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R Recensione

10/10

Slint

Spiderland

Uno degli album più influenti e seminali di tutto il rock nasce nel 1991 a Louisville, città caposcuola del cosiddetto genere post-rock e patria di artisti e chitarristi che si riveleranno imprendiscibili per le sorti future della musica contemporanea, quali Brian McMahan,David Grubbs e, soprattutto, David Pajo, futuro membro di altre storiche formazioni come Tortoise o For Carnation.

Nasce per effetto di un collettivo, gli Slint, che annovera due dei geniacci sopraccitati nelle sue file (McMahan e Pajo), più il bassista Ethan Buckler e il batterista Britt Walford, e che due anni prima ha esordito con un autentico ufo musicale dal titolo "Tweez", embrione della loro futura arte.

La loro è una musica del tutto particolare, eclettismo ragionato e maturo che fa tesoro delle nuove esperienze post-hardcore (catarsi e purificazione nella tensione tra rabbia e quiete) e le contamina con una certa tradizione folk (leggi il mantra algido e distaccato di John Fahey) e progressive, per l’atteggiamento di ricerca di sempre nuove soluzioni. Il tutto condito da minimalismo rileyano e da spruzzate di Eric Dolphy e Ornette Coleman.

Inutile dire che stiamo parlando di una vera e propria pietra miliare, un disco senza il quale molto di quello che oggi passa sotto le nostre orecchie non esisterebbe, e in definitiva un disco che ogni amante della musica vera e buona non può ignorare, al punto che sembra quasi inadatto presentare in questa maniera un pezzo da novanta del genere in un sito di esperti della storia della musica.

Ma tant'è: i fatti mi dicono che "Spiderland" è assente dal database e così, perfettamente conscio di star per compiere qualcosa di equivalente al recensire un piatto di spaghetti all'amatriciana per una rivista di cucina, mi accingo a colmare questa spaventosa lacuna con sentita umiltà.

Tre accordi...sono solo tre accordi, ma - diavolo! - i tre accordi più influenti degli anni novanta, quelli che aprono la prima traccia, "Breadcrumb Trail". Tre accordi, si diceva, seguiti da un delicato arpeggio e dall'introduzione timida della batteria in controtempo, schema ripetuto più volte prima che entri in scena il recitato freddo e al tempo stesso apatico del cantante, che accompagna la prima parte del brano con un deliquo che di passionale non ha nulla, espressione marcata della loro filosofia musicale improntata sullo svuotamento totale di qualsiasi emozione, zenit assoluto dello slowcore più lento e cerebrale. Ben presto l'atmosfera e la ritmica cambiano e il tutto si tramuta in una ballata dissonante dal tono insieme dolce e nervoso, prima che la voce, ora irrequieta e disperata, ceda il passo ad una cavalcata chitarristica frenetica dal sapore postcore.

Sì, perchè la musica degli Slint non fa che aggiornare la lezione degli Squirrel Bait e dei Fugazi (influenze innegabii per il gruppo), incorporando però in essa spinte, come si diceva in apertura, dal sapore progressivo e dal sapore folk. Quello che si potrebbe definire un bel calderone di generi, insomma, non fosse che agli Slint poco importa mostrare la loro perizia; ciò che i quattro vogliono comunicare è sostanzialmente un atteggiamento che nel campo dell’arte potrebbe avere un corrispettivo nella corrente cubista: la musica sembra continuamente “in fieri”, osservata da ogni angolazione possibile e immaginibile, ma, alla fine, incapace di trovare una propria identità proprio in quanto le possiede tutte. Messaggio chiaramente improntato a testimoniare la morte del rock, quindi? Non diremmo proprio, visto che di rock il quartetto, anche nelle tracce successive, ne macina eccome!

L’incedere tintinnante e ossessivo di “Nosferatu Man”, seconda traccia, sfuma in’ un'altra altalena di contrasti emozionali, a dare senso ad un altro pezzo totalmente decostruito, in cui l’eterna stasi provocata ancora una volta da controtempi batteristici, ritmiche fratturate e dissonanze chitarristiche si dissolve in uno sconclusionato rincorrersi degli strumenti senza meta, che riconduce il tutto in territori free-jazz.

Don, Aman” è l’esaperazione di questa filosofia: un brano senza regole, senza schemi, del tutto a-concettuale, in cui l’arpeggio continuo e insistito sostiene un parlato ancor più smarrito, l’equivalente in musica di un viandante nel deserto del Sahara. D’improvviso, l’ennesimo mutamento in divenire e il timido scampanellio portante tutto il pezzo si fa ansioso, in un crescendo coadiuvato da un riff elettrico minimale e distorto, che però ha il compito di riportare ogni cosa al principio, ovvero alla pacatezza e alla quiete senza meta.

La seconda parte è aperta da una delle più belle canzoni del post-rock, la sofferta ballata “Washer”, con ogni probabilità l’apice del gruppo, che tradisce un sincero talento da songwriter dei quattro.

Il romanticismo apparente del brano è stemperato da subito da una serie di contrappunti minimali e digressioni caotiche che lo accompagnano fino alla conclusione, ma in sostanza si tratta dell’episodio più regolare del disco.

 “For Dinner” fa capire all’ascoltatore quanto McMahan e soci abbiano mangiato pane e Can per colazione, non si spiegherebbero altrimenti i muri sonori di marca jazzistica ed ermetica, l’incedere sghembo e tortuoso, in un brano cupo e tormentato come pochi.

L’avventura si chiude con “Good Morning Captain”, ennesimo esempio della loro ricerca senza destinazione, alternarsi di irrequietezza e placidità in una tensione continua fra opposti, il voler esprimere e l’essere consci dell’impossibilità di esprimere al tempo stesso, tutto questo in un disco che a distanza di sedici anni continua ad incantare e a lasciare colpiti per la sua incredibile freschezza e per l’eterna attualità del suo messaggio. 

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Voto degli utenti: 9,5/10 in media su 64 voti.

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DonJunio (ha votato 10 questo disco) alle 11:29 del 11 luglio 2007 ha scritto:

It felt good to be alone...

Uno dei miei album preferiti di sempre, di sicuro uno di quelli che ho più ho ascoltato in vita mia. Incalcolabile l'influenza sul rock successivo, che spesso sarà costituito più da riflessi che da nitide forme. Il suono chitarristico è semplicemente favoloso: a tratti sinfonico e pulsante come in "Breadcrumb trail", a tratti magnetico nel suo fluire in quegli accordi che hanno fatto epoca ("don Aman" in particolare). Dici bene che "Washer" è il pezzo più tradizionale, è un po' la loro "Stairway to heaven", con quella fulgida esplosione elettrica, anche se si chiude come sempre in acque torbide e misteriose. La recensione è da applausi, complimenti!

Lewis Tollani (ha votato 10 questo disco) alle 12:27 del 11 luglio 2007 ha scritto:

Eh eh..

Mi tocca quotare il mio caro amico Don, il disco è un vero e proprio spartiacque. Prima era in un modo, dopo... bella recensione.

barkpsychosis, autore, alle 18:15 del 11 luglio 2007 ha scritto:

grazie a tutti

credo che la cosa che colpisce di più di questo disco sia il fatto che sembrano quasi più vecchi certi dischi che escono adesso praticamente in ogni traccia ci sento tutto l'indie degli anni novanta...è strepitoso!

DonJunio (ha votato 10 questo disco) alle 11:01 del 12 luglio 2007 ha scritto:

Interested female vocalists write...

Si, va detto che il passaggio dal "prima" al "dopo" non fu immediato, non fu uno spartiacque palese alla "nevermind" tanto per intenderci. Non ci fu una sola rivista specializzata che lo inserì tra i migliori lavori del 1991: fu come un fiume carsico, affiorò in superficie lentamente per poi cambiare completamente il corso della musica negli anni 90. Me lo sono riascoltato stanotte, avevo ancora i brividi...

Lewis Tollani (ha votato 10 questo disco) alle 11:34 del 12 luglio 2007 ha scritto:

...

Nevermind ha portato a galla un certo modo di intendere la musica, ma è il grande pubblico ad essersene accorto... Spiderland ha esercitato un'enorme influenza su una serie di musicisti che hanno segnato il meglio degli anni 90... direttamente fuoriusciti dagli Slint (Tortoise, For Carnation) o influenzati da essi (elenco interminabile, di cui cito solo Mogwai e Smog, tanto per fare 2 nomi). Ma anche gli Slint o i Labradfor avevano i loro idoli... provate a cercare Bee Thousand dei Guided By Voices (1987...!!!) resterete di sasso...

Neu! (ha votato 9 questo disco) alle 18:13 del 27 ottobre 2007 ha scritto:

grandi Slint!

Lux (ha votato 9 questo disco) alle 17:30 del 11 aprile 2008 ha scritto:

Il post rock.

Cas (ha votato 8 questo disco) alle 22:48 del 13 agosto 2008 ha scritto:

ma come ho fatto a dargli solo 4 stelle? ma sono pazzo?! questo disco è immenso, epocale, ha segnato un'epoca e aperto le porte ad una parte consistente della scena post-rock. tra l'altro anche Tweez è splendido...

Il mio voto sale a 9 senza alcuna esitazione.

Marco_Biasio (ha votato 10 questo disco) alle 22:54 del 17 agosto 2008 ha scritto:

Die-ci die-ci die-ci

Mr. Wave (ha votato 9 questo disco) alle 13:52 del 9 ottobre 2008 ha scritto:

Rifondando il rock...

p.s.: concordo pienamente quando scrivi: ''...ciò che i quattro vogliono comunicare è sostanzialmente un atteggiamento che nel campo dell’arte potrebbe avere un corrispettivo nella corrente cubista...''

In effetti il fulcro centrale di ''Spiderland'', gira attorno a questa formula di smantellamento e demolizione del formato-canzone. Per finire, l'importanza assunta dagli Slint sulla scena musicale della decade Novantiana è davvero incalcolabile. Seminale!

Paranoidguitar (ha votato 10 questo disco) alle 11:02 del 9 gennaio 2009 ha scritto:

strumenti rock che non suonano rock...un punto di rottura pazzesco.

4AS (ha votato 10 questo disco) alle 16:23 del 25 marzo 2009 ha scritto:

La copertina del disco già mi emoziona...Poi lo ascolto e va ancora meglio.

Gengis il Kan (ha votato 10 questo disco) alle 12:44 del 27 marzo 2009 ha scritto:

Che emozione!!!

ThirdEye (ha votato 10 questo disco) alle 1:05 del 12 maggio 2009 ha scritto:

Capolavoro assoluto

Uno dei miei album preferiti di sempre...

hiperwlt (ha votato 10 questo disco) alle 19:55 del primo ottobre 2009 ha scritto:

Vuoto immenso.non ho mai avuto il coraggio per un approccio a questo disco.ma oggi l'ho comprato,oggi l'ho ascoltato e oggi me ne sono innamorato

PandoFightSound (ha votato 10 questo disco) alle 22:41 del 3 ottobre 2009 ha scritto:

Uno degli album più sconvolgenti nella storia del rock.

TomooTaniguchi (ha votato 10 questo disco) alle 3:28 del 9 dicembre 2009 ha scritto:

"Good Morning, Captain..." è il loro manifesto. E non solo quella. Li adoro.

sarah (ha votato 10 questo disco) alle 11:21 del 18 dicembre 2009 ha scritto:

Don stepped outside...

Insuperabile, "Don, Aman" e "Washer" le mie preferite.

DizionarioRock (ha votato 10 questo disco) alle 21:58 del primo gennaio 2010 ha scritto:

capolavoro assoluto

uno degli album più belli mai concepiti da una mente umana. un disco al quale non si può non dare 5 stelle, forse il migliore disco degli anni 90'. il meglio del meglio. non saprei proprio indicare il pezzo migliore, forse la stupenda "Washer", forse invece "Notsferatu Man" (con quegli inserti chitarristici... mio dio che godimento), forse la sperimentale "Don, Aman", o magari "Good Morning Captain"... mi è impossibile scegliere. la verità è che Spiderland è una delle vette artistiche che la musica rock abbia mai ragiunto. una delle massime espressioni musicali del novecento. CAPOLAVORO!!!

bart (ha votato 9 questo disco) alle 23:31 del 13 aprile 2010 ha scritto:

Questo album è semplicemente fantastico. Una delle pietre miliari del post-rock. Washer è di una bellezza indescrivibile.

lev (ha votato 9 questo disco) alle 21:25 del 12 luglio 2010 ha scritto:

l'emozione comincia già dalla splendida copertina, e continua fino alla fine del disco. non tutto mi sembra a fuoco, e per questo non do cinque stelle piene. comunque lavoro immenso.

Bellerofonte (ha votato 10 questo disco) alle 18:29 del 13 settembre 2010 ha scritto:

imprescindibile per gran parte della musica post-

glenn dah alle 17:23 del 28 ottobre 2010 ha scritto:

Una menzione speciale per la batteria di Walford, veramente originale (grazie anche ai suoni di zio Steve). All'epoca forse non erano nemmeno maggiorenni, una cosa incredibile.

lev (ha votato 9 questo disco) alle 13:14 del 18 maggio 2011 ha scritto:

vediamo, ho scritto che non tutto mi sembra a fuoco... mmm... qui mi sa che non a fuoco c'è solo il mio cervello! 5 stelle tutta la vita!!!

Nucifeno (ha votato 8 questo disco) alle 17:24 del 2 luglio 2011 ha scritto:

Eh sì

Grande disco.

PandaCiccione (ha votato 10 questo disco) alle 22:34 del 19 settembre 2011 ha scritto:

Epocale

Ok, già dall'attacco di Breadcrumb Trail si capisce che gli Slint sono dei profeti del rock. E anche con Nosferatu Man e Don Aman che riscrivono le regole del punk. Ma il lato B... CHE COS'E'??? Washer, For Dinner e Good Morning, Captain sono un'infilata leggendaria. Anche se in tutti e sei i pezzi non si trova una nota fuori posto. Washer è tra le canzoni più belle mai scritte. Sorry, ho scritto "belle": non si fa mai in una recensione. Ho anche scritto "canzone", se è per questo, e direi che è riduttivo. Un pezzo estremamente toccante dedicato a un amore finito. Vive di note che piovono come dal cielo. "Washer": che siano quelle note a lavare? Vive anche di silenzi e di un cantato sussurrato, in un intreccio che accresce la tensione. Fino al punto in cui le lacrime esplodono e le chitarre lanciano fiamme impazzite... le lacrime esplodono e ti accorgi che sono loro a lavare la tua anima, e i fantasmi che vivevano con te se ne stanno andando con quelle lacrime; e l'ultima cosa che devi fare è ricacciarle in gola. Poi le chitarre smettono di gridare, resti tu e quella pioggia di note. I fantasmi se ne sono andati. Silenzio. Applausi.

PandaCiccione (ha votato 10 questo disco) alle 22:53 del 19 settembre 2011 ha scritto:

ps

Dimenticavo. Bella recensione (del resto ADORO l'amatriciana), con un appunto (quoto Andrea): non hai messo Walford fra i "geniacci".

David (ha votato 10 questo disco) alle 16:41 del primo settembre 2012 ha scritto:

Forse il miglior disco degli anni '90.

Paul8921217 (ha votato 10 questo disco) alle 20:29 del 7 ottobre 2012 ha scritto:

Ogni volta che arrivo alla fine dell'album e parte l'I miss you sono stravolto, grazie all'ascolto di immense tracce, sentite, con testi fenomenali e suoni cupi e coinvolgenti.Top 3 anni 90'.

glenn dah alle 14:03 del 22 ottobre 2012 ha scritto:

top 3 sempre, per me. good morning captain è...boh, non trovo nemmeno le parole.

Mattia Linea (ha votato 5,5 questo disco) alle 18:28 del 8 novembre 2014 ha scritto:

Consapevole di provocare critiche ed offese, reputo questo album assolutamente mediocre ed ampiamente sopravvalutato. L'unica nota interessante dell'album è il chitarrista David Pajo, vera mente pensante del gruppo, creatore di linee chitarristiche incisive ma soprattutto abile miscelatore di suoni. Detto questo, sembra di ascoltare un qualunque demo-tape di un qualsiasi gruppetto rock appena entrato in sala prove. In un periodo pieno di sperimentazioni come la decade '90s questo disco è quanto di più modesto ci possa essere: poche idee ripetute svariate volte in canzoni mediamente abbastanza lunghe. Non ci siamo. Mi sembra goda di troppa fama (immeritata) da parte di alcuni critici musicali. Tuttavia, vale la regola DE GUSTIBUS NON DISPUTANDUM EST.

Franz Bungaro (ha votato 9,5 questo disco) alle 9:23 del 11 novembre 2014 ha scritto:

...pensa, io invece lo considero tra i miei 10 dischi fondamentali di tutti i tempi. Imprescindibile. Nessuno però credo ti offenderà per quello che hai detto.

FrancescoB (ha votato 9 questo disco) alle 9:37 del 11 novembre 2014 ha scritto:

Ma infatti, per fortuna anche i "mostri sacri" hanno i loro detrattori, ci mancherebbe che fosse obbligatorio apprezzare il tal capolavoro "riconosciuto". Per me questo è un disco bellissimo, intenso nel suo particolare mood dimesso, minimale eppure a suo modo "sinfonico", anche se in assoluto ci sono lavori che apprezzo anche di più.

fabfabfab (ha votato 10 questo disco) alle 9:52 del 11 novembre 2014 ha scritto:

Non scherziamo ragazzi, questo è un discone. Poi io tutta questa sperimentazione negli anni '90 non me la ricordo, almeno nel genere di riferimento.

zagor (ha votato 9 questo disco) alle 13:56 del 11 novembre 2014 ha scritto:

Probabilmente è stato un po' troppo mitizzato, anche per la storia del gruppo che si è sciolto subito dopo, la copertina firmata da Oldham, Steve Albini che lo definii' uno dei tre migliori dischi di sempre etc etc...ma resta un album eccellente, e che ha influenzato tanti gruppi in seguito ( dai Tortoise ai June of 44). Poi mi sembra un po' contraddittorio esaltare l'operato di Pajo e stroncare il disco, che si regge tantissimo sulle sue ardite traiettorie.

FrancescoB (ha votato 9 questo disco) alle 14:00 del 11 novembre 2014 ha scritto:

Intendiamoci, se devo quantificare per me è un disco "9" pieno, un capolavoro assoluto, dico solo che se parliamo di top dell'esistenza (e quindi, nella sostanza, solo di gusti), ci sono diversi lavori che preferisco.

zagor (ha votato 9 questo disco) alle 16:23 del 11 novembre 2014 ha scritto:

in quel genere dici ( un po' indefinito tra post hardcore e post rock, vabbè sono sigle che vanno sempre prese con le pinze lol) o in generale?

FrancescoB (ha votato 9 questo disco) alle 17:23 del 11 novembre 2014 ha scritto:

No no parlo in generale, in quel settore (ma anche in assoluto dai) Spiderland è oltre tutto, poesia ruvida e minimalista che apre le porte di un mondo nuovo. Solo che leggevo "top tre" della vita, mentre io sono più cauto: ma è proprio questione di gusti, se vuoi dico top 40 o top 50 (vado un po' a naso), ovvero tantissimissima roba comunque.

zagor (ha votato 9 questo disco) alle 14:15 del 12 novembre 2014 ha scritto:

vabbè top 3 lo ha detto albini, che ha dei gusti molto particolari e non sempre buoni, diciamola tutta...ad esempio quando disse che i replacements post "stink" erano una merda LOL.....neanche per me è uno dei migliori dischi di sempre, neanche mi piace fare queste classifiche cosi dispersive, però tra i migliori lavori degli anni 90 ce lo metto di sicuro,

Sor90 alle 20:35 del 11 novembre 2014 ha scritto:

Piace a me che del genere mastico pochissimo, qualcosa vorrà dire. Quanti trip con "Washer", una delle esplosioni più potenti mai concepite. E' tutto così algido, storto, malato; me li immagino in una cantina polverosa e male illuminata con degli strumenti ricoperti di adesivi e gli sguardi catatonici. Magari fossero uscite così le jam session della mia band da liceale ahah

Mattia Linea (ha votato 5,5 questo disco) alle 21:11 del 11 novembre 2014 ha scritto:

Secondo me è un album altamente sopravvalutato. Sembra quasi "nato per errore". Se entrate in una qualsiasi sala prove con dei musicisti discreti sentirete questo tipo di canzoni. Se penso che negli stessi anni c'erano Rage Against The Machine, My Bloody Valentine, Red Hot Chili Peppers, Nine Inch Nails,... un miscuglio di generi differentissimi, una costante evoluzione del rock. Questo disco, per quanto mi riguarda, non ha portato niente di nuovo.

Sor90 alle 21:28 del 11 novembre 2014 ha scritto:

Secondo me stai ignorando il background di questo disco, se dici "suonato a caso". E pure quello che è venuto dopo, perchè se c'è una cosa di cui sono sicuro è che questo disco abbia condizionato un intero settore della musica. Ok le impressioni personali sacrosante, ma almeno un po' di oggettività, suvvia

Cas (ha votato 8 questo disco) alle 21:41 del 11 novembre 2014 ha scritto:

Vabbe' ma citare i Nine Inch Nails e i My Bloody Valentine parlando degli Slint è come mangiare cavoli a merenda scusa... Dire che non sono stati innovativi, poi... hanno inventato un genere. Poi che questo genere possa piacere o meno, è un altro discorso. Stessa storia per la produzione ("una demo-tape di un qualsiasi gruppetto rock"? maddaaai!): non c'è nulla fuori posto, a meno che non si ascolti l'album scaricato a 192kb.

Comunque, se interessa qui c'è un bel pezzo del Guardian su Spiderland: http://www.theguardian.com/music/2014/may/01/spiderland-slint-album-reinvented-rock

Chiudo citando niente meno che Steve Albini, che proprio un fesso non è: "Spiderland is flawless. The dry, unembellished recording is so revealing it sometimes feels like eavesdropping. The crystalline guitar of Brian McMahan and the glassy, fluid guitar of David Pajo seem to hover in space directly past the listener’s nose. The incredibly precise-yet-instinctive drumming has the same range and wallop it would in your living room. Only two other bands have meant as much to me as Slint in the past few years and only one of them, The Jesus Lizard, have made a record this good"

Mattia Linea (ha votato 5,5 questo disco) alle 22:46 del 11 novembre 2014 ha scritto:

Può darsi che debba sentirlo e risentirlo più volte per scoprirne la bellezza, non so. Per ora rimango della mia decisione, più che consapevole di non comprenderli a pieno. Ps: Cas, su una cosa ci troviamo d'accordo, ho il poster in camera del ragazzotto nel tuo avatar. Immenso e insuperabile.

Pps: visto che noto del "marasma" si dice dalle mie parti colgo l'occasione per chiedere a voi melomani qualche indicazione: sapreste consigliarmi qualche gruppo e/o artista (possibilmente non odierno) che abbia preso molto spunto da questa band?

Cas (ha votato 8 questo disco) alle 0:44 del 12 novembre 2014 ha scritto:

bene, su Morrissey ci si ritrova sempre

guarda, tra i gruppi accostabili agli Slint vanno citati i Rodan, i June of 44, i Polvo, i Codeine, i For Carnation e i Drive Like Jehu. Praticamente una buona fetta di post-rock e post-hardcore. Sul fronte emo anche gli American Football devono molto a quel suono... Recentemente i Cloud Nothings, anche.

Franz Bungaro (ha votato 9,5 questo disco) alle 9:51 del 12 novembre 2014 ha scritto:

...e ci aggiungerei, a vario titolo, Shellac, Unwound, Karate, Tortoise, Low...su chi abbia inventato cosa, chi sia venuto prima, non saprei dirlo...urge ricordare che il termine post-rock fu coniato da Reynolds nella recensione di Hex dei Bark Prsychosis (1994), tre anni dopo questo disco degli Slint. Io personalmente lo ritengo valido per gruppi come loro appunto e i Talk Talk, Goodspeed... al limite i Mogwai o gli Antlers oggi ("using rock instrumentation for non-rock purposes"), non prettamente per gli Slint, i Codeine, Tortoise, o pure i Low e via discorrendo, che se post sono, sono post - hardcore, nell'accezione più lenta (quindi slowcore, per me va bene). Banalmente, se ci sono le trombe o i violini, per me è post-rock, se non ci sono, parliamone...

Cas (ha votato 8 questo disco) alle 10:09 del 12 novembre 2014 ha scritto:

chiaramente l'etichetta "post-rock" è vaga e generica. però in origine era usata per riferirsi a gruppi che flirtavano con dub, kraut, elettronica: in questo senso "non-rock purposes". quindi, per dire, i Tortoise erano il gruppo post-rock per eccellenza. più tardi siamo stati abituati ad identificare il genere esclusivamente con le divagazioni strumentali a base di chitarre+violini+trombe di gente come Goodspeed e Dirty Three... In ogni caso ci sono due grandi filoni. Uno di questi vede gli Slint travalicare i canoni del post-hardcore (cosa che in parte era nell'aria, si pensi a Bastro e Bitch Magnet) per approdare ad altro, inaugurando così una precisa tendenza stilistica, fissando i codici.

Franz Bungaro (ha votato 9,5 questo disco) alle 11:14 del 12 novembre 2014 ha scritto:

...si si, giustissimo quello che dici. La mia era più una "categorizzazione" personale, che io mi sono fatto negli anni, per crearmi dei punti fermi all'interno di etichette che spesso lasciano il tempo che trovano. Slint e Talk Talk, a mio avviso, hanno poco in comune, a parte la lentezza del ritmo...per questo, a me, viene molto difficile ricondurli sotto la stessa, abusatissima, famiglia del post-rock (assieme a gente come Sigur Ros, Moogwai ecc)...

unknown (ha votato 9 questo disco) alle 8:29 del 12 novembre 2014 ha scritto:

questo è un grandissimo disco..però non sono d'accordo su chi dice che questo disco ha creato un genere

io direi piuttosto che questo disco lo ha sdoganato..perchè per me il post rock lo hanno inventato i talk talk

due anni prima in spirit of eden

Senzanome (ha votato 10 questo disco) alle 23:31 del 26 giugno 2015 ha scritto:

Una vera e propria pietra miliare! Da ascoltare assolutamente (lo sto ascoltando pure ora ; si sente proprio che tale album sarà un album fondamentale per il Post-Rock: basta ascoltare anche vari lavori dei Godspeed You! Black Emperor per rendersi conto dell'influenza che quest'album ha avuto nella musica Post-Rock! 10 pieno meritato!