumenta di intensità (quarta traccia), si decompone (quinta traccia), si ristruttura (sesta traccia), si irrobustisce (settima traccia), per poi di nuovo annichilirsi (ottava traccia) e, ancora una volta, rinascere (nona traccia), affievolirsi (decima traccia) e dipartire placidamente (ultime due tracce).

Continuità e discontinuità, dunque, negli umori e nelle sonorità sia tra una traccia e l’altra de “Il Fuoco”, sia tra un disco e l’altro dei Giardini di Mirò. Comunque, ennesima testimonianza della qualità artistica di una band che il proprio capolavoro lo ha già fatto. Lo ha fatto subito, forse troppo presto, godendo degli onori e delle glorie conseguenti, ma anche pagando il dazio nelle continue aspettative che le vengono riposte.

V Voti

Voto degli utenti: 7/10 in media su 9 voti.
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target 7/10
Emash 8/10
REBBY 6/10

C Commenti

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target (ha votato 7 questo disco) alle 11:44 del 8 settembre 2009 ha scritto:

Sì, buona prova giardinale alle prese con un compito non facile. Il film di Pastrone non l'ho visto, ma un po' quel cinema l'ho studiato e ho letto quasi tutto del vate: immagino, anche da qualcosa che ho visto sul tubo, che l'unione tra le tensioni ultra melodrammatiche di quelle pellicole e la mano del d'Annunzio deliquescente da cine-rotocalco dia vita a un film di passionalità estreme (e volentieri retoriche) difficili da 'commentare' in musica, specie da una band introversa come i giardini. Che invece se la cavano alla grande e buttano interessanti semi nuovi. Direi in realtà che nella suite "La favilla" si sente una buona quantità di legami con certo elegismo di "Rise and fall of academic drifting" (la seconda parte di "Pet life saver"), anche se la settima traccia va oltre (Black Heart Procession?) e lancia le novità drone/ambient della "Vampa 1". Qui mi vedo Pina Menichelli arrapata donna fatale, talmente accaldata da diventare svenevole (dorso della mano sulla fronte e giù: santoddio), mentre i Giardini shoegazano duri e mettono sfrigolamenti di feedback al posto degli archi (un po', sì, alla fine di "Vampa 2": bella) o sopra gli archi ("Vampa 3": cosa direbbe il wagneriano d'annunzio di questo classical-noise? Tipo Sonic Youth vs. Angelo Badalamenti). Molto riuscita "La cenere". Vabbeh, bisognerebbe vedere il film sotto per un'idea più completa. Ma intanto è bello sentire come i Giardini, a contatto con l'italia liberty più retorica e bolsa (nel '15, intanto, anno del film, si entrava in quella guerra-macello, anche dietro le incitazioni dannunziane...), si siano fatti ancora più internazionali.

Roberto Maniglio, autore, alle 21:41 del 8 settembre 2009 ha scritto:

Francesco, condivido il tuo commento che arricchisce la mia recensione e ti ringrazio per questo. In realtà, neanch'io ho mai visto il film e mi sono limitato a commentare le tre suite musicali. Sono contento che anche tu condividi il mio pensiero di continuità/discontinuità rispetto al passato dei GdM e il mio giudizio positivo del disco.

Emash (ha votato 8 questo disco) alle 17:00 del 27 settembre 2009 ha scritto:

Giù il cappello. Ottimo lavoro, totalizzante e avvolgente, da estasi, a tratti degno dei migliori Mogwai. Secondo me questo supera Rise and Fall, forse anche perchè ho sempre pensato che la pecca dei Giardini fosse la componente vocale. Dovendo proprio trovare un difetto, manca forse una vetta strabordante del climax che mi aspettavo da qualche parte fra le tre Vampe, ottima lo stesso la scelta più "diluita" e come dicevo avvolgente dei suoni. A breve risolverò anche la questione film.

Marco_Biasio (ha votato 8 questo disco) alle 17:09 del 12 ottobre 2009 ha scritto:

Mirabilia! Ho trovato finalmente il disco dei Giardini Di Mirò che mi piace. Ripasserò fra qualche giorno per il voto, giacché sono solo al terzo ascolto (in divenire), ma devo dire che "La Favilla" è arpeggiato post rock classico ma tremendamente efficace, "La Vampa" mi sembra la vetta con quegli sfrigolii drone tra shoegaze e kosmische, mentre l'ultimo episodio de "La Cenere" mi ha addirittura ricordato i Jaga Jazzist. Siamo sull'8, eh...! Data la mia completa idiosincrasia musicale per questi simpatici marxisti non l'avrei mai creduto possibile!

Marco_Biasio (ha votato 8 questo disco) alle 22:57 del 14 ottobre 2009 ha scritto:

Come promesso ripasso e schiaffo il votone. Non solo, ma mi riconfermo cagacazzi in pectore e dico che la vetta del disco, oltre alla seconda cenere, è la cosa più amelodica e destrutturata dell'intero movimento, ovvero la terza vampa. Davvero gran centro!

Emash (ha votato 8 questo disco) alle 21:33 del 15 ottobre 2009 ha scritto:

Inutile, non smetterò di ascoltarlo da qui a parecchio. Torno ora dal Marocco reduce da un litigio con una hostess, che voleva farmi togliere gli auricolari (causa atterraggio) in concomitanza con l'imminente passaggio vampa1-vampa2. ragazza hai capito male.

Marco_Biasio (ha votato 8 questo disco) alle 22:51 del 16 gennaio 2017 ha scritto:

Riascoltavo stasera. Bellissimo. Il migliore dei Giardini assieme a Rapsodia Satanica (l'ho detto).