R Recensione

8/10

The Twilight Sad

Forget The Night Ahead

Nuovo lavoro per il quartetto di Glasgow, su etichetta Fat Cat, ormai quasi una garanzia, a due anni di distanza dal debutto Fourteen Autumns & Fifteen Winters; rispetto a compagni di etichetta illustri come Frightened Rabbit e We Were Promised Jetpacks, però, i Twilight Sad hanno decisamente una marcia in più, evidenziando qui un'indubbia capacità di scrivere grandi canzoni, non più appesantite dagli inutili orpelli shoegaze dell'opera prima.

L'apertura è bruciante: "Reflection of the Television" mette subito in bella mostra il wall of sound chitarristico, mentre su un incedere marziale, fra echi e riverberi, un caratteristico accento scozzese (diretto erede di quello di Aidan Moffat) ripete "there's people downstairs". Se possibile, la traccia successiva mette ancora più a fuoco le coordinate dell'opera: new wave, certo, con un occhio di riguardo ai Joy Division e senza perdere di vista la sensibilità pop già intravista in canzoni come "That Summer at Home I Had Become the Invisible Boy" sul primo disco. I mid-tempo sono decisamente la specialità del gruppo, come dimostrato anche dall'ottima "Seven Years of Letters" e dalla quasi-ballata "Made to Disappear", anch'essa fra i migliori brani della raccolta.

CI si aspetterebbe un calo, fisiologico, verrebbe da dire: e invece, dopo l'intermezzo di Scissors, francamente evitabile, sorprende per intensità il crescendo di "The Room", dove è evidente la lezione dei Mogwai, brano peraltro già presente, in una versione diversa, sulla compilation "The Twilight Sad Killed My Parents and Hit the Road". "Floorboards Under the Bed" allevia almeno in parte la nostalgia per gli Arab Strap, mentre "Interrupted" mostra il lato più convenzionale, ma non per questo meno interessante, dei quattro scozzesi, dove è ancora il romanticismo del tutto particolare del cantante Graham a farla da padrone ("You and I / will bury them all").  

I testi, vaghi e allusivi, si combinano perfettamente con il mood malinconico e cupo dell'opera, fra racconti di infanzie spezzate e nascondigli segreti, mentre un'aura di tristezza e rabbia aleggia per l'intera opera, potenziando ancora di più l'ottimo lavoro della precisa sezione ritmica di Orzel e Devine; si perdona così anche qualche passaggio meno convincente ("On the way to Bordeaux / You'll never have some honest fun") e qualche brano forse non all'altezza del resto come la conclusiva, spoglia "At the Burnside".

Insomma, se si chiedeva a questi ragazzi una conferma, è arrivata: e considerarli ancora alla stregua di una qualsiasi band del filone new-wave/shoegaze come dei Glasvegas qualsiasi, o peggio, sarebbe davvero fare un torto a loro e a questo "Forget the Night Ahead".

V Voti

Voto degli utenti: 7/10 in media su 5 voti.
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target 6/10
REBBY 5/10

C Commenti

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target (ha votato 6 questo disco) alle 12:27 del 13 novembre 2009 ha scritto:

E' chiaro che in Scozia si è formato un piccolo plotone di band sotto l'etichetta del gatto ciccione dotate di una fisionomia comune: oscurità post-punk riversate su muri chitarristici post-rock e melodie indurite dall'accento. I We Were Promised Jetpacks si tengono su livelli più (uhm) indie-rock, magari con qualche ammiccamento alla balera, mentre il Crepuscolo Triste resta più intruppato in nebbie shoegaze, lente e avvolgenti. Il disco parte bene ("I became a prostitute" e "Made to disappear", secondo me, le più riuscite), poi cala, con qualche riemersione qua e là. A me non esalta. Hanno una marcia in più perché sono più ambiziosi (anche questo disco, come l'altro, è un concept con una sua struttura e un suo svolgimento molto costruito), ma secondo me non vanno molto oltre il buon pezzo singolo. Su lunghe distanze sbracano. Bravo Marco, benritrovato!

REBBY (ha votato 5 questo disco) alle 9:39 del 24 novembre 2009 ha scritto:

Qui ero fiducioso più che altro perchè il Marco

"che corre" aveva dato più di 7, sino ad ora, solo

a dischi che mi eran piaciuti. Di questo album

invece salvo solo la più convenzionale (Interrupted), che forse proprio perchè meno

pretenziosa la sento più riuscita. Come Glasvegas

e We were promised jetpacks per me gruppo

"superfluo".

Alessandro Pascale (ha votato 8 questo disco) alle 10:52 del 27 novembre 2009 ha scritto:

dark-wave svolta in maniera sopraffina, tra sprazzi di shoegaze e post-rock. A me sono piaciuti, nonostante l'ovvia derivatività verso gruppi storici e meno storici. Disco bello potente e ispirato, 7,5 tendente verso l'alto