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R Recensione

9/10

Sigur Rós

Ágætis Byrjun

I Sigur Rós non ci riguardano, non possono: clima, ritmi biologici, abitudini, mentalità, terra... tutto troppo diverso. Ma non siamo noi diversi, sono loro gli alieni, come quello nascente nel feto di copertina, esattamente come lui. Nessun altro gruppo può anche lontanamente paragonarsi ai Sigur Rós. E manca ancora l'ovvietà maggiore, la più abusata e cool... l'Islanda, amata terra natìa. Location senz'altro affascinante, si sa, laghi ghiacciati, foreste biancoscure, giorni infiniti d'estate e strettissimi d'inverno e tutto il resto. Ma per quanto musa dalle mille e una notte, c'entra relativamente con la loro musica.

E come suonano i Sigur Rós, che ancora non sono davvero Sigur Rós? Se li spogliamo della voce di Jónsi, diamante primo del gruppo, cosa rimane? La risposta, almeno per i detrattori, è sconcertante: tanto. Il materiale grezzo è post rock, ma le forme che assume sono molteplici e particolarissime, caratterizzato com'è da un'imponente ossatura elettronica, che travolge le melodie e ne altera sul finire l'andamento gentile con improvvise implosioni elettrostatiche (“Hjartað Hamast” – “Il Cuore Batte”), battiti al cardiopalma (“Svefn-G-Englar” – “Angeli Notturni”), gelidi soffi di vento (“Starálfur” – "Fissando Un Elfo”), rimbalzi echeggianti di voce (“Ágætis Byrjun” – “Un Buon Inizio”) e tanto altro. Ma non solo il sintetizzatore di Sveinsson, grande importanza è attribuita anche alle percussioni, chiavi di volta per i boati esplosivi di quasi ogni brano, che si trasformano in frastagliate scogliere fantasma sulle quali impatta il mare emotivo delle composizioni: prima stanca e trascinata (“Svefn-G-Englar”), la batteria di Gunnarsson si scalda nel susseguirsi dei brani mostrandosi in controtempo (“Hjartað Hamast”), frantumata in tempi dispari nel seguire profondissime linee di basso elettrico (“Olsen Olsen”) e in uno splendore cristallino nella lunga epopea che da metà brano disvela una potente e intensa jam session (“Ný Batterí” – “Nuove Batterie”). Eppure, mai come in questo caso, a impressionare veramente è la pregevole commistione di misure e classi strumentali di tutti i tipi (anche violini, trombette, xilofoni, armoniche...) che preclude a canoniche soluzioni post rock per saltare invece da un campo di fiori all'altro attingendo ai profumi di più generi, così da valorizzare ogni brano con personali e sempre nuove costruzioni melodiche. Si va dal dream pop scampanellato e compatto per linea di pianoforte (“Ágætis Byrjun”) all'ambient spettrale da foresta notturna, scordinato e quasi stonato per l'oscura freddezza dei drone (“Avalon”), passando attraverso maestose frazioni free jazz (“Ný Batterí”) o estasianti lungaggini pianistiche in crescendo alla sublimazione finale delle chitarre e agli sfarfallii irregolari dei violini (“Viðrar Vel Til Loftárása” – “Bel Tempo Per Un Bombardamento Aereo”).

Ma come accennato, c'è ancora una voce da raccontare. È la voce del leader, dell'istrionico ed esuberante Jónsi, abbreviazione per Jón Þor Birgisson, che prende vita in un linguaggio vocale acutissimo, dalla consistenza della carta velina, e figlio di un corpo che vive un'eterna giovinezza nei lineamenti e nelle movenze. Un Peter Pan dell'Isola che C'è (ed è nel nord), che intona versi ancestrali dai prodigiosi squarci lirico-tonali (“Flugufrelsarinn” – “Il Salvatore dell'Anima Volante” ed “Ágætis Byrjun”) e suona la chitarra con un archetto di violoncello. È dunque l'autentica figura di spicco di una band aliena, fuori da qualsiasi dimensione artistica, che proprio sul tramonto del secondo millennio è scesa come un velo su di noi, avvolgendoci in una coperta materna, e ci ha cambiato la vita.

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Voto degli utenti: 8,8/10 in media su 51 voti.

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Norvegese (ha votato 9 questo disco) alle 10:38 del 14 marzo 2011 ha scritto:

Un'album che possiede un'atmosfera veramente unica. Mi risulta difficile descrivere le sensazioni che trasmesse, la bellezza delle melodie eteree e trascinanti, la dolcezza degli archi e del pianoforte...tutto stupendo.

Cas (ha votato 9 questo disco) alle 14:14 del 14 marzo 2011 ha scritto:

hai ragione a parlare di band aliena, è l'impressione che ho sempre avuto anche io ascoltando questo disco splendido. è come se avessero sublimato lo spirito di un'epoca (quella post-rock) per poi condensarlo in un qualcosa di esteticamente unico ed irripetibile. grandi, grandi, grandi! e complimenti per la recensione!

swansong (ha votato 9 questo disco) alle 16:11 del 14 marzo 2011 ha scritto:

non ho nulla da aggingere alla recensione ed al commento di Cas..una band come mai nessuno prima di loro. E tanto basta per farli passare alla storia...magnifici, poi, i video..

fabfabfab (ha votato 9 questo disco) alle 18:10 del 14 marzo 2011 ha scritto:

Disco significativo perchè uscì in periodo tardo post-rock ed ebbe il gran merito di ridefinirne gli scopi e le sonorità. All'epoca questo disco e "Come on Die Young" dei Mogwai dimostrarono la possibilità di utilizzare il piano come elemento drammatizzante. "Flugufrelsarinn" e il crescendo di "Hjartað Hamast" sono immortali. Loro, tra l'altro, hanno fatto grandi cose anche dopo ((), soprattutto), mentre i loro numerosi epigoni non si sono mai avvicinati neanche di un millimetro. Bella rece, disco necessario.

salvatore (ha votato 10 questo disco) alle 20:16 del 14 marzo 2011 ha scritto:

Cosa vuol dire 5 stelle? patrimonio dell'umanità? E che patrimonio dell'umanità sia... Un disco - imprescindibile per gli amanti del bello assoluto - che ha cambiato il mio approccio alla musica: ricchissimo, emozionantissimo, intelligentissimo e così via con i superlativi. E mi fermo qui, perchè la recensione va oltre l'esaustività. E, a proposito della recensione, dei complimenti e un "bravo" particolarmente sentito a Filippo che ha trovato, man mano, la sintesi perfetta tra scientificità ed emotività. Fil, trovo che le tue recensioni siano tra le più belle da leggere... Insomma, scrivi davvero bene!

Filippo Maradei, autore, alle 20:57 del 14 marzo 2011 ha scritto:

Narcisista come sono, vi ringrazio tutti di cuore. E quello che dite è verissimo: è uno di quei dischi che si ama per la vita, a cui ci si lega a doppio cordone ombelicale, che ti prende lo stomaco e la testa mentre stai sdraiato a letto, mimetizzato nel buio, e ti lasci sfiorare dall'incoscienza. Un fratello acquisito, ecco cos'è.

NathanAdler77 (ha votato 9 questo disco) alle 22:35 del 14 marzo 2011 ha scritto:

"Svefn-G-Englar" è un sogno a occhi aperti...Tra Slowdive e Mogwai c'è l'onirico paesaggio islandese di Jonsi & co. Una delle tue migliori recensioni, Filippo.

benoitbrisefer (ha votato 8 questo disco) alle 20:28 del 16 marzo 2011 ha scritto:

I '90 si chiudono col botto e si aprono le strade per il nuovo millennio... Tanti altri hanno provato a percorrerle, ma su questi sentieri i SR restano irraggiungibili.

4AS (ha votato 8 questo disco) alle 19:16 del 17 marzo 2011 ha scritto:

In qualche passaggio li trovo fin troppo dreamy, fumosi, e magari non mi prendono del tutto. Ma non posso negare la loro bravura, gli arrangiamenti sono sontuosi (difficile trovare una band che ha questo suono, davvero unico) e la voce sembra arrivare da un altro mondo. Per me 8.

4AS (ha votato 8 questo disco) alle 19:16 del 17 marzo 2011 ha scritto:

In qualche passaggio li trovo fin troppo dreamy, fumosi, e magari non mi prendono del tutto. Ma non posso negare la loro bravura, gli arrangiamenti sono sontuosi (difficile trovare una band che ha questo suono, davvero unico) e la voce sembra arrivare da un altro mondo. Per me 8.

ozzy(d) (ha votato 5 questo disco) alle 11:54 del 20 marzo 2011 ha scritto:

L'ascolto dei Sigur Ros equivale a una martellata sui maroni, davvero non ho mai capito tutto l'hype intorno a questi qua, come per tutto il post-rock più dreamy e soporifero del resto. bellina la metafora della coperta materna comunque ghghghgh.

Totalblamblam (ha votato 2 questo disco) alle 11:57 del 20 marzo 2011 ha scritto:

RE:

quoto da orchite pura

bart (ha votato 8 questo disco) alle 12:25 del 20 marzo 2011 ha scritto:

Per essere apprezzati pienamente, i gruppi post-rock vanno ascoltati nei momenti giusti. I Sigur Rós li conosco pochissimo, quindi non posso darne un giudizio esauriente. Comunque non mi sembrano ai livelli di Tortoise, Talk Talk o Dirty Three.

Marco_Biasio (ha votato 8 questo disco) alle 20:45 del 20 marzo 2011 ha scritto:

RE:

Hai citato gruppi completamente diversi fra loro per posizione geografica, influenze e stili musicali. Dei Sigur Ròs, fino a "Takk...", sono molto apprezzabili le atmosfere che vengono costruite attorno ai brani. A parte viene l'esordio "Von", molto più cupo e psichedelico, e l'ultimo, che si apre invece verso un pop più solare, aperto ed esplicito. Amo molto "()" e "Takk...", un po' meno questo. Un gruppo che ha mantenuto comunque un altissimo livello medio qualitativo.

bart (ha votato 8 questo disco) alle 11:12 del 21 marzo 2011 ha scritto:

RE: RE:

Ognuno di questi gruppi ha un proprio stile e una propria personalità. Li ho citati perché ci sono comunque delle similitudini fra loro. Geograficamente sono poi tre mondi diversi.

bargeld (ha votato 9 questo disco) alle 15:34 del 26 marzo 2011 ha scritto:

Disco splendido, recensione all'altezza! Per me Marco invece è il contrario, Agaetis primo in classifica, '()' secondo di un soffio, 'Takk...' terzo più staccato.

Bellerofonte (ha votato 9 questo disco) alle 19:26 del 26 marzo 2011 ha scritto:

La prima volta che ascoltai quest'album ne rimasi estasiato.. si perchè questa musica è pura estasi che ti distacca dal terreno, rappresentazione più spirituale del post rock.. Anche se per il sottoscritto non è ai livelli del suo successore, ma capolavoro comunque!!! 9,5

bart (ha votato 8 questo disco) alle 14:54 del 29 ottobre 2011 ha scritto:

Atmosfere bellisime e sognanti

All'inizio non mi avevano troppo convinto, ma ascoltandoli meglio non posso che ammettere la loro grandezza. Disco sublime!

alburno (ha votato 10 questo disco) alle 19:33 del 28 agosto 2012 ha scritto:

Come ben dice la recensione è proprio l’album della vita. Che magnifica sorpresa fu scoprire la musica di questa straordinaria band ben 12 anni fa (in Italia iniziarono a trasmettere Svefn-g-englar su MTV solo nell’autunno del 2000 e solo intorno alla mezzanotte), tanto lontana e unica rispetto a tutto ciò che si era ascoltato fino all’ora. Confesso… erano gli anni del modem analogico, quello da 56K, immaginatevi la fatica e l’attesa (brani in media di 8 minuti) e il costo.. per scaricarlo tutto, ma ne valse la pena nel modo più assoluto. Il materiale innovativo era davvero tanto e vario, troppo per un gruppo così giovane e fuori dall’ambiente musicale tradizionale anglo-americano. La musica non aveva mai raggiunto forme così compatte ed eteree allo stesso tempo; la forza evocativa, la proiezione all’infinito è di tale impatto da lasciare realmente estasiati chiunque lo ascolti o almeno coloro che apprezzano il genere dal dream pop in su. Nessuno può essere avvicinato alla musica dei Sigur Ros e soprattutto a questo irripetibile album. “Una band aliena, fuori da qualsiasi dimensione artistica, che proprio sul tramonto del secondo millennio è scesa come un velo su di noi, avvolgendoci in una coperta materna, e ci ha cambiato la vita”..non potevano esserci parole più giuste, complimenti per la recensione!!.

lev (ha votato 9 questo disco) alle 13:08 del 5 settembre 2012 ha scritto:

non so il motivo esatto per cui ho sempre snobbato i sigur ros, fatto sta che qualche mese fa prendo in mano questo, e già dopo qualche ascolto è scoppiato l'amore. svefn-g-englar la mia preferita del lotto.

neferpito (ha votato 10 questo disco) alle 21:17 del 26 marzo 2013 ha scritto:

Il mio preferito del gruppo... davvero bella recensione!

alekk (ha votato 9,5 questo disco) alle 12:04 del 22 aprile 2013 ha scritto:

meraviglioso poetico eccezionale. un disco da leggenda. Quando la musica diventa arte....