Ronin
Lemming
Post rock allitaliana ? Non proprio. Rock strumentale melanconico, colonna sonora per film mai girati piuttosto. Circolarità di fondo ma mai algida, non math rock ma post dellanima, forse. Questo e molto altro è il secondo disco dei Ronin, Lemming, titoli (quasi sempre) italiani ma animo cosmopolita, passo strascicato ma mai narcotico, spirito melodrammatico ma non lamentoso.
Liniziale I Pescatori Non Sono Tornati è una dichiarazione dintenti, un antipasto eloquente, anche se non esaustivo, di ciò che ci attende nel disco: a metà strada tra la sabbia del deserto del Messico dei Calexico, le terse atmosfere Morriconiane e le acque scure e immobili dei Dirty Three. Sono i tre nomi che più spesso si affacceranno alla mente durante lascolto del disco, seppur riletti attraverso una sensibilità tutta italiana per melodie stracciacuori. Nel senso migliore del termine.
Consumato latto dello scongelamento, il gruppo comincia a mescolare le carte in tavola, concedendosi alla calda bossa meticcia de La Banda, passando per le oscure stanze disadorne di Mantra Infernale, e affidandosi poi nella ballata Il Galeone allincerto italiano di Amy Denio per uno dei due soli pezzi cantati del disco. Con Portland si ritorna a parlare lidioma musicale mariachi, in odor di Messico e di Calexico, con You Need It, Then It Comes si vola al picco emozionale del disco: un testo surreale, (scritto da due Cerberus Shoal) giunge di tanto in tanto ad increspare un mantra minimale e commovente, rilettura col cuore in frantumi degli Slint più eterei.
A stemperare la gravità degli animi giunge poi il world beat virato exotica de lEtiope, spezie africane in un disco pieno di colori e suggestioni.
Chiudono lintenso post rock di Mar Morto e la depressa titletrack, congedo struggente per un disco illuminato da un animo umbratile e fosco, ennesima prova di vitalità per una non scena, quella italiana, che non sta smettendo di stupirci, disco su disco.
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