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R Recensione

7,5/10

Colombre

Pulviscolo

I cantautori italiani hanno rotto i coglioni”. Lo abbiamo sentito dire spesso, anche se con formule modificate (“I cantautori italiani hanno rotto le palle”), edulcorate (“Il cantautorato italiano è ripetitivo”) e tautologiche (“Sì ma vuoi mettere De André”). La realtà, probabilmente, è ben altra: il cantautorato italiano ha vinto, ha sfondato il muro tra la cameretta e i palazzetti dello sport, è approdato su Radio Deejay e ha rischiato di vincere il festival di Sanremo. E se la nenia “sì ma De Gregori, Bennato, Guccini...” continua ad avere un fondo di verità, è solo perchè “di là”, banalmente, non c'è un nuovo Bob Dylan. Siamo al cantautorato di seconda generazione, i cui protagonisti hanno da un lato digerito la fascinazione per gli Stati Uniti e la beat generation, dall'altro superato lo spauracchio del mainstream italiano. 

E allora ben vengano gli arrangiamenti, i suoni curati, il ripudio delle forzature lo-fi e il ritorno alla melodia. Ben vengano le stratificazioni tipiche di IOSONOUNCANE, ospite in un capolavoro intitolato “Blatte”, ovvero la storia di un amicizia tradita che è tutto un rincorrersi di vocalità soul bianche e nere, di classicità e modernità, come se i Funkadelic rifacessero un brano di Mina. E lo stesso sapore dell'Italia che fu si avverte nella delicatezza sofisticata di “Pulviscolo” che ha richiami alla vocalità di Ornella Vanoni sebbene sia di fatto un pezzo pop. Sempre dallo stesso luogo (l'Italia) e dallo stesso periodo (quello dorato a cavallo tra i '60 e i '70) arrivano le velleità sperimentali di “Fuoritempo”, dritta fino al fuoritempo finale, il funk innamorato di “Dimmi Tu” (a metà tra i Daft Punk e Alan Sorrenti, quindi perfettamente a metà), il folk purissimo di “Sveglia”. È il Lucio Battisti avanguardista a venir fuori sulla lunga distanza, forse l'eredità più longeva del periodo migliore della canzone italiana, raccolta da un disco che non ha paura di subire confronti ingombranti e da un autore che non ha timore di esporsi, riuscendo a coniugare semplicità espressiva e profondità musicale come pochi altri.

Un disco bello, insomma. Di tutto il resto, caro Colombre, “fregatene, fregatene, fregatevene, come una volta”.

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Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 1 voto.
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C Commenti

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woodjack alle 14:12 del 6 marzo 2017 ha scritto:

Blatte è davvero bella! disco da ascoltare... "Sì ma vuoi mettere De Andrè" è una realtà dura a morire, contro cui ci siamo scontrati tutti. Personalmente amo molto i cantautori a partire dalla generazione post-77 (i vari Graziani, Finardi, Giurato, Battiato, Ruggeri, Carella, Concato ecc per intenderci) fino a quelli di oggi... se ci sono autori che non sopporto sono proprio quelli della sacra trinità "De Andrè / De Gregori / Guccini", sono sempre stato in minoranza

"E' il Lucio Battisti "avanguardista" a venir fuori sulla lunga distanza, forse l'eredità più longeva del periodo migliore della canzone italiana" >>> già!

zagor alle 18:53 del 6 marzo 2017 ha scritto:

Rihanna > De Andrè? battute a parte, credo che Tenco sia l'archetipo del cantautore italiano assieme al genovese, piu' che i due barbuti&impegnati con la G. Concordo su Battisti e bella segnalazione di Fabio.

fabfabfab, autore, alle 19:22 del 6 marzo 2017 ha scritto:

Rihanna?

Lieto che stia piacendo

P.S.: esce il 17 Marzo, forse ho anticipato un po' troppo.

zagor alle 19:25 del 6 marzo 2017 ha scritto:

ahahah no, era solo una battuta sulla passione mainstream di woodjack, si scherza

woodjack alle 12:17 del 7 marzo 2017 ha scritto:

Rihanna > De Andrè? beh potendo scegliere... tra i cantautori pre-ottantini i miei due miti sono Sergio Endrigo per gli anni '60 e Piero Ciampi per gli anni '70. In fondo sono indie-snob pure io

Marco_Biasio (ha votato 6,5 questo disco) alle 11:49 del 22 marzo 2017 ha scritto:

Effettivamente anche a me, ormai, i cantautori... poi questo è del giro di Maria Antonietta, quindi prurito triplo. Vedo però che tra lui e Giorgio Poi è un fioccare di votoni a destra e a manca. Li proverò entrambi. Grande Fab.

Marco_Biasio (ha votato 6,5 questo disco) alle 14:17 del 25 marzo 2017 ha scritto:

Pulviscolo e Blatte (specialmente la prima) sono un gran bel sentire. A questo punto approfondirò senza alcun ulteriore indugio.

Marco_Biasio (ha votato 6,5 questo disco) alle 14:24 del primo luglio 2017 ha scritto:

Ha perfettamente senso che il disco si esaurisca su una distanza così breve, perché, a mio modo di vedere, già la sua seconda metà (quindi, per capirci, quella che va da Dimmi Tu in poi) mostra il fiato corto. Un peccato, francamente, perché dalla titletrack a Tso è un'insperata colata d'oro puro. Nel genere Giorgio Poi - sebbene con evidenti limiti d'altro tipo - ha fatto un lavoro migliore. La mia preferita è Fuoritempo.

FrancescoB alle 9:30 del 2 luglio 2017 ha scritto:

Dato che il Fab apprezza, voglio concedere una chance. A me il cantautorato italiano contemporaneo dice davvero poco (IOSONOUNCANE rappresenta una felice eccezione), ma forse è solo perché sono un vecchio barbone che ama Claudio Lolli e che trova generici ai limiti della trasparenza tutti questi sovrani del "ho la mia torta e me la mangio"

Robinist alle 20:31 del 2 luglio 2017 ha scritto:

Sono un giovane e acerbo appassionato di musica ma sono totalmente d'accordo con te tranquillo! Questo disco mi è piaciuto.