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R Recensione

7/10

Olden

Sono andato a letto presto

E’ uscito il 20 novembre il secondo album del cantautore perugino (ma residente a Barcellona) Olden. Un nome d’arte, questo scelto da Davide Sellari, che non può non evocare la letteratura americana, in particolare il Salinger de Il Giovane Holden. Il titolo del disco invece richiama immediatamente una frase cult della storia del cinema. Tratta dal film C'era una volta in America, è infatti la risposta che David "Noodles" Aaronson (Robert De Niro) dà a Fat Moe (Mike Monetti) quando questi gli chiede “Che hai fatto in tutti questi anni?” Il capolavoro di Sergio Leone deve aver colpito molto il cantautore perugino, tanto da dedicargli, oltre al titolo del lavoro, anche un brano, uno dei più riusciti del disco, Senatore Bailey, un brano dalla grande melodia, in cui Olden racconta in maniera davvero splendida e poetica una delle (tante) scene topiche del film.    

Ma oltre a letteratura e cinema, i riferimenti che spiccano in maniera più evidente nel disco sono quelli alla grande canzone d’autore italiana, quella che ha fatto la storia del genere tra gli anni ’60 e gli anni’ 80. Evidente il richiamo a Fabrizio de André nella lenta ballata Febbraio, così come non può non far pensare al miglior Francesco De Gregori un brano come Perla Nera,  con il suo ritmo sostenuto da fisarmonica e chitarra (ospite Juan Carlos "Flaco" Biondini, chitarrista storico della band di Guccini), un brano perfettamente riuscito, cantato con una voce bella e davvero convincente. E proprio la voce è uno dei punti di forza di questo lavoro, sempre pulita, personale, matura, come nella intimista Un gioco, un brano che a tratti ricorda  Giorgio Gaber.

Notevole anche la qualità della scrittura dei testi, molto poetici, come nel lento Perugia, o carichi di ironia, come in Un successone, una ballad dal testo sarcastico e pungente su alcune figure “professionali” (il prete, il banchiere, il parlamentare), ma anche con un pizzico di ironia sul mondo dello spettacolo (il discografico, il manager). Olden dimostra una capacità compositiva non comune per un artista solo al secondo album, passando con assoluta facilità dal quasi pop di Bonnie alla ballad lenta e intimista di Poi, per arrivare ad un altro dei vertici del disco, La casa che non c'è, un lento sostenuto dal piano e dal violino di Sergio Reggioli (violinista dei Nomadi) che ci racconta l’atrocità della guerra senza essere didascalico, e senza mai neanche citare la parola “guerra”, in cui la voce si dispiega potente nel finale.    

A fare da corollario alle suddette doti del cantautore perugino, una band all’altezza del compito, che colora i brani con interventi puntuali, sostenendo la bella voce del cantautore, peraltro sempre in primissimo piano. Ti sei mai chiesto è punteggiato dalla bella fisarmonica di Riccardo Maccabruni e dalla tromba di Antonello Migliosi, che ritroviamo in evidenza insieme al pianoforte di Marcello Lupoi nel finale del lento Anche un saluto. Completano la formazione Lorenzo Sementilli alle chitarre, Francesco Miceli alla batteria e Carlo Bianconi.

Sono andato a letto presto è il disco di un cantautore maturo, dalla voce splendida e sicura, che racconta storie nate da incontri più o meno casuali, quegli incontri che a volte ci cambiano la vita, in cui ognuno di noi può riconoscersi, con una capacità di scrittura notevole.

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