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R Recensione

8/10

Massimo Volume

Stanze

"Era il 1991, al tempo provavamo in cantina con un'attrezzatura infame, avevamo solo due vecchi amplificatori, così per poter sentire il suono dicevamo in continuazione: Massimo volume, alza al massimo volume".

Ecco come il gruppo spiega l'origine del proprio nome, un inizio comune a moltissime altre band, per un progetto musicale che invece non ha pari nel panorama musicale italiano.

In quella cantina di Bologna si trovavano a provare il bassista e cantante Emidio Clementi, i chitarristi Umberto Palazzo (anche voce) e Gabriele Ceci e la batterista Vittoria Burattini. Un primo ed estremamente acerbo demotape del '92 metteva già in mostra le 2 anime della band: dei 4 brani 2 vedevano alla voce Palazzo, ed erano orientati più verso un canonico indie d'oltremanica, gli altri 2 invece si distinguevano per avere Clementi alla voce, che preferiva recitare i suoi testi a cantare. La convivenza durò poco: Palazzo lascerà la band per fondare i Santo Niente, e verrà sostituito da Egle Sommacal.

Con questa formazione il gruppo registra Stanze. E' inutile sottolineare l'importanza di questo album per il rock italiano: insieme ai debutti di Marlene Kuntz, Afterhours (debutto per modo di dire), CSI quest'album ha contribuito a infondere nuova linfa nella scena alternativa italiana. E se già i testi di Ferretti, Agnelli e Godano erano ben poco convenzionali, ma ancora cantati, i Massimo Volume si distaccano ancora di più da tutti gli altri per la scelta del recitato. Clementi parla spesso in prima persona, cita luoghi e persone, descrive eventi tratti dal proprio vissuto, in una forma più vicina alla prosa che alla poesia. Col passare del tempo il gruppo smusserà le asperità della propria proposta musicale, ma in questo debutto viene proposto un post rock/ post grunge crudo e rabbioso, pieno di influssi noise, con distorsioni e feedback in abbondanza.

I primi 3 brani sono molto brevi, diretti e senza fronzoli. La title-track ruota intorno a un ossessivo giro di chitarra, mentre Clementi ci da la sua visione disperata dal tempo che passa "Giorni come stanze, e non c'è niente fuori, tranne i colori, che già conosci", Insetti e Un Sapore Tutto Qui proseguono sulla stessa falsariga, alternando le strofe recitate e a volte urlate di Clementi con imperiose esplosioni distorsive. Particolare anche il controcanto di Vittoria Burattini, una scelta mai più usata dalla band, ma che dona un effetto particolare nel contrasto con quella del cantante. Ronald, Tomas e Io è il primo squarcio che Clementi ci offre della sua vita passata: narra la storia del suo gruppo di amici, con problemi di alcolismo, e della sua vita vuota "passata sulle spalle di mia madre a collezionare Caballero e guardare programmi per ragazzi tutto il santo pomeriggio".

I 3 brani centrali sono i momenti migliori del lavoro. Prima Vedute dallo Spazio, un brano che focalizza l'attenzione su quanto poco contano le nostre vite, fino a sembrare solo dei puntini, viste dall'alto, dallo spazio, in assenza di gravità. Tutto ciò è supportato da un tessuto musicale inizialmente etereo ed evocativo, ma arricchito da pesanti influssi noise molto "sonici" (ben prima dei Marlene), distorsioni che si fanno sempre più pesanti fino a sfociare in Ororo, epico crescendo musicale estremamente liberatorio, con un testo esistenzialistico e sentito, apice emotivo del lavoro. Si sente la viva partecipazione di Clementi, mentre declama

"Avrei potuto prevedere

quando sarebbe caduta la pioggia e quanto sarebbe durata

Avrei potuto fare miei i suoi tuoni e i suoi lampi

Avrei potuto calmarla e placarla

ora non posso più guardare

Non sapevo come

l'adesione è fuoco"

Dopo la furia di Ororo ci accoglie il minimale giro di chitarra di Alessandro, storia di un ragazzo affetto da disturbi mentali, raccontata attraverso il suo diario in cui racconta la sua vita e colleziona innumerevoli dati all'apparenza inutili. La musica accompagna perfettamente il testo, restando in sottofondo quando vengono raccontati i gesti quotidiani del giovane, salendo di tono e scatenandosi quando anche i pensieri del ragazzo si fanno confusi.

Stanze Vuote è il brano più ossessivo e paranoico, quasi una improvvisazione, priva di una direzione e di strutture tipiche della forma-canzone, esperimento replicato anche nel successivo capolavoro del gruppo nel brano Fuoco Fatuo. In Nome di Dio invece è una storia di ordinaria indifferenza e impossibilità comunicativa coniugale, raccontata mentre sullo schermo della TV viene trasmesso un vecchio western di John Ford. A chiudere l'album sono ancora 2 brani uniti ma diversissimi: Tarzan è un altro baccanale di distorsioni rabbiose, ritmiche ossessive e feedback dissonanti, con Clementi che prima ci consiglia di "cambiare il corso delle cose", "non importa trovare qualcosa di meglio, basta qualcosa di differente" ma che poi ci da il consiglio opposto mostrandoci l'immagine di un cacciatore di frodo che inseguito da Tarzan finisce nelle sabbie mobili, dove ovviamente "è meglio non fare troppi movimenti perchè si va a fondo più lentamente"; un'impossibilità quindi per l'uomo di cambiare la propria situazione, amara considerazione esaltata dallo sferragliare degli strumenti, prima che si passi a Cinque Strade, cover stravolta di Faust'O, la calma finale e rassegnata dopo la tempesta, un brano notturno e sommesso in cui Clementi declama i disperati versi del cantautore friulano supportato solo dal suo basso e da minimali accompagnamenti di batteria.

I Massimo Volume dimostreranno meglio altrove le loro potenzialità, ma è in quest'album che si trovano i germogli della loro grandezza, unita a un'anima graffiante e metallica come mai capiterà in seguito.

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Voto degli utenti: 8,1/10 in media su 8 voti.
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Suicida 10/10

C Commenti

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NathanAdler77 (ha votato 8 questo disco) alle 15:00 del 4 marzo 2011 ha scritto:

Non c'é niente fuori, tranne i colori che già conosci.

Album spartiacque dell'alternative italiano, "Alessandro" e "Vedute Dallo Spazio\Ororo" magnifiche.

Charisteas (ha votato 8 questo disco) alle 14:51 del 5 marzo 2011 ha scritto:

Alessandro è un mantra che va ripetuto all'infinito. Mai più così cattivi dopo questo disco.

nebraska82 (ha votato 9 questo disco) alle 11:16 del 31 marzo 2011 ha scritto:

il loro miglior disco.