The Sea and Cake
Everybody
Ricordo con estrema soddisfazione la prima volta che li vidi suonare. Rimasi talmente affascinato dall’originalità di quel suono, che mi commossi. E non parlo di semplice, fugace coinvolgimento emotivo, ma di felicità che genera pianto.
Magari sarà stata la suadente dolcezza di quella voce, vagante nell’ in-de-finito contorno spazio-strumentale premurosamente creato in suo onore. O forse quel senso di struggente poesia estemporanea che acceca il cuore. Il fatto è che mi risvegliai in un angolo buio del mio io, con un foro nel petto e troppa luce che ne fuoriusciva.
Everybody esce a distanza di quatto anni dal luminoso One Bedroom e fondamentalmente la storia non cambia.
Tutto si muove magistralmente nell’arco di trentasette brevi, avvolgenti minuti. Trentasette minuti di maiuscole alterazioni sonore, di sigilli vocali dalle delicate carezze, di atipiche melodie emozionali che sfiorano il nudo stupore. Un disco che scivola addosso lasciando solo un leggero sentore di freschezza.
Track-list che intercede con disarmante semplicità tra le corde dell’anima, spianando il viso e allietando il cuore. Brani che sussurrano, indiscreti, l’immobilità di melodiche sonorità sognanti.
L’incredulità suscitata da “Up un Crutches” riflette ostinatamente questa costanza, questa stupefacente, immobile, logicità multiforme.
La delicata “Too Strong”, la pensierosa “Middlenight”, ritmicamente perfette nel cuore di ogni notte; “Coconout” dove la dolcezza metrica compie traiettorie pop inusuali; “Crossing Line”, dall’incipit chitarristico perfettamente Kyuss-iano o “Left on”, chiaro omaggio agli amici Tortoise.
Album dalla struttura imponente, pensante, che nel mezzo della sua edificata distensione, scala picchi di fumante magia avant-rock.
Inutilmente si potrebbe trovare una cura adeguata all’assuefazione, quindi……non resta che rassegnarsi e ringraziare per l’ultimo gioiello.
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