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R Recensione

8/10

Crippled Black Phoenix

A Love Of Shared Disasters

Sono tre anni che Dominic Aitchison, bassista dei Mogwai, e Justin Greaves, ex batterista degli Electric Wizard, lavorano al progetto Crippled Black Phoenix. E se due personaggi di questo calibro trovano l’appoggio della Invada Records di Geoff Barrow dei Portishead… beh, allora c’è da aspettarsi qualcosa di quanto meno stuzzicante.

Il progetto è ambizioso: un’ora e sedici minuti di indie non è da tutti i giorni, 9 membri in una band alquanto eterogenea e … il risultato è davvero altissimo. Non c’è che dire: tanto contenuto e pochi fronzoli (se si esclude l’introduttivo “Lament Of The Nithered Mercenary”), nonostante la lunghezza dei brani, la proliferazione di strumenti di ieri e di oggi, le voci registrate e il ripetersi insistito di quei due accordi.

Ed è proprio come se le teste pensanti dei Crippled Black Phoenix ci volessero dire: “dateci due note e noi ve le riconsegneremo sotto forma di profonda soddisfazione”.

A Love Of Shared Disasters” è una vera opera indie, dalle armonie soffici e desolate, che si avvicina in punta dei piedi al passato (“Really, Howd It Get This Way?”, “Goodnight Europe”, “You Take The Devil Out Of Me”: floydiane soprattutto nella parte vocale), e silenziosa ritorna attualissima (“Suppose I Told The Truth?”, “When You’re Gone”), passando per un attimo da ciò che Justin Greaves e soci sono al di fuori di questo progetto (“The Whistler”). Bravissimi poi nel rendere la parte finale un dolce e lungo accompagnamento seducente (“Sharks And Storms / Blizzard Of Horned Cats”), apocalittico (“My Enemies I Fear Not”) e narrativo (“I’m Almost Home”).

Un disco che ha la capacità di traghettarti lontano, etereo, un tapis roulant senza una fine in cui è facile lasciarsi andare, diritto diritto… composizioni in continua crescita, sempre più leggere e sfuggevoli e senza tempo nel loro fondersi verso un’estasi progressiva, dalle influenze multiple sì, ma che si dissolvono velocemente in elaborazioni estremamente personali ed uniche.

Una delle migliori uscite di quest’anno.

Vogliamo ancora chiamarlo supergruppo? Ciò che conta è che quello che ne è uscito è un superdisco.

V Voti

Voto degli utenti: 7,2/10 in media su 10 voti.
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target 8/10
REBBY 6/10
gogol 5/10
gasmor 7/10
zzilla 8/10

C Commenti

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ozzy(d) (ha votato 8 questo disco) alle 8:32 del 16 maggio 2007 ha scritto:

seducente e poetico

Un lavoro decisamente mozzafiato, ideale colonna sonora se mai facessero un film su "the rime of the ancient mariner"...

target (ha votato 8 questo disco) alle 11:14 del 16 maggio 2007 ha scritto:

nordico

D'accordo con voi. Disco poetico e affascinante, da brume nordiche sul mare. Unico difetto, alcuni brani riempitivi un po' noiosi e troppo prolungati (Long cold summer, The whistler). Really, How'd it get this way e Sharks & Storms sulle altre. Notevoli anche dal vivo.

Marco_Biasio (ha votato 8 questo disco) alle 13:58 del 16 maggio 2007 ha scritto:

pareri discordanti

Ho sentito molte voci discordanti su questo lavoro... sono ancora dubbioso...

Marco_Biasio (ha votato 8 questo disco) alle 17:30 del 5 dicembre 2007 ha scritto:

E finalmente, dopo l'ascolto

posso dire che i detrattori non sono stati abbastanza detrattori per me. Questo è, come lo chiami tu, un signor disco. C'è quella doppietta iniziale, "The Lament Of The Nithered Mercenary" e "Really, How'd It Get This Way?" che mi fa andare in brodo di giuggiole. Cacofonia contro delicatezza. Stridori contro risacche marine. Tutto molto variegato. Bellissima anche "Sharks & Storms", molto marinaresca anch'essa. Ora, una domanda per Marco o per chi mi volesse rispondere: anche a voi non sembra che questo "A Love Of Shared Disaster" possa essere il commento musicale perfetto a "Il vecchio e il mare" di Ernest Hemingway?

target (ha votato 8 questo disco) alle 21:26 del 8 aprile 2013 ha scritto:

Riascoltato oggi, dopo molto tempo. Che discone splendido. Ciò che i Crippled sono diventati non mi entusiasma, e d'altronde ha poco a che fare con queste endtime ballads e con la loro introversione abissale da guardiano del faro. Roba scolpita, proprio. Dissi 8, ora direi 9. (E un saluto a Mala, su Sharks & Storms.)