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R Recensione

6/10

God Is An Astronaut

Origins

Il trio irlandese originario di Glen Of The Downs fondato da Torsten Kinsella (chitarre e tastiere) e Niels Kinsella (basso e chitarre) è divenuto un quintetto comprendente gli amici Jamie Dean (synth, piano, che già aveva militato nella line-up dal vivo) e Gazz Carr (chitarre). Questa è l'unica vera sorpresa che anticipa "Origins", il sesto capitolo di una storia coerente ad una musica che desidera proporsi come colonna sonora per viaggi astrali.

Origini: i God Is An Astronaut, con il ritorno alla Rocket Girl, l’etichetta con la quale pubblicarono quel caposaldo della loro discografia intitolato "All Is Violent, All Is Bright" (2005), cercano di riaccostarsi - con spirito rinnovato e con approccio più tecnologico - a quelle siderali sinfonie in miniatura che hanno caratterizzato i primi anni della band. Ci tengo a precisare che per quanto mi riguarda il picco massimo dell'espressività dei God Is An Astronaut coincide con il loro disco omonimo del 2008, che ha davvero liberato dall'imbrigliatura della compostezza il sound di un gruppo, fino ad allora, sin troppo concentrato sulla perfezione formale delle loro architetture sonore. I fratelli Kinsella saranno certamente felici di aver dato alla luce un lavoro estremamente riuscito sotto il punto di vista dei canoni di una bellezza epidermicamente lontana da inestetismi e al riparo da increspature. Sebbene la formazione desideri stavolta rapportarsi al suo pubblico in modo più, passatemi il termine, "pop" (per la ricerca di uno stile comunicativo "semplice" e diretto), sembra mancare la volontà di perseguire con maggiore convinzione  la strada che porta alla genesi di autentiche canzoni: e così brani come  Calistoga (con il riff ispirato ai Mogwai di Batcat), Reverse World, Exit Dream, Signal Rays, Light Years From Home seppur strutturati come "songs", preferiscono limitarsi ad accogliere un canto – ad opera di Pat O’Donnell – che rimane appena abbozzato, perentoriamente diffuso attraverso il vocoder. I pattern ritmici (ad opera di Loyd Hanney) appaiono sintetici come non mai e anche i pezzi più articolati e dinamici sono sempre in procinto di aprirsi verso soluzioni inedite, ma alla fine tornano sui loro passi, preferendo non rompere la circolarità del loro moto apparente, cosparso da un effluvio di synth e di chitarre effettate. Spiral Code regala un fremito in virtù del suo strano intruglio a base di traiettorie alla Ozric Tentacles e loop percussivi dal sapore dancefloor, manco fossero i Planet Funk. In Autumn Song piano e chitarra acustica intrecciano una malinconica danza caratterizzata da un incanto poetico: è proprio il caso di dirlo, less is more. In Red Moon Lagoon  trova pieno compimento la teoria ideologizzata dai Kinsella bros e fedele alle potenzialità offerte da un synth-post-space-rock che sa convogliare l'amore per classici anche antiteticamente lontanissimi (Depeche Mode, Kraftwerk, Hawkwind, Gong, Tangerine Dream, Rush). Spesso a prevalere è la sensazione che i God Is An Astronaut si siano costruiti ad arte un piano esistenziale, plasmando un limbo sospeso fra Mogwai, This Will Destroy You, Explosions In The Sky e 65daysofstatic: malgrado ciò, pur avendo in passato regalato pagine di grande impatto emotivo, oggi la loro proposta risulta avere un minor potere affabulatorio, orientata com'è a creare suggestioni più che a portare a compimento concrete epifanie sinestetiche. Era lecito attendesi una prova più rimarchevole, valorosa, sanguigna. Invece tutto induce solo ad una misurata contemplazione dell'ordito.

Origins”, sorretto da una produzione accuratissima e cristallina, è concepito per essere bello, piacevole, pulito, scorrevole. Ma la  pulsante voglia di emanare colori, sapori e luci si stempera in un orizzonte dalle sfumature impalpabili: ordine prima del caos, armonia sopra l'impatto, grazia davanti all’esuberanza. Questo il manifesto e l’immaginario dal quale i God Is An Astronaut non desiderano sconfinare: ma il non esporsi ai rischi di un itinerario inedito non li mette al riparo dal risultare, stavolta più di altre, inoffensivi.

Queste le prossime date italiane:

03/10/2013 - Live Forum - Via Di Vittorio 6, Assago, Milano

04/10/2013 - Orion Club - viale J.F. Kennedy 52, Ciampino, Roma

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hotstone alle 15:26 del 17 settembre 2013 ha scritto:

Dici bene inoffensivi ed io aggiungo inespressivi...

un disco che sinceramente mi dice veramente poco molto poco... Mi aspettavo di più...