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R Recensione

8/10

Low

C'mon

In un mondo in cui i capi di Stato bombardano i propri paesi, i primi cittadini truffano gli altri cittadini, gli imputati condannano i giudici e gli eletti dal popolo si offrono per denaro come puttane di strada, la notizia migliore che si possa leggere (su giornali che non danno notizie, ma comunicati) è il ritorno al passato. Non è nostalgia, non è neanche retorica, ma se non è vero che “si stava meglio quando si stava peggio” sicuramente “si stava meglio quando si stava meglio”. Quando ognuno faceva – in maniera prevedibile e scontata – quello che ci si aspettava facesse: il genitore non induceva le figlie alla prostituzione, il giornalista raccontava le notizie e non le creava, un dittatore era un dittatore, una legge era legge. In un mondo così libero da poter negare tutto, anche la libertà stessa, in cui tutto è ma può non essere, in cui 2 + 2 fa sempre 4 ma si può anche non essere d'accordo; c'è voglia di Restaurazione, c'è voglia di recuperare la vecchia nomenclatura, di mettere in discussione alcuni cambiamenti quando non il concetto stesso di cambiamento.  

Poi – certo – abbiamo goduto e gioito del cambiamento “rock” dei Low di “The Great Destroyer” (2005) e anche della svolta “elettronica” di “Drums and Guns” (2007). Così, dopo una lunga carriera tracciata in crescendo sui binari slowcore (Alan Sparhawk ci perdonerà) e culminata con l'estasi sublime di “Trust”, il trio del Minnesota aveva provato ad aggiungere (quintali di) chitarre nel 2005 per poi toglierle del tutto nel 2007. Scelte forti, coraggiose, che lasciavano aperto ogni scenario per questo atteso ritorno 2011. Invece, gli sposi più intonati del mondo (perchè questi due hanno una famiglia, e scrivono canzoni mentre lavano i piatti o potano le rose in giardino, e fa un certo effetto immaginarli cantare “happy birthday to you” durante le feste di compleanno dei figli...) tornano sui loro passi, abbandonano dichiaratamente ogni velleità innovatrice e danno fondo a quel patrimonio di intensità melodica che è il tratto distintivo di un'intera carriera (la loro) e di un intero genere musicale (tutti gli altri).  

I Low tornano a casa, a Duluth, nella chiesa sconsacrata già utilizzata per le registrazioni di “Trust”, ed è proprio a quel disco che si possono ricondurre le coordinate sonore di questo “C'Mon”. Due flashback diretti e immediati: gli accordi di “You see everything” (che richiamano “Last stownstorm of the year” in versione meno tesa e – si fa per dire – più solare) e l’irresistibile andamento chiesastico di “Nightingale” (splendido gospel a luci soffuse molto simile ad “Amazing grace”, brano di apertura di “Trust”). Tutto il disco gioca su questo ritorno al passato, che più che remoto è prossimo: non è un ritorno ai silenzi devastanti di “Long Division” o “I Could Live in Hope”, quanto una rielaborazione in chiave “aperta” (vogliamo dire “pop”?) di “Trust” e “Things We Lost in the Fire”.  

Sognante, primaverile e “pop” è l’apertura affidata al singolo “Try to sleep”, ninna nanna campestre dolcemente adagiata su uno xilofono che sembra preso dalla “domenica mattina” dei Velvet Underground; altrettanto primaverile è la chiusura acustica “Something turning over”, qualcosa di molto vicino a quella che dev’essere una delle sessions casalinghe di Alan Sparhawk e Mimi Parker.  

Nel mezzo, si muovono momenti di tormentata tensione immancabili per chi conosce i canoni della band: il crescendo acustico della già citata “You see everything”, il gospel profondamente devoto di “Done” e la richiesta d’amore disperata di “$20” (“My love is for free/my love”) sono perfettamente inseribili tra gli standards ormai consolidati a marchio Low. A volte il richiamo è al passato ancora più prossimo: le chitarre “Neil Young” di “Witches” (impreziosita dal banjo di Dave Carroll e dalla lap-steel di Nels Cline dei Wilco), e il boato finale di “Majesty/Magic” rimandano direttamente a “The Great Destroyer”; ma alla fine ci si deve semplicemente arrendere all’evidenza, alla forza emotiva di una band unica nel tessere trame semplici ma al tempo stesso maestose (“Especially Me”), una band composta da persone semplici che – senza retorica - amano il mondo. Un mondo in cui i Low fanno i Low.

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Voto degli utenti: 7,5/10 in media su 25 voti.

C Commenti

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4AS (ha votato 8 questo disco) alle 16:43 del 25 marzo 2011 ha scritto:

Già la recensione? Ma non esce il 12 aprile? Cmq me lo procuro al più presto, di loro ho "I Could Live In Hope" e Trust", 2 dischi magnifici.

fabfabfab, autore, alle 17:20 del 25 marzo 2011 ha scritto:

L'uscita era prevista per il primo aprile, poi è stata rinviata al 12...

bargeld (ha votato 7 questo disco) alle 18:46 del 25 marzo 2011 ha scritto:

Recensione spettacolare davvero, Fab! Torno più avanti per il voto.

fabfabfab, autore, alle 19:45 del 25 marzo 2011 ha scritto:

RE:

Onorato.

gull (ha votato 8 questo disco) alle 15:48 del 28 marzo 2011 ha scritto:

Sorpreso non poco da questo "ritorno a casa"!

Forse non è sempre necessariamente importante cosa si fa (o cosa si rifà!), ma come lo si fa.

A me i Low piacciono moltissimo in questa veste classica.

Poi le canzoni sono bellissime.

Nightingale, Especially me, $20, Majesty/magic, e via via le altre.

Grande fabfabfabfabfabfab (un giorno devi raccogliere tutte le introduzioni delle tue recensioni e farne qualcosa, sono uno spasso!). P.s. ma perché su fb non siamo più amici?

fabfabfab, autore, alle 18:10 del 28 marzo 2011 ha scritto:

RE:

??

NathanAdler77 (ha votato 7 questo disco) alle 18:30 del 28 marzo 2011 ha scritto:

Something's Turning Over

I Low sono gli Ac\Dc dello slow-core (scrivono sempre la stessa canzone, ma lo fanno bene)...

Seriamente, le prime cinque tracce davvero ispirate ("You See Everything" la migliore, un sognante gospel dell'anima), il resto mi sembra un ritorno alle atmosfere di "Trust" un po' stanco: una minestra riscaldata che non mi convince. Voto 6,5.

fabfabfab, autore, alle 12:57 del 9 aprile 2011 ha scritto:

Si trova "in giro" un Ep con cinque canzoni in versione acustica. Bellissimo, sembrano davvero i Low di 15 anni fa...

NathanAdler77 (ha votato 7 questo disco) alle 21:51 del primo maggio 2011 ha scritto:

Mmmm, troppo avaro fui con Alan Sparhawk e signora! E' un bel 7 pieno, forse il lavoro dei Low più melodicamente arioso. Pregevole "Nightingale", una ballad notturna che sembra uscita fuori dalla Roadhouse di "Twin Peaks".

swansong (ha votato 8 questo disco) alle 9:54 del 2 maggio 2011 ha scritto:

Perdonatemi l'ossimoro...

Passo in avanti siderale rispetto al precedente, pessimo, Drums and Guns..(in realtà, graditissimo ritorno al passato!)

skyreader (ha votato 6 questo disco) alle 16:25 del 2 maggio 2011 ha scritto:

Drums & Guns!

Swan, non sono assolutamente d'accordo... Io ho amato moltissimo la svolta di "Drums & Guns", mentre invece mi pare proprio un disco minore. Per me i Low importanti sono quelli più "strani", mettiamola così. Adoro "Trust", adoro "Things We Lodt in The Fire", "Secret Name". Quelli più tipicamente low-fi, fatti di crepuscolare psichedelia, soffice soffice, non possono stare al passo, almeno per la mia sensibilità, per i miei gusti, con la bellezza dei titoli citati. "Drums & Guns" con i suoi rumori e con i suoi fantasmi, con le sue percussioni anche elettroniche, veramente mi faceva gioire. Cosa che, per ora, non fa proprio questo nuovo lavoro.

swansong (ha votato 8 questo disco) alle 17:29 del 2 maggio 2011 ha scritto:

RE: Drums & Guns!

Stefano, che vuoi che ti dica...a me D&G (!?!, ma guarda un po'..) proprio non mi è piaciuto, per tutti i motivi che, sinteticamente, ho cercato di indicare in commento allo stesso. Questo ultimo, invece, senza gridare al capolavoro, mi pare un ottimo disco e la sola "Especially Me", per esempio, si mangia in un sol boccone tutto il lavoro precedente...

4AS (ha votato 8 questo disco) alle 19:47 del 3 maggio 2011 ha scritto:

Sarebbe bello se RollingStone dedicasse qualche pagina in più ai Low (band che gira dai tempi del grunge e che meriterebbe più attenzione) invece delle solite menate tipo Strokes, Foo Fighters e R. (meglio non pronunciare più quel nome, farò come il Fatto Quotidiano quando parla di B.). Per fortuna c'è Storiadellamusica (e fabfabfab). Il disco mi è piaciuto, prima parte più ariosa e movimentata (Try to sleep mette addirittura di buon umore), mentre nella seconda parte riemergono i "vecchi" Low, con qualche autoplagio (Nightingale ha una partenza da brivido, però il ritornello è troppo simile a Amazing grace). Da notare come continuino a costruire splendide litanie dai toni dimessi, di una semplicità disarmante (come il crescendo di Nothing But Heart, in cui viene ripetuto all'infinito lo stesso verso) ma sempre struggenti. Promossi anche stavolta, voto 7,5 ma arrotondo a 8 per la carriera: c'è gente che c'è arrivata zoppa al 2011 (vedi R.) ma, come si dice, è già un'impresa arrivarci...

rdegioann452 (ha votato 9 questo disco) alle 16:16 del 4 maggio 2011 ha scritto:

4AS

scusa ma gli "R" chi sarebbero?

rdegioann452 (ha votato 9 questo disco) alle 16:19 del 4 maggio 2011 ha scritto:

4AS

scusa ancora, ma a scoppio ritardato presumo si tratti dei radiohead (comunque di un'altra pasta).

REBBY (ha votato 7 questo disco) alle 8:49 del 16 maggio 2011 ha scritto:

Band in controtendenza, mentre tutti o quasi ricorrono all'elettronica, loro la abbandonano. L'hanno già detto tutti, in questo album c'è meno innovazione, sicuramente, e dal punto di vista storico esso avrà, probabilmente, meno valore dei precedenti, ma è pieno di belle canzoni (con quelle due voci fan poca fatica eh) e quindi non resta che ... ascoltarle. Try to sleep, You see everything ed Especially me, dopo i primi ascolti, mi sembran le più "commoventi", quindi anch'io, al momento, preferisco la prima facciata.

stefabeca666 (ha votato 8 questo disco) alle 12:12 del 24 maggio 2011 ha scritto:

discone!

varlem (ha votato 8 questo disco) alle 23:36 del 23 novembre 2011 ha scritto:

caldo..la luna e il mare...in sottofondo "nothing but heart".Parte graffiando,si placa e cresce. Se sei un pochino giù poi... ti spezza "nothing but heart".

Dolciastro? melenso? ogni tanto ci vuole.

Filippo Maradei (ha votato 8 questo disco) alle 11:26 del 15 aprile 2012 ha scritto:

Invecchiano alla grande, loro. Proprio un bell'album.