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R Recensione

9/10

Hood

Cold House

Se la timidezza potesse cantare, probabilmente suonerebbe come un disco degli Hood.

La musica ha il potere di indagare la mente. Suonare è una lunga ed entusiasmante conversazione con lo specchio: e gli Hood sono capaci di addentrarsi nei nostri crepacci interiori come pochissimi altri. Sembrano discreti e mesti, ma volano molto più in alto.

La loro parabola ha dell'incredibile, perché la band si è sempre mantenuta al passo con i tempi (spesso anticipandoli) senza perdere un colpo. Gli inizi albergano dalle parti della psichedelia più spregiudicata: quasi i Flying Saucer Attack che riducono (giusto un po') le dosi di anfetamina e si innamorano della campagna che li circonda.

Armonie irregolari interrotte da silenzi stranianti: così potremmo descrivere, molto sommariamente, le lunghe avventure di "Rustic Houses, Forlorn Valleys". Una piccola raccolta di suite che sublimano il matrimonio fra folk psichedelico e campionamenti post-rock, una riflessione silenziosa e tortuosa che spiega come un lenzuolo la nostra anima. Musica difficile e pregiata ma molto affascinante, che ti costringe all'immobilismo.

La svolta di "Cold House" è tanto radicale quanto inaspettata: la band inglese riesce a traghettare le chitarre cristalline e le melodie romantiche del folk dentro i ritmi fratturati e i rumori sinistri della musica elettronica. I campionamenti dell'hip-hop più astratto (cLOUDDEAD) si dissolvono in una malinconia fragilissima.

Il risultato rappresenta forse l'apogeo del post rock britannico, quantomeno nel nuovo millennio.

Il pezzo introduttivo materializza l'idea stessa di capolavoro assoluto: il primo minuto tratteggia atmosfere bucoliche e pastorali prima di scomporsi in figure ritmiche di matrice hip-hop. Il finale è un delirio di campionamenti e di immagini sghembre che ti ruba il respiro.

"You Show No Emotion at All" trasporta la nevrosi feroce delle metropoli (la madre di tutti gli scratch) in un pomeriggio autunnale di pioggia, vissuto in qualche casetta di mattoni che si affaccia su prati infiniti. "The Winter Hit Hard" sarebbe un pezzo pop meraviglioso (e, di fatto, lo è), se non fosse per i continui "errori" che disturbano la melodia, fino a decomporla in mille frammenti di rumore glitch.

Gli Hood osservano con una lente deformante le loro stesse idee, che pure sarebbero impeccabili e senza sbavature: "You're Worth the Whole World", per dire, si arricchisce del contributo delle voci dei cLOUDDEAD (che si prendono scampoli di gloria anche in altri due brani), mentre un ensemble da camera gioca con i Talk Talk più spettrali e austeri.

L'esperimento di "The River Curls Around the Town" fagocita tutto ciò che rende gli Hood inarrivabili e poi oscilla nel vuoto, ignaro di tutto e di tutti, quasi impalpabile nella sua luce abbagliante. "Lines Low to Frozen Ground" invece suona come un incrocio fra i Notwist (quelli che verranno, quelli di "Neon Golden") e un Nick Drake meno cupo.

Pochi dubbi, dunque: se cerchiamo certezze nel decennio da poco spentosi alle nostre spalle, dirigiamoci dalle parti di Leeds, prendiamoci una pausa dai ritmi vorticosi che rischiano di stritolare le nostre esistenze e mettiamo nel lettore "Cold House".

A volte essere timidi può essere la cosa più bella del mondo.

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Voto degli utenti: 8,6/10 in media su 8 voti.
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Lobo 9/10
fabfabfab 8,5/10
4AS 8,5/10

C Commenti

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fabfabfab (ha votato 8,5 questo disco) alle 0:50 del 5 gennaio 2013 ha scritto:

Madonna questo era bello davvero

Filippo Maradei (ha votato 9 questo disco) alle 1:21 del 5 gennaio 2013 ha scritto:

Sì, veramente stupendo: dai Bark Psychosis ai Notwist, dagli Slint ai Port-Royal, dal post-rock delle catarsi all'elettronica del vintage, dei ricordi (prematuro glo-fi qua e là, la base di "You Show No Emotion At All" quasi appartenesse a Memory Tapes)... e mentre si sprofonda, l'alienazione dei cLOUDDEAD a devastarci. Bravo Francesco a parlarne, non era facile. Disco immane.

Dr.Paul (ha votato 8 questo disco) alle 10:58 del 5 gennaio 2013 ha scritto:

eh questo bello bello e anche invecchiato bene!! i classici messi cosi in basso nella home mi sfuggono sempre....non li vedo!!

gull alle 12:46 del 5 gennaio 2013 ha scritto:

Ma cosa avete tirato fuori? Ingiustamente dimenticati da tutti. Il mio preferito resta "The Cycle Of Days And Seasons", ma anche questo è ottimo.

4AS (ha votato 8,5 questo disco) alle 13:32 del 5 gennaio 2013 ha scritto:

Branches Bare è incredibile, il disco lo sento da una vita... E ancora mi stupisce!