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R Recensione

7/10

Gian Piero Alloisio

Ogni Vita È Grande

Gian Piero Alloisio è sicuramente uno dei più importanti cantautori italiani. Lo dimostra, oltre alla sua carriera prima con l’Assemblea Musicale Teatrale e poi in vesta da solista, la serie di colleghi con cui ha collaborato nel corso degli anni e che hanno portato al successo le sue canzoni, da Francesco Guccini a Giorgio Gaber, con cui ha lavorato per oltre dieci anni alla creazione di quello che poi venne chiamato il Teatro Canzone, formula che lo stesso Gaber ideò per uno spettacolo di Alloisio.

La sua ultima creazione teatrale è lo spettacolo L'eco di Umberto – La musica infinita del Maestro Bindi, nato da un lavoro di recupero del patrimonio artistico Umberto Bindi, spettacolo in cui ripercorre la vita di quello che è stato uno dei primi grandi cantautori italiani, nonché uno dei primi ad essere emarginato dallo show businnes.     

Da quello spettacolo nasce il disco Ogni Vita È Grande, in cui troviamo, oltre a quattro inediti di Bindi, alcuni dei brani più belli composti negli anni da Alloisio. I brani che spiccano per intensità sono proprio i due dedicati a Bindi: l’omonimo Ogni vita è grande, solo voce e piano, per un testo splendido e un’interpretazione davvero sentita, e L'eco di Umberto, scritto in ricordo di un cantautore troppo geniale per arrendersi al mercato, in un paese dove non c’è posto per gli artisti, dove la musica è solo un’immagine in tv, quest’epoca in cui molti desiderano apparire senza saper fare nulla. In questo brano Alloisio ci rende partecipi delle emozioni provate ascoltando quei vecchi nastri rimasti sepolti per anni, e rende giustizia ad uno dei veri grandi della musica italiana, riportando alla luce una grande storia che sta tutta in poche parole: un musicista conosce il successo internazionale ma, a causa del suo orientamento sessuale, viene emarginato dallo star system. Però continua scrivere e si registra, in casa, con un vecchio mangianastri e un pianoforte sempre più scordato, per tantissimi giorni con immutato talento (Gian Piero Alloisio).

Tra i quattro inediti, davvero splendido è La luce in un canto, solo voce e pianoforte, un brano di vera poesia, lirico e profondo, che potrebbe far pensare quasi ad un testamento artistico. Non da meno è Passa (testo di Alloisio su musica di Bindi), che con il suo andamento allegro sembra un brano in tipico stile Alloisio, con l’ironia leggera che colpisce tra le righe la realtà che ci circonda. Perfettamente riusciti anche gli altri due inediti su musiche di Bindi, La parte migliore (testo dello scrittore Maurizio Maggiani) e Il Paese delle cose che non sono, un brano dall’andatura da rock ballad, con uno splendido testo di Alloisio sulla precarietà e la mancanza di un futuro certo per le nuove generazioni.

Tema che torna esplicitamente in Non c’è lavoro, un cantato talking su una base funky swing, per un testo in cui si parla del lavoro che non c’è, e quando c’è è interinale e precario. E comunque l’autore vede un raggio di speranza nel finale, quando la coppia protagonista decide comunque di avere un figlio, e quindi di avere fiducia e speranza nel futuro. La penna di Alloisio diventa tagliente in Italia, ti vorrei salvare, un testo splendido con un arrangiamento minimale, che fotografa alla perfezione in maniera crudele ma non retorica il nostro paese, un paese di razzisti, xenofobi, qualunquisti, morti sul lavoro e schiavi del mercato, e soprattutto senza una visione condivisa che dia un senso all’esistenza.

Per quel che riguarda il repertorio storico, Alloisio va a riscoprire due classici: la famosa Venezia portata al successo da Guccini, qui in una versione più riflessiva e meno rabbiosa di quella del collega emiliano, e la sempre divertentissima La strana famiglia, scritta all’epoca con Gaber e la Colli, e ora rivista alla luce dei nuovi format televisivi (Grande Fratello, Amici e compagnia), ma il finale resta desolatamente lo stesso: la visione televisiva di un paese dove si specula allegramente sulle disgrazie della gente.

Il dramma della tossicodipendenza è trattato con leggerezza e ironia in un altro brano del repertorio passato, King, e nel suo risvolto più intimo in Senza, dove al centro c’è la battaglia contro se stessi. Non manca un ricordo degli eventi del G8 a Genova nel 2001. Su quelle manifestazioni nel corso di questi anni sono state scritte molte canzoni,  ma questa Canzone per Carlo (scritta nel 2002) è senza dubbio una delle più riuscite, scritta con quel tocco delicato e per nulla retorico che è la cifra stilistica di Gian Piero Alloisio.

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