Matt Elliott
Failed Songs
Parlare di Matt Elliott costituisce sempre una buona occasione per ripercorrerne la tormentata evoluzione musicale, dall'elettronica "pensante" dei Third Eye Foundation al cantautorato "pesante" (emotivamente) degli album solisti. Nel mezzo, il sublime "The Mess We Made" (2003), "l'album di transizione più bello della storia" (auto-cit.) e la trilogia francese delle "canzoni" - "Drinking Songs" (2005), "Failing Songs" (2006) e "Howling Songs" (2008).
"Failed Songs" è poco più di un bonus-cd, gentile omaggio di Elliott a coloro i quali abbiano deciso di colmare le proprie lacune acquistando in blocco il cofanetto "Songs", che racchiude i tre dischi precedenti e conclude il ciclo delle "canzoni" (sembra confermata l'intenzione di Elliott di recuperare il vecchio monicker Third Eye Foundation).
Niente di nuovo, dunque, per chi ha già avuto modo di conoscere (e probabilmente apprezzare) queste canzoni (ubriache, fallite ...) fatte di batterie spazzolate, corde pizzicate, voci soffuse e archi lontani. In questi sette outtakes ci sono quasi tutti quegli elementi germogliati in alcuni brani di "The Mess We Made" ("Forty Days", "Cotard's Syndrome"...) e successivamente sviluppati, replicati e codificati nella "trilogia".
Va detto che solo uno come Matt Elliott riesce a regalare due perle assolute in un mini album di "scarti di produzione": la prima è "South Canadian Sea", cantata e insolitamente dotata di un ritmo vivace (interpretate il senso di questo termine secondo le coordinate sonore di Elliott) squarciato da un lavoro "sporco" di chitarra e basso. La seconda è "Song To A Child", bozzetto acustico elegantemente funereo. Intorno, altri passaggi cantati ("Mellow", condotta da una splendida batteria morbidamente "jazzy") e le solite malinconie assortite (la Tierseniana "Melange" e la monolitica "Lament").
Un fallimento drammatico, decadente e doloroso. Ma dal futuro brillante...
Tweet