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R Recensione

6,5/10

Fedora Saura

La Via della Salute

La conoscete la storia de “I vestiti nuovi dell’imperatore”? Probabilmente sì (e credo di averla già citata su queste pagine) ma ve la racconto lo stesso, così potete utilizzarla per far addormentare i vostri bambini insegnando loro qualcosa. Copio da Wikipedia, per evitare interpretazioni personali: “La fiaba parla di un imperatore vanitoso, completamente dedito alla cura del suo aspetto esteriore, e in particolare del suo abbigliamento. Un giorno due imbroglioni giunti in città spargono la voce di essere tessitori e di avere a disposizione un nuovo e formidabile tessuto, sottile, leggero e meraviglioso, con la peculiarità di risultare invisibile agli stolti e agli indegni. I cortigiani inviati dal re non riescono a vederlo; ma per non essere giudicati male, riferiscono all'imperatore lodando la magnificenza del tessuto. L'imperatore, convinto, si fa preparare dagli imbroglioni un abito. Quando questo gli viene consegnato, però, l'imperatore si rende conto di non essere neppure lui in grado di vedere alcunché; attribuendo la non visione del tessuto a una sua indegnità che egli certo conosce, e come i suoi cortigiani prima di lui, anch'egli decide di fingere e di mostrarsi estasiato per il lavoro dei tessitori. Col nuovo vestito sfila per le vie della città di fronte a una folla di cittadini i quali applaudono e lodano a gran voce l'eleganza del sovrano, pur non vedendo alcunché nemmeno essi e sentendosi essi segretamente colpevoli di inconfessate indegnità. L'incantesimo è spezzato da un bimbo che, sgranando gli occhi, grida con innocenza: "ma il re non ha niente addosso!"; da questa frase deriverà la famosa frase “Il Re è nudo”. Ciononostante, il sovrano continua imperterrito a sfilare come se nulla fosse successo”.

 

Ecco, ora non vorrei pretendere di essere io quel bambino, e soprattutto non voglio sospettare che questo quintetto svizzero voglia emulare le gesta dei sarti-imbroglioni. Quello che è certo che le note che accompagnano il secondo disco dei Fedora Saura mettono un po’ in soggezione: “Anti-cristianesimo e anti-capitalismo” (e vabbeh). “No-wave, jazz-core e prog” (e qui non ci sono problemi), “Nietzsche e Gaber” (in che senso?), "i CCCP e Carlo Michelstaedter" (ok basta, abbiamo capito). Invece continua: “I Fedora Saura hanno la stessa indole delle avanguardie europee del primo Novecento (…) tratteggiano il loro personalissimo tazebao filosofico e (im)morale (…) si fanno artefici di un nuovo piano quinquennale, questa volta di stampo niciano (…) restando protetti dall’ombra del loro sardonico patto di Gorizia

La reazione di un normale ascoltatore di musica come il sottoscritto è immediata: “Oddio, non sono all’altezza”. Come posso parlare di chitarra e basso di fronte a cotanta riflessiva consapevolezza filosofica? E invece – vi dirò – il Re non è nudo, basta solo riconoscere il particolare tessuto con il quale è stato abbigliato: Cccp e Gaber si diceva, ed effettivamente se avete digerito il cantato-declamatorio di Ferretti, e magari anche quelli di Emidio Clementi e Pierpaolo Capovilla, non avrete nessun problema a sopportare (perché personalmente ho dovuto sopportare) quello di Marko Miladinovic, autore dei testi e leader della band. E’ lui che conduce il quintetto ticinese nelle incursioni post-punk di “Peso/Mondo (della civiltà civetta)”, tra i coretti anni ’50 di “In verità vi dico” (non privi di una certa dissacrante ironia futurista) e nella splendida “Soma Pneumatico”, che prende l’”Emilia Paranoica” dei Cccp e la colora di tinte post-rock (oddio, ho scritto post-rock, mi uccideranno). Perché nelle sue asperità, “La via della Salute” è davvero un bel disco, capace di giocare con le filastrocche come faceva Fabrizio De Andrè (“La Natura”), di riadattare la narrazione di Giorgio Gaber in chiave jazz-core (“Tenete buoni quei cani”) e di non stancare neanche quando propone un pezzo di 17 minuti diviso in tre movimenti e intitolato “Ex Europa Samba I II III (Est Euroba Sampa Xigareta)".

Provateci, siete all’altezza.

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