Mogwai
The Hawk Is Howling
Maledetto correttore automatico. Adesso telefono a Bill Gates (qualcuno ha le Pagine Bianche di Seattle?) e gliene canto quattro. Lui, il suo Microsoft Word e il suo stupido correttore.
Che ogni volta che digiti the The Hawk Is Howling appare la scritta The Hawk Is Bowling. Già la copertina di questo settimo album dei Mogwai non è un granché, con quellaquila impagliata in primo piano, se in più lo avessero intitolato Il falco sta giocando a bocce, avremmo pensato a uno scherzo. Lo scherzo cè anche stato, quando il solito burlone ha messo in rete un fake album eseguito da una band di periferia in pieno Mogwai-style. Questa volta, a differenza di quanto accaduto con lultimo Death Cab For Cutie, il tarocco era evidente. I Mogwai non avrebbero suonato quella roba neanche dopo una nottata di bevute in compagnia di Amy Winehouse. Sul perché ci sia gente che investe tempo e denaro in simili operazioni potremmo interrogarci a lungo. Chissà, forse la disoccupazione dilagante potrebbe essere una motivazione plausibile.
Il nuovo disco dei Mogwai, invece, è proprio il nuovo disco dei Mogwai. Riconoscibilissimo fin dai titoli delle tracce (Im Jim Morrison, Im Dead, I Love You, Im Going To Blow Up Your School, giusto per gradire). Ad ogni nuova uscita dei cinque di Glasgow, la critica ripete la stessa filastrocca: Eccoli, sono finalmente tornati ai fasti del passato, questo è lalbum del ritorno in grande stile . Quasi non si accettasse lidea che questi ragazzi scozzesi debbano ormai dividere il palcoscenico del post rock strumentale con altre band. Nessuno potrà mai negare che i Mogwai siano arrivati per primi (o tra i primi), ma ormai il genere è pieno di ottime band che lo hanno portato al successo (Sigur Rós), al cinema (Godspeed You! Black Emperor), alla fusione col jazz (Do Make Say Think) o con la psichedelia (A Silver Mt. Zion ).
Forse sarebbe meglio ammettere che i Mogwai suonano sempre e solo la loro musica. E in questo sono imbattibili. Mai un colpo a vuoto, dal 1997 ad oggi. Nessuno li avvicina nel loro territorio, che è il post rock strumentale puro e semplice. La retorica reiterazione di pieno e vuoto, quiete e tempesta, mazzata e carezza (e il primo che nomina gli Explosions In The Sky si becca solo la mazzata).
Non si può cercare leffetto sorpresa del capolavoro Young Team (1997, appena ristampato in doppio cd deluxe), né tantomeno le morbide litanie barocche del suo splendido successore Come on Die Young (1999).
Però cè tutto il mondo dei Mogwai: i pattern fluidi sospesi sul velluto che imparammo a conoscere in Ten Rapid, vero esordio della band (Im Jim Morrison, Im Dead, Daphne & The Brain), le chitarre sature oltre misura (il singolo Batcat, che sembra uscito da Welcome To Sky Valley dei Kyuss), le melodie sapientemente condotte da xilofoni e campanelli (Local Authority), i richiami velati alle sonorità metal (Scotlands Shame) e le lunghe divagazioni basso-pianoforte (Thank You Space Expert). Poi ci sono momenti durante i quali il 1997 sembra ieri. Il ritmo quadrato e il ritornello easy-listening di The Sun Smells Too Loud (si potrebbe quasi canticchiare e, perché no, ballare) e quella capacità inimitabile di stratificare il suono arrivando ai confini del caos senza caderci dentro (The Precipice, chi ha detto Mogwai Fear Satan?).
Allora adesso ho capito tutto: ogni nuovo album dei Mogwai è una palla da bowling che punta sicura verso i birilli e li abbatte senza pietà. Ogni volta è quasi strike. Perché rimangono sempre due birilli in piedi. E se foste provvisti di una vista lunga come quella di un falco potreste leggervi sopra Young Team e Come On Die Young.
Dovrò chiedere scusa a Bill Gates.
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