Sigur Rós
Inni
I Sigur Rós sono un gruppo veramente originale nella scena mondiale. Pubblicano dischi dai lontani anni '90 ed hanno contribuito ad influenzare molte band della scena odierna. Hanno la capacità di saper emozionare ed è un grande pregio che tengono. Da più di tre anni non pubblicano un nuovo album, una pausa voluta dalla band per stare vicino ai propri familiari. Solo Jónsi lo scorso anno ha pubblicato il suo secondo disco solista. Nessuna crisi in vista però, a quanto pare. Ed ecco che a fine 2011 vediamo la pubblicazione di un live, datato 2008, all'Alexandra Palace di Londra. Una location di quelle speciali, ideale per un gruppo veramente originale come i Sigur Rós. La confezione in vendita (ad un ottimo prezzo aggiungerei) di Inni è composta da quattro vinili, due CD e un DVD contenete un film-documentario della serata in questione, girato da Vincent Morisset. Il live è quasi un amarcord della carriera dei ragazzi islandesi. 14 brani che toccano e ripercorrono tutti i lavori, dal lontano e acerbo Von all'ultimo Með Suð Í Eyrum Við Spilum Endalaust. Un viaggio lungo 14 anni.
Ed eccoci oggi a parlare di questo Inni (tradotto: Dentro) come un disco che avvalora l'eccezionale tenuta dal vivo del quartetto nordico. Svefn-G-Englar si apre con un rumore di un vulcano in eruzione, ed acclamatissimo inizia un brano lungo più di dieci minuti. Ma il concetto del tempo non deve spaventare, semmai colpisce come esso viene scandito, tra il ritmo della batteria lento e lo stridulo della chitarra di Jónsi. Giusto il tempo di immergersi nella magia dei suoni e dalla voce in semi-falsetto. Basterebbe chiudere gli occhi per lasciarsi trasportare in questo viaggio che inizia, prima lento, per poi trasformarsi impetuoso. Con Glósóli si continua a navigare tra i classici dei Sigur Rós. Anche qui si sentono le atmosfere dolciastre, sfregiate da un ritmo che aumenta di tensione giro dopo giro. Da brivido. Ný Batterí tenta di inasprire i toni, che si raddolciscono con la bellissima piano e voce di Fljótavík. Við Spilum Endalaust (tratta dall'ultimo album) e Hoppípolla sembrano infiammare ancor più l'atmosfera. Fiamme e ritmo che rimangono inalterate con lo scorrere dei brani (vedi le successive Með Blóðnasir e Inní Mér Syngur Vitleysingur). E-Bow con la sua marcia lenta e tesa chiuse il primo disco dei due dischi di Inni.
La seconda parte inizia con i rumori distorti che preludono la splendida e sognante Sæglópur. Anche qui abbiamo un altro episodio dello stato di grazia di Jónsi e soci stavano attraversando quella sera. Segue l'incantevole esibizione di Festival e la vecchissima Hafsol tratta dall'ormai lontanissimo Von del 1997. All Alright sembra cullare il pubblico prima di Popplagið, in una versione live che tocca i 15 minuti e che esplode con la sua coda. Inni si conclude con l'inedito in studio Lúppulagið. Un brano ambient che quasi sembra anticiparci il futuro corso dei Sigur Rós. Speriamo di scoprilo presto. Intanto nell'attesa, questo live sembra ricordarci chi sono stati nel corso degli anni, se non una delle band migliori nel panorama mondiale dell'ultimo decennio.
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