Ulan Bator
Soleils
Ancora un passo in avanti. Sempre in avanti. Sempre “avant”. Dopo la breve pausa riflessiva che ha portato alla realizzazione di ULAANBATAAR 1993-1998, una approfondita retrospettiva ricca di estratti live, inediti e versioni alternative, Amaury Cambuzat (leader/chitarrista e fondatore degli Ulan Bator) fa una nuova mossa per prendere ancora maggiore controllo sul proprio lavoro: fonda una label tutta sua, la Acid Dragon, e come primo atto pubblica un E.P. che a livello qualitativo vale quanto un nouvel album. In cinque brani si condensano (o almeno si cerca di farlo) le anime e gli umori degli ultimi due album (Nouvel Air del 2003 e Rodeo Massacre del 2005), con l’innesto di qualche nuove disposizione sonora: ogni pezzo sembra tuttavia muoversi in direzione differente dagli altri.
Ephemere risente probabilmente del passaggio di Cambuzat nella recente line-up dal vivo dei redivivi Faust, mostrandosi come un sussulto ritmico sul quale viene spalmato un fremente processo di acidificazione chitarristico e il canto si incastona come una ipnosi spiraleggiante. Più “canonicamente” distesa su corsi d’acqua post-rock, la suggestiva Airplane, arpeggiata ed evanescente, con rincorse verso il volo della chitarra elettrica. Un nuovo classico. L’atmosfera sospesa viene proseguita nella title-track che pare porsi come un crescendo minimale inondato di canzone d’autore appena un po’ tinta di psichedelia. L’energia sotterranea affiora in superficie con Univers, la batteria torna in evidenza e la chitarra si divide fra delicate ascendenze e poderose pennellate di colore. La chiusura è affidata al panorama nebbioso di Tabou: nebbia nel crepuscolo, chitarra acustica fra occhi chiusi e una veglia dei sensi. Solo il colpo di coda, dolente e nervoso, scuote la calma e l’atmosfera, ridestandoci bruscamente ad una realtà comunque intensa e degna di essere vissuta.
Gli Ulan Bator, che a fine 2010 pubblicheranno il nuovo full-lenght album (Tohu-Bohu), ci mitigano l’attesa con un campionario multiplo delle loro attuali identità. Magari il CD sarà diversissimo, non ci è dato saperlo. I motivi per continuarli a seguire, a partire da quella pietra miliare di Végetale (1998), non sono mai mancati. E, come Soleils dimostra, continuano ad essere validi.
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