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R Recensione

7/10

Etta Scollo

Cuoresenza

Questo non è un semplice disco di cover, ma un disco di cuore. Questo non è solo un disco che parla d’amore, ma anche un atto d’amore verso alcune delle più belle canzoni sull’amore, e verso gli artisti che questi brani hanno scritto e interpretato. Questo è anche un atto coraggioso, perché è certo operazione coraggiosa confrontarsi con un repertorio così alto, ma Etta Scollo è abituata alle sfide difficili se non impossibili. Tra i suoi ultimi lavori trovano posto infatti un cd che ha fatto rivivere in maniera splendida il repertorio della grande interprete popolare siciliana Rosa Balistreri, Canta Ro', e uno dedicato alle poesie arabo siciliane del periodo tra il IX e il XII secolo, Il fiore splendente.

Etta Scollo, cuore e radici siciliane e cultura mitteleuropea (vive in Germania, dopo aver studiato canto e jazz a Vienna), è un’artista eclettica, che sfugge alle catalogazioni, dotata di una grande voce e di una altrettanto notevole sensibilità artistica. Caratteristiche che risaltano una volta di più in questo suo nuovo disco, nel modo in cui si avvicina a capolavori della canzone italiana con profondo rispetto ma senza paura di farli propri.

Se telefonando, uno dei classici del repertorio di Mina (su musica di Morricone) riletta in maniera fedele e colorata da suoni sixtyes e una bella orchestrazione, è una sfida coraggiosa e vinta, così come è un’altra sfida coraggiosa cimentarsi con i testi e la voce di Fabrizio De André in Canzone dell'amore perduto. Qui Etta sceglie di volare verso le note acute, dove invece Fabrizio toccava il cuore con la sua voce calda e profonda. E che dire de La cura, definita da molti una delle più belle canzoni d’amore italiane, un capolavoro (mentre l’autore Franco Battiato l’ha definita più o meno una piccola cosa da niente): un intro solo voce e piano, una voce che vola alta sulle note, un grande arrangiamento, e parole che toccano nel profondo.

C’è anche un lato più comico o surreale, con Sopra i vetri (Enzo Jannacci – Dario Fò) che qui diventa una ballad slow dai toni jazz, con La donna riccia un famoso brano di Domenico Modugno con un riuscito accompagnamento da street folk band (ukulele, tromba, tuba) e con Lo scapolo (Paolo Conte) che diventa un brano quasi folk.

Nina ti te ricordi (di Gualtiero Bertelli e Giovanna Marini, due padri della canzone popolare italiana) è ancora una scelta coraggiosa e soprattutto non scontata: voce folk, chitarra acustica, fisarmonica, contrabbasso e batteria, ci portano in un valzer folk cantato con grande rispetto e sentimento, e un testo che pare scritto oggi (amarsi non è un peccato, ma oggi è un lusso di pochi, e intanto tu Nina aspetti, e io son disoccupato).

L’anima mitteleuropea della Scollo si fa strada in Der Novak, un brano in tedesco che si direbbe alla Tom Waits, se non fosse che lo stesso Waits deve molto a queste atmosfere che riportano alla Germania di Weil e Brecht. La chitarra baritono pennella, il theremin contrappunta e la voce di Etta Scollo dà il meglio di se.

E alla fine, quello che stupisce e colpisce sempre nei lavori di Etta Scollo è proprio la sua voce, che in Io ti amo gioca con l’orchestra per trasformare una poesia di Stefano Benni in una canzone che è quasi un’aria da opera, e che conquista definitivamente in Cuoresenza (brano autografo) che è il senso vero di questo lavoro, accompagnata solo dalle percussioni e dal coro, un pezzo convincente e coinvolgente, e Dinuovoedinuovo (testo splendido, da una poesia di Martha Carrozzo).

Un lavoro di caratura internazionale (nel libretto ci sono i testi tradotti in quattro lingue), e un’artista a suo modo unica nel panorama della musica italiana, che sa passare dal folk al contemporaneo, dal rock al jazz, dalla canzone d’autore alla musica classica, con competenza e cultura.

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